Nicola Amato, l’ambizione batterà sempre il talento
14 Ottobre 2022Oggi parliamo di Covid, sport e salute con: Nicola Amato.
La fase pandemica più acuta sembra ormai alle spalle, anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli, come ha vissuto o come vive, come ha affrontato, come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport. Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
L’impatto della pandemia ha scosso il nostro mondo e di certo non è stato facile adeguarsi alle conseguenze che il Covid-19 ha portato. Inizialmente risultare spaesati è stato l’effetto naturale, che presto ha lasciato spazio alla paura del contagio.
Il primo lockdown non ci ha permesso di continuare nessun’attività vedendo così tanti ragazzi fermarsi in un momento particolare di crescita e per noi l’interruzione di un lavoro programmato nei mesi precedenti. La fortuna di lavorare in una società che partecipa a campionati nazionali mi ha permesso di non fermarmi nuovamente e questo è stato importante soprattutto sotto l’aspetto mentale, su cui il Virus ha impattato in maniera netta. La situazione attuale è decisamente migliore, i ragazzi delle giovanili sono tornati con costanza in palestra e, da responsabile del settore, il mio compito, insieme allo staff, è quello di provare a fargli recuperare quanto hanno perso sotto l’aspetto fisico e tecnico.
Il Coronavirus è ancora presente, ma con le dovute attenzioni ora siamo molto più tranquilli.
Insieme alle restrizioni, i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello cosiddetto minore. Cosa è successo in particolare alla sua specialità.
Le società sportive, specie cestistiche, hanno avuto difficoltà economiche evidenti portate dall’interruzione delle attività. I sostegni politici non sono stati sufficienti per garantire a tutte di riprendere il percorso sportivo e questo dispiace perché significa che tanti ragazzi sono stati costretti a cambiare squadra o addirittura sport.
Nel nostro caso specifico, la Virtus Arechi è ripartita grazie agli investimenti del patron Renzullo e non abbiamo risentito troppo della crisi sanitaria.
Chi è stato in famiglia o tra i tuoi amici a spingerti verso l’attività agonistica? Oppure si è trattato di una sua folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni.
Personalmente nessuno dei miei familiari o amici praticava pallacanestro, quando a 7 anni decisi di iniziare. Quell’estate c’erano gli Europei e rimasi affascinato, scegliendo così di provare. Da quel momento non ho più smesso fino ai diciott’anni, età in cui ho iniziato ad allenare.
Al di la delle doti personali e delle attitudini quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
In maniera molto onesta, il talento naturale facilita ovviamente il percorso di un atleta. Tuttavia tanti sono i ragazzi dotati di qualità che non riescono a sfondare in questo mondo per mancanza non tanto di volontà quanto di propensione al sacrificio. Siamo in un periodo storico in cui purtroppo i giovani sentono che gran parte di ciò che vogliono gli è dovuto e questo si risente anche nello sport. Il sacrificio non porta necessariamente al raggiungimento dei risultati, ma la cosa certa è che senza sacrificio comunque non si otterrà nulla. Di conseguenza l’ambizione, quella sana, batterà sempre il solo talento.
Se dovessi dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla tua specialità, cosa suggeriresti?
Il consiglio principale che mi sento di dare ai giovanissimi che possono avvicinarsi al mondo dello sport è di avere costanza, pazienza e fiducia nel percorso verso i propri obiettivi. Tuttavia questa fiducia non deve tramutarsi in un’eccessiva sicurezza che può portare ad affrontare questa strada con superficialità.
In definitiva, il mio suggerimento è quello di lavorare sull’aspetto mentale, dove fiducia e solidità possono essere più importanti del talento.