Nuovo tariffario, Tar Lazio boccia i  ricorsi

Nuovo tariffario, Tar Lazio boccia i ricorsi

5 Febbraio 2025 Off Di La Redazione

 

Uap: la pronuncia del Tribunale amministrativo sorprende.

 

La decisione del Tar del Lazio “pur rappresentando un pronunciamento in sede cautelare, desta profonda preoccupazione per le ripercussioni che l’applicazione immediata del nuovo tariffario comporterà sul sistema sanitario, in particolare nelle Regioni soggette a piani di rientro. La motivazione dell’ordinanza appare sorprendente, poiché trascura completamente le evidenze documentali fornite dalle strutture ricorrenti, che dimostrano in modo chiaro e puntuale le gravi conseguenze economiche e assistenziali derivanti dall’applicazione del nuovo tariffario”. Così l’Uap (l’Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata) in una nota commenta l’ordinanza del Tar del Lazio che ha respinto alcuni ricorsi contro il nuovo tariffario.

“Inoltre, la decisione sembra essere influenzata dal fatto che alcuni operatori sanitari, tra i quali il Gruppo Cerba HealthCare, Bioanalisi ed Alliance, presenti prevalentemente nel Nord Italia, abbiano accettato la proposta del Tar di rinunciare alla sospensiva in cambio della fissazione dell’udienza di merito per il 27 maggio 2025, poiché non subirebbero alcun danno economico. Tuttavia – prosegue Uap – questo elemento non può giustificare un diniego generalizzato della sospensiva per tutti i ricorrenti, poiché il contesto operativo di tali aziende è significativamente diverso da quello delle strutture sanitarie accreditate attive nelle Regioni in piano di rientro”.

“È un dato di fatto che le Regioni del Nord Italia, non vincolate da tali piani, abbiano avuto la possibilità di adeguare le tariffe al nuovo nomenclatore, come dimostra la decisione dell’Assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, di integrare i fondi per evitare una perdita rilevante. Al contrario – ricorda l’associazione – le strutture sanitarie del Sud Italia, vincolate ai piani di rientro e dunque impossibilitate a rivedere le tariffe, si trovano oggi in una situazione di estrema criticità, con il concreto rischio di chiusura o acquisizione a prezzi irrisori. Poiché il nomenclatore, com’è noto, si applica anche alle prestazioni delle strutture sanitarie pubbliche, non può sottacersi il rischio di ulteriore deficit per quelle del medesimo sud, in fase di risanamento”.