Oasi di San Silvestro, il “Magico Bosco” sottratto all’illegalità
26 Aprile 2022Di là dal fiume (Volturno) e tra gli alberi…
…si estende la Reale Tenuta di San Silvestro, oggi Oasi del WWF, che faceva parte, insieme col Sito di San Leucio, il Parco Vanvitelliano e il Giardino all’Inglese, delle cosiddette “Reali Delizie” annesse alla Reggia di Caserta. Una storia travagliata segna la zona collinare che fu scenografia maestosa delle battute di caccia regali, e sede idonea dell’impianto della Cascata, dopo il passaggio, avvenuto nel maggio di un secolo fa, dai “Beni della Corona” al Demanio dello Stato. Ma la storia della Reale Tenuta, prima felice e poi “dolentissima e funesta” acquista una densità maggiore se a narrarla è chi ha voluto fermamente bonificarla, strappandola agli abusi ambientali (discariche a cielo aperto, abbattimenti indiscriminati di flora e fauna), artistici (ben 20 delle 22 statue che abbellivano il piazzale del Real Casino trafugate), e al giro di affari illegali (bracconaggio, prostituzione) che hanno regnato sovrani fino al 1992. E se la narrazione avviene durante la celebrazione di un’altissima onorificenza al Merito Civile, direttamente dalla voce di chi è autore di ciò che appare oggi, cioè di un luogo di pace, restaurato con sagacia e cultura, una vera e propria oasi dove convivono specie autoctone e arte, cura e poesia, cultura e natura, prodotti biologici e cucina, gioco e formazione, dove c’è accoglienza e misticismo, allora chi scrive si commuove…
Con una cerimonia strettamente privata, in una tranquilla domenica di aprile, alla presenza di convenuti selezionati, Il Presidente del Lions Club Caserta Host, Guelfo Pisapia, ha conferito il premio al Merito Civico “Salvatore Ricciardi” al dottor Francesco Vincenzo Paolella, già Promotore e Responsabile del Gruppo Attivo WWF Caserta, Promotore e Responsabile della Sezione Provinciale del WWF, Consigliere Regionale, Delegato regionale, Presidente Regionale, Commissario per il WWF Molise, Consigliere Nazionale, promotore e Direttore dell’Oasi WWF Bosco di San Silvestro: tutte cariche ricoperte come volontario, che, dopo il momento di comprensibile commozione, Paolella tiene a precisare, nel suo discorso di ringraziamento.
“Noi qui abbiamo avuto vita non facile – chiosa Paolella – perché, come voi sapete, conservare l’ambiente spesso va a contrastare interessi particolari” e passa ad illustrare la sala che ospita i convenuti, uno dei locali delle cantine di Re Ferdinando IV, dove, attraverso un sistema semplice ma efficace, veniva convertita l’uva in mosto ed il mosto in vino, e quindi, scherza il Direttore, “anche senza il WWF, i Borbone le cose le facevano per bene!” ricordando il sistema escogitato dai reali per l’approvvigionamento: le cantine, il cui ingresso era tanto ampio da far entrare per intero una carrozza con il suo tiro di cavalli, e il carico di botti da riempire, contenevano il prodotto della Vigna di san Silvestro, che è andata perduta; l’impianto attuale è Pallagrello bianco e rosso, riattato in seguito alla bonifica del territorio, da non confondere con quello del Ventaglio, che conteneva i dieci vitigni presenti nel Regno delle Due Sicilie.
“Però di questo è rimasta solo la storia – continua Paolella – Il cortile (del Casino di Caccia n.d.A.) era abbellito da 22 statue, 4 agli angoli e 18 lungo la ringhiera: di ventidue ne hanno rubate 20 lasciandone due, e non per gentile ricordo, ma perché sono senza testa e senza braccia. Pensate che l’illegalità era così diffusa che in questo posto abbiamo trovato tre discariche: dove adesso c’è il parcheggio, avevano sfondato il muro (di contenimento della tenuta, n.d.A.), entrando con i camion, per scaricare i rifiuti; altre due discariche erano nel bosco. Ancora: tagliavano gli alberi in maniera indiscriminata, cacciavano i daini di cui i boschi erano stati popolati, rifornendo i ristoranti di Casertavecchia” (in un secondo momento, il dottor Paolella mi ha rivelato che i daini furono impropriamente introdotti dalla Provincia e dalla Sovrintendenza di Caserta, e che, in breve tempo, in mancanza di antagonisti naturali, si erano riprodotti a dismisura, superando la capacità di carico del bosco, e distruggendo quasi totalmente il sottobosco, con la conseguente scomparsa della fauna propria di quella nicchia.) “Ed inoltre c’era un giro, non di lucciole che la Natura ci fa ammirare qui in abbondanza a maggio, ma di prostituzione. Pensate quindi che tipo di accoglienza abbiamo avuto, interrompendo tutte queste attività illegali. Fecero undici volte il tentativo di incendiarci il bosco, lanciando dei gomitoli infuocati dall’esterno. Una notte segarono tutte le bacheche lungo uno dei percorsi, che sono poi state ripristinate. Un’altra notte ancora uccisero i germani (anatre che vengono dal Nord Europa, con il piumaggio caratteristico verde metallizzato al collo, chiamati in gergo mallardi) che abitavano lo stagno; un’altra notte ancora presero tutte le testuggini (tartarughe di terra), le sfracellarono coi sassi e ce le fecero trovare al mattino davanti all’ingresso. E l’ultimo gesto, ove mai non avessimo capito il messaggio, fu quello di decapitare un daino, facendoci trovare la testa conficcata sui pioli del cancello”. Una serie di atti intimidatori che però non hanno sortito l’effetto voluto, prosegue Paolella; ma, avverte, non ci sentiamo eroi, e questa affermazione non intende certo sminuire il coraggio, la determinazione, la passione, quanto piuttosto incentivare i comportamenti sani di cittadinanza attiva.
