Niccolò De Vico: “Trovate la vostra passione, qualcosa che vi dia emozioni forti”
16 Gennaio 2023Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un cestista di lungo corso: Niccolò De Vico
I primi passi con la palla a spicchi alla Forti e Liberi Monza, una delle società più storiche d’Italia, da lì a 15 anni è andato a Biella sotto la guida di Federico danna, 4 finali nazionali giovanili e ha partecipato con la nazionale a tutti gli europei giovanili. Esordio in seria A con Biella a 15 anni poi tanta panchina come giovane. A 18 anni sempre con Biella inizia a giocare seriamente con la prima squadra, 4 anni di A2 vincendo una coppa italia, poi 2 stagioni a Reggio Emilia in serie A, partecipando all’Eurocup il primo anno. Poi un anno a Cremona, uno a Varese, e questa è la sua seconda stagione a Torino.
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Durante il primo lockdown giocavo e vivevo a cremona, proprio dietro l’ospedale, quindi è stato pesantissimo vivere in prima persona la crisi sanitaria e sono stato tra i primi probabilmente ad entrare in contatto con il COVID. Siamo stati chiusi in casa per mesi con le forze dell’ordine che intimavano di non uscire di casa se non per prime necessità. A livello sportivo sono stati due anni difficili e tristi perché per le norme emanate da parte del governo, quell’anno è stato sospeso il campionato e poi abbiamo giocato praticamente due stagioni a porte chiuse. Facciamo uno Dei lavori più belli del mondo, dove la cosa che ti dà più soddisfazioni è il pubblico, quindi giocare per due stagioni a porte chiuse, senza spettatori sugli spalti e stato davvero triste e pesante.
Non ho mai avuto troppa paura del contagio, però c era preoccupazione per le persone a me care magari più deboli e più anziane di me e quindi ho sempre cercato di vivere con il massimo rispetto delle regole e delle Restrizioni sanitarie che venivano imposte.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Come dicevo è stato pesante per il mio sport come per tanti altri e quel campionato dove giocavo a Cremona è stato sospeso a metà anno, in una stagione dove stavamo andando anche particolarmente bene e poi per un’altra stagione e mezza abbiamo giocato a porte chiuse, questo è stato deleterio sia a livello economico per le società sia a livello morale per noi atleti. Anche quest’ultimo anno è stato comunque difficile perché il far avvicinare di nuovo il pubblico e la gente nei palazzetti non è così semplice e anche la crisi economica non ha aiutato. Adesso è la prima stagione in cui finalmente si rivede il pubblico sugli spalti con entusiasmo e con la sicurezza che c era prima.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Ho cominciato a giocare a basket grazie a mio padre che allenava nella mia città. Mi ha trasmesso lui la passione per la pallacanestro e a 15 anni, grazie alla spinta e la fiducia dei miei genitori sono riuscito ad andare via di casa. Sono andato a biella, all’epoca uno dei settori giovanili più importanti d’Italia, per provare a costruire il mio sogno e far della mia passione il mio lavoro.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Ovviamente senza forza di volontà non si va da nessuna parte, ci sono momenti difficili, si riesce a superarli ad andare avanti solamente grazie, alla forza mentale. Negli ultimi anni anche per questo motivo ho iniziato a lavorare con un mental coach. Grazie a lui sono migliorato tanto e mi ha dato una grossissima mano.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Un consiglio che mi sento di dare ai più giovani è quello di divertirsi, trovare la propria passione e che ti faccia star bene, che ti dia forti emozioni. Cosi tutti i sacrifici che ci saranno per arrivare ad alti livelli saranno sacrifici meno pesanti, che ti porteranno hai risultati per i quali hai lavorato duro.