Oncologia al Monaldi targata Montesarchio

Oncologia al Monaldi targata Montesarchio

4 Dicembre 2019 0 Di Bruno Buonanno

“I numeri del reparto che dirigo sono importanti. Nel 2017 abbiamo seguito circa 850 pazienti in day hospital registrando, in un anno, circa 3.500 nuovi accessi”.

 

Vincenzo Montesarchio

La brillante avventura assistenziale di Enzo Montesarchio cominciò nel Cotugno, il più importante ospedale del Sud Italia per malattie infettive. Arrivò giovanissimo in un ospedale di grande prestigio ma che nelle varie divisioni cominciava a mostrare i segni degli anni; fu proprio nel Cotugno che Enzo Montesarchio dedicò anni e anni di assistenza e di “studio”, occupandosi soprattutto dei malati di Aids. Pazienti fragili che, per la loro immunodeficienza quasi strutturale, accompagnavano l’Hiv con problemi oncologici.

Chi li cura? Chi li assiste? Chi li segue?

Gli interrogativi furono rapidamente risolti affidando i pazienti oncologici a un giovane infettivologo, il dottore Vincenzo Montesarchio, che da quel momento con i più bravi e affermati colleghi presenti in Campania – tra questi Cesare Gridelli e in quel periodo il professore Lello Bianco del Policlinico Federiciano – per poi allargare le sue conoscenze in campo oncologico in Italia e all’estero. Allegro, sorridente e con i capelli neri, il dottore Montesarchio convinse i direttori generali e sanitari che si sono alternati alla guida degli ospedali Monaldi e Cotugno (all’epoca non esisteva l’azieda dei Colli) a organizzare anche nel presidio che assiste pazienti con malattie infettive un mini-centro oncologico. Staff ridotto all’osso, ma assistenza da prima classe perché i successi ottenuti dal giovane e competente Montesarchio permisero al Cotugno di dotarsi di un accogliente repartino per chemioterapie affidato alla guida del giovane specialista.

“Oggi ho sessantadue anni, due figli di 30 e 29 anni – ricorda lo specialista – e un angioletto di due anni e mezzo che mi fa ringiovanire perché quando torno a casa dimentico i problemi dell’oncologia. Mi rilasso, gioco e mi diverto con lui mettendo un po’ da parte i miei hobby: la musica e la corsa”.

Nel 2013 Montesarchio ha salutato il Cotugno accettando con piacere la direzione della divisione di oncologia del grande e prestigioso Monaldi. Il lavoro è tanto, tantissimo. Basta salire al quinto piano, in una mattina feriale, per ritrovarsi davanti all’ingresso dell’oncologia con almeno trenta-quaranta persone in attesa di essere ricevute per una visita specialistica o una seduta di chemioterapia.

“Lavorano con me sette medici, quattordici infermieri, due data manager, due psicologhe e un reports. Andiamo avanti molto bene, da due anni il mio reparto – spiega Enzo Montesarchio – è centro di riferimento Corsp della rete oncologica e di quello Gom per i pazienti con problemi uroncologici. Abbiamo otto posti letto per ricoveri ordinari e undici poltrone per la chemioterapia”.

La divisione di oncologia è uno dei “polmoni” del Monaldi perché, dal direttore Enzo Montesarchio, arrivano in seconda battuta tutti i pazienti con problemi oncologici trattati in altre divisioni.

“Le nostre poltroncine per la chemioterapia hanno un tasso di occupazione addirittura del 160 per cento, che aggiunto a quello del collega Piantedosi – ricorda Montesarchio – fanno salire a livelli molto elevati il tasso di rendimento del Monaldi per le chemioterapie”.

Congressi, convegni, pubblicazioni e contatti costanti con colleghi oncologici di tutto il mondo, ma il direttore Montesarchio conserva la riservatezza di quand’era giovane.

“Mi considero un manovale dell’oncologia anche se sono in attesa di un regalo dal Monaldi: un nuovo day hospital per la chemio che mi sarà consegnato a piano terra seguendo il percorso verde all’interno dell’ospedale. I numeri del reparto che dirigo – chiarisce il direttore Montesarchio – sono importanti. Nel 2017 abbiamo seguito circa 850 pazienti in day hospital registrando, in un anno, circa 3.500 nuovi accessi. Ogni giorno eseguiamo circa 25 chemioterapie, ognuna di queste richiede la composizione di più farmaci, il che significa eseguire quotidianamente circa cento preparazioni. Lavoriamo con pazienti con problemi gastrointestinali, malati che hanno problemi allo stomaco, alle vie biliari, al colon retto, alla testa-collo o sottoposti a interventi di uroncologia. Non trattiamo la parte ginecologica perché in ospedale manca la ginecologia”.

Non sarà pronto per Natale, ma il regalo del nuovo day hospital per le chemioterapie è in fase molto avanzata.