“E adesso siamo convenzionati con l’Università La Sapienza di Roma, con la Federico II di Napoli, con la Vanvitelli di Caserta, e i ragazzi di queste facoltà vengono a fare tirocinio obbligatorio qui nell’Oasi; ante Covid, avevamo 15000 ragazzi di tutta la Regione Campania dalle Scuole di ogni ordine e grado, con laboratori differenziali;” l’Oasi oggetto di studio per la biodiversità vanta ben 12 tesi sperimentali e 11 lavori in corso con Istituti Universitari, anche stranieri.
“Pensate che nel sottotetto di questa struttura- dichiara il Direttore – alcuni ricercatori dell’Università di Bristol scoprirono una colonia di pipistrelli (segnata sul libro rosso degli animali a rischio) detti ferro di cavallo minore (una specie rarissima ed elusiva, ritenuta estinta da più lustri, n.d.A.): ci chiesero di non mettere le finestre agli abbaini per consentire loro il transito. “ I ricercatori sono ospiti dell’Oasi una volta all’anno per la conta degli individui della colonia, attraverso l’uso di un sensore, chiamato bat detector, che conta e trasforma le frequenze emesse dai pipistrelli durante gli scambi comunicativi, e visto che ogni pipistrello emette segnali di frequenza specifica, si risale agilmente al numero effettivo. In quelle occasioni, vengono organizzate conferenze al Bosco per diffondere la conoscenza dell’utilità dei pipistrelli in natura.
Da un presente ricco di opportunità ad un passato certamente non lusinghiero: il dottor Paolella racconta aneddoti risalenti al secondo dopoguerra che, visti con le prospettive attuali, lasciano sconcertati. “Di fronte al piazzale (del Casino di Caccia), il terreno scendeva a gradoni, e lì sorgeva il frutteto. Nel dopoguerra, qui si ospitava una colonia di bambini affetti da tracoma (patologia oculare che danneggia la vista); a quei tempi l’illegalità era talmente diffusa che, insieme ai piccoli ammalati, venivano condotti qui anche bambini sani, per lucrare sui contributi statali. Ovviamente, poiché i sani ci vedevano bene, vedendo la frutta sugli alberi, che facevano? Si arrampicavano a coglierla. “Loro” (i sorveglianti, n.d.A.), temendo che si potessero far male, finendo con un ricovero ospedaliero che avrebbe certamente refertato anche la mancanza del tracoma, segarono il frutteto borbonico e ci misero i cipressi arizonici” ( essenza molto diffusa sul territorio, risalente agli anni 50). Con un baratto, il Direttore è riuscito a far togliere le piante, e a ripristinare il frutteto borbonico, ritrovando le essenze dell’epoca grazie ad un amico esperto. Attualmente il frutteto irrigato col sistema a goccia con acqua piovana raccolta in cisterna, produce frutti che vengono trasformati nelle deliziose marmellatine, acquistabili all’Oasi.
Il racconto del Direttore viene validato da un video, mostrato al termine del suo discorso di ringraziamento: il video è una sequenza di foto scattate ogniqualvolta si manifestava una situazione di degrado, che poi veniva sanata, e mostrata nella successiva foto scattata dalla stessa angolazione.
“Se siamo riusciti a realizzare tutto questo – conclude il Direttore – lo dobbiamo alla nostra testardaggine e alla convinzione che la salvaguardia dell’ambiente è nostro dovere, ma anche al contributo di tanti giovani che, come volontari, si sono prestati e si prestano a sostegno delle nostre iniziative. E, a sorpresa, – ma solo di chi non lo conosce!- il Direttore ringrazia sua moglie, Giacinta Tambascia, insegnante alle Primarie al Centro Spastici, poi alla Lombardo-Radice ed infine alla Lorenzini, compagna di una vita e sostenitrice morale, e non solo, di quanto realizzato in Oasi. E, prosegue, “ lo devo ancora al sostegno economico e morale di tanti cittadini che si iscrivono al WWF, perché con le iscrizioni si contribuisce alle attività dell’associazione. Quindi, faccio due appelli: se qualcuno di voi, o qualche vostro parente ha un’attività commerciale, e vengono a chiedere il pizzo, non abbassate la testa, andate a denunziarli, perché senza legalità non si va da nessuna parte; ancora: se al termine di questo video ritenete che meritiamo il vostro appoggio (ma credo che siate già su questa frequenza), iscrivetevi al WWF. L’iscrizione al WWF non è iscriversi ad un partito politico, perché l’ambiente non può essere né di destra né di sinistra, né di centro: sono valori universali che tutti quanti dobbiamo portare avanti. L’iscrizione ha l’equivalente di 8 centesimi al giorno, un cifra che siamo anche disposti a non prendere quando ce la danno di resto, oppure, per fare un esempio comprensibile anche ai fumatori, il costo dell’iscrizione al WWF corrisponde ad un terzo di sigaretta al giorno: per cui, per chi fuma, fare l’iscrizione equivale sia ad inquinare un po’ meno, che ad compiere un’opera di sostegno per una giusta causa.”
Guardo fuori, il sole oggi è timido, ma la vegetazione scintilla ugualmente, all’Oasi: è il trionfo tangibile descritto dalle foto che potete vedere qui riportate, sancito dalla consueta rinascita primaverile, che però in questo luogo ha un valore aggiunto: quello della sconfitta dell’illegalità, e della pienezza del benessere riconquistato a contatto con un ambiente risanato.
Premiazione del dottor Francesco Vincenzo Paolella, Direttore dell’Oasi WWF Bosco di san Silvestro: