Obesità, nuovi criteri e raccomandazioni per la diagnosi

Obesità, nuovi criteri e raccomandazioni per la diagnosi

17 Gennaio 2025 Off Di La Redazione

L’attuale approccio medico alla diagnosi di obesità si basa sull’indice di massa corporea (Bmi) che non rappresenta una misura affidabile di salute o di malattia a livello individuale. Questo può portare a diagnosi errate con conseguenze negative per le persone che vivono con obesità. A dirlo è una commissione di esperti che raccomanda un nuovo approccio, nel quale vengano usate in aggiunta al Bmi anche delle misure del grasso corporeo per individuare l’obesità, riducendo il rischio di una classificazione errata.

La proposta, pubblicata sulla rivista ‘The Lancet Diabetes & Endocrinology‘, con l’endorsement di oltre 75 associazioni mediche a livello mondiale, è intesa ad affrontare i limiti della definizione e della diagnosi tradizionale di obesità che ostacolano la pratica clinica e le politiche sanitarie, facendo sì che le persone con obesità non ricevano i trattamenti di cui hanno bisogno. Fornendo una cornice medica coerente per la diagnosi di patologia, la Commissione si augura anche di ricomporre l’attuale disputa circa l’idea di obesità come malattia, che è stata al centro di uno dei dibattiti più controversi e polarizzanti della medicina moderna.

Con la stima di oltre un miliardo di persone con obesità nel mondo, la proposta della Commissione fornisce un’opportunità ai servizi sanitari di adottare una definizione di obesità universale e clinicamente rilevante e una metodologia di diagnostica più accurata. “Riconoscere l’obesità come una malattia, in particolare l’obesità clinica, ossia quella accompagnata da segni e sintomi specifici – spiega Geltrude Mingrone, professoressa associata di Medicina interna all’università Cattolica del Sacro Cuore, direttrice Uoc Patologie dell’Obesità del Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs – consentirà di ridurre lo stigma associato a questa condizione tra il pubblico, i medici e i decisori politici. Questo è un passo fondamentale per definire i livelli essenziali di assistenza (Lea) e garantire un trattamento adeguato di questa patologia”.

“Basarsi solo sul Bmi per diagnosticare l’obesità può rappresentare un problema perché alcune persone tendono a immagazzinare grasso in eccesso a livello del punto vita e all’interno o intorno i loro organi, come il fegato, il cuore o i muscoli – sottolinea il componente della Commissione, professor Robert Eckel, Anschutz Medical Campus dell’Università del Colorado (Usa) – Ma le persone con un eccesso di tessuto adiposo non sempre presentano un Bmi che li faccia riconoscere come individui con obesità, e questo significa che i loro problemi di salute possono sfuggire”.

Secondo gli esperti, gli attuali approcci per la diagnosi di obesità sono inefficaci. Parte del problema sta nel fatto che al momento l’obesità viene attualmente definita sulla base del Bmi. Sebbene il Bmi sia utile per individuare soggetti ad aumentato rischio di patologie, la Commissione sottolinea il fatto che il Bmi non è una misura diretta del tessuto adiposo, non riflette la sua distribuzione corporea e non fornisce informazioni su salute o patologia a livello del singolo individuo.

Gli esperti raccomandano di confermare la presenza dell’obesità e di studiare la sua distribuzione corporea usando uno dei metodi seguenti: almeno una misurazione corporea (circonferenza vita, rapporto vita-anche o vita-altezza) in aggiunta al Bmi; almeno due misurazioni corporee (circonferenza vita, rapporto vita-anche o vita-altezza), a prescindere dal Bmi; misurazione diretta del tessuto adiposo corporeo (attraverso la Dexa o scansione della densitometria ossea), a prescindere dal Bmi.

Due le nuove categorie di obesità, secondo gli autori della ricerca: ‘obesità clinica’ e ‘obesità pre-clinica’. L’obesità clinica viene definita come una condizione di obesità associata a segni e/o sintomi oggetti di ridotta funzione d’organo o con una capacità significativamente ridotta di svolgere le normali attività della vita quotidiana, mentre l’obesità pre-clinica è invece una condizione di obesità in presenza di una normale funzione degli organi. le persone che vivono con obesità pre-clinica quindi non hanno patologie concomitanti, sebbene abbiamo un rischio variabile ma in generale aumentato di sviluppare obesità clinica e varie altre malattie non trasmissibili in futuro, compresi diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, alcune forme di tumori e di patologie mentali, tra le altre. Come tali, dovrebbero essere supportate per ridurre il rischio di patologie potenziali.

“La questione del se l’obesità sia una malattia è fallace perché presuppone uno scenario non plausibile del tipo ‘tutto-o-nulla’, nel quale l’obesità rappresenti sempre una malattia o mai – afferma Francesco Rubino, professore del King’s College di Londra, presidente della Commissione – Le evidenze scientifiche, tuttavia, raccontano una realtà molto più sfumata”. Considerare l’obesità solo come un fattore di rischio e mai come una patologia, secondo Rubino “può portare immeritatamente a negare l’accesso a terapie tempestive a soggetti in cattiva salute per motivi riconducibili alla sola obesità. D’altra parte, una definizione ampia di obesità come patologia può sfociare in un eccesso di diagnosi e nell’uso inappropriato di farmaci e procedure chirurgiche, con danno potenziale agli individui e costi impressionanti per la società”.

“La nostra riformulazione – spiega Rubino – riconosce la realtà sfumata dell’obesità e permette un trattamento personalizzato. Questo potrà facilitare una riallocazione razionale delle risorse sanitarie e una prioritizzazione giusta”.

La Commissione fissa 18 criteri diagnostici per l’obesità clinica negli adulti e 13 criteri specifici per bambini e adolescenti, comprendenti: dispnea (affanno) dovuta agli effetti dell’obesità sui polmoni; insufficienza cardiaca indotta dall’obesità; dolore al ginocchio o alle anche con rigidità articolare, e ridotto range di movimento come effetto diretto di un eccesso di grasso corporeo a livello delle articolazioni; alcune alterazioni delle ossa e articolazioni nei bambini e negli adolescenti in grado di limitare i movimenti; altri segni e sintomi causati da disfunzioni a livello di altri organi, compresi reni, vie respiratorie superiori, organi metabolici, sistema nervoso, urinario e riproduttivo e sistema linfatico degli arti inferiori.

Il tipo di trattamento e gestione dell’obesità clinica – stile di vita, farmaci, chirurgia, eccetera – dovrebbe essere scelto sulla base del rischio individuale, valutandone i benefici e individuandolo dopo un’attiva conversazione con il paziente. Le persone che vivono, invece, con obesità pre-clinica sono a rischio di malattie future ma non presentano al momento complicanze dovute all’eccesso di grasso corporeo. Di conseguenza, l’approccio alla loro presa in carico dovrebbe mirare ad una riduzione del rischio. A seconda del livello individuale di rischio, questo potrà richiedere il solo counselling e monitoraggio nel tempo o l’instaurazione di un trattamento attivo, se necessario per ridurre in maniera sostanziale l’elevato livello di rischio.

 

 

 

 

Fonte: https://www.doctor33.it/articolo/63255/obesita-nuovi-criteri-per-la-diagnosi-ecco-le-nuove-raccomandazioni