Oncologia, l’importanza dell’aiuto psicologico
3 Aprile 2019Anche sul fronte dell’ausilio di uno psicologo per pazienti neoplastici si registra un’Italia a due velocità: un Nord che progredisce ed un Sud in affanno.
Nel nostro Paese sono attive 332 Oncologie, quasi l’80% (78,9%) ha un servizio di supporto psicologico, ma sono ancora troppo poche perché solo il 65% garantisce l’assistenza domiciliare. Una forbice che si allarga spostandosi lungo la penisola: al Nord le cure domiciliari sono assicurate dal 70% delle strutture rispetto al 52% del Sud. Le Breast Unit, dedicate alla cura del tumore della mammella, sono 212 e l’80% (170) tratta più di 150 nuovi casi ogni anno (la soglia minima stabilita a livello europeo). Ma sono distribuite a macchia di leopardo: al Nord il 72% delle Oncologie (120) è dotato di un centro senologico, rispetto al 68% del Centro (57) e al 43% del Sud (35).
Nonostante queste criticità, sono significativi i passi in avanti fatti nella definizione dei percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali (Pdta), essenziali per garantire un’assistenza multidisciplinare: sono stati deliberati dal 73% delle strutture, per un totale di 798 documenti (in particolare per i tumori della mammella, colon-retto, polmone e prostata).
“Vanno superate le differenze territoriali nell’assistenza, che ancora oggi alimentano le liste di attesa e le migrazioni regionali, costringendo una significativa percentuale di pazienti a spostarsi dal proprio domicilio – spiega Stefania Gori, presidente nazionale Aiom e direttore del dipartimento oncologico, Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria – Negrar -. La svolta è rappresentata dalla reale istituzione delle reti oncologiche regionali, attive solo in Lombardia, Piemonte e Valle D’Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Puglia e nella Provincia autonoma di Trento. La concreta realizzazione di questi network consentirà di migliorare i livelli di appropriatezza e di risparmiare risorse da utilizzare per velocizzare l’accesso ai farmaci innovativi”.
Oggi, in Italