Obesità infantile, le raccomandazioni aggiornate dell’USPSTF statunitense
9 Luglio 2024La US Preventive Services Task Force (USPSTF) ha recentemente pubblicato le raccomandazioni aggiornate per la gestione dell’obesità infantile, un problema che riguarda circa il 19,7% dei bambini e adolescenti negli Stati Uniti, con un Indice di Massa Corporea (IMC) pari o superiore al 95° percentile per età e sesso.
Wanda K. Nicholson, della George Washington University, Milken Institute of Public Health di Washington, che ha coordinato il lavoro, sottolinea che “fornire o indirizzare bambini e adolescenti con IMC elevato verso interventi comportamentali intensivi ha un beneficio netto moderato”.
Lo studio ha coinvolto 50 trial clinici randomizzati (RCT) con un totale di 8.798 partecipanti, condotti in diverse nazioni, tra cui Stati Uniti, Europa, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Israele e Turchia. La maggior parte di questi trial ha incluso bambini con un IMC pari o superiore all’85° percentile per età e sesso. Questi interventi risultano particolarmente efficaci se coinvolgono sessioni supervisionate di attività fisica e sessioni di counseling che forniscono informazioni su alimentazione sana, esercizio sicuro e tecniche di cambiamento comportamentale come problem solving e monitoraggio delle abitudini alimentari e di attività fisica. Le evidenze raccolte hanno dimostrato che gli interventi con un maggiore numero di ore di contatto (≥26) sono associati a maggiori riduzioni dell’IMC e miglioramenti nei fattori di rischio cardiometabolici.
In dettaglio, la differenza media nel cambiamento dell’IMC è stata di -0,7 tra i gruppi di intervento e quelli di controllo. Gli interventi con più ore di contatto hanno mostrato una riduzione media di 1,4 punti e una perdita di peso media di 2,6 kg. Inoltre, miglioramenti significativi sono stati osservati nei livelli di pressione sanguigna e glucosio plasmatico a digiuno.
Lo studio ha anche esaminato l’uso di farmaci come liraglutide, semaglutide, orlistat e fentermina/topiramato. Sebbene questi farmaci abbiano mostrato una maggiore riduzione dell’IMC rispetto al placebo, gli effetti collaterali gastrointestinali e la mancanza di evidenze a lungo termine ne limitano l’uso primario.
La USPSTF sottolinea che le decisioni cliniche devono considerare non solo le evidenze ma anche le caratteristiche individuali dei pazienti e le preferenze familiari.