Nursing Up: scandalo false infermiere nigeriane nel Regno Unito, Italia non immune da rischi
20 Febbraio 2024Priorità rimanga quella di valorizzare innanzitutto gli infermieri italiani.
«Non può lasciarci indifferenti lo scandalo che ha travolto negli ultimi giorni il Regno Unito, con le centinaia di infermiere e ostetriche nigeriane che, in mancanza di requisiti, avrebbero falsificato il risultato dell’esame di idoneità per equiparare il proprio titolo di studio a quello del Paese di destinazione, e quindi avere la possibilità di emigrare”. Un fenomeno da cui “l’Italia non è immune”.
Così Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato degli infermieri Nursing Up.
“Se davvero il Governo vuole avviare un rilancio del nostro Ssn, la priorità rimane quella di valorizzare innanzitutto gli infermieri italiani e non cercare soluzioni finalizzate solo a tappare le falle della carenza di personale”.
De Palma plaude alle affermazioni del ministro della Salute Orazio Schillaci sulla “ferma volontà del Governo di risanare e soprattutto revisionare il nostro vetusto sistema sanitario”.
Tuttavia, “lo stesso Schillaci, ammette apertamente che, al momento, non c’è altra soluzione, per sanare la cronica carenza di personale, che affidarsi ai professionisti stranieri provenienti da Paesi con cui stiamo chiudendo accordi da tempo, come avvenuto con l’India o con l’America Latina nel caso della Lombardia, nel progetto fortemente voluto dall’assessore al Welfare, Guido Bertolaso”. Per il leader sindacale “è doveroso soffermarci, come sempre per il bene della salute dei pazienti, sui criteri di controllo dei titoli di studio dei professionisti stranieri extracomunitari che vengono reclutati, in Italia, per ‘tappare le falle’ del nostro personale”.
Lo Stato, ricorda De Palma, “attraverso il Decreto Bollette, ha voluto dare risposta alla crisi di professionisti, prolungando norme introdotte dai Decreti Covid del 2020, e quindi consentendo alle strutture sanitarie di utilizzare ‘in deroga’ fino al 31 dicembre 2025 personale sanitario che ha conseguito il titolo in paesi esteri.
Questo è accaduto in particolare per i professionisti provenienti dall’Ucraina in fuga dal proprio Paese”. Una scelta che “suscita più di una perplessità”. Non è certo “tappando le falle con i professionisti stranieri (il cui titolo di studio va naturalmente sottoposto a rigorosi controlli per evitare il ripetersi di scandali come quelli avvenuti per le infermiere nigeriane destinate al Regno Unito) che si concretizzerà quel salto di qualità che la sanità italiana e soprattutto i cittadini attendono da tempo», conclude De Palma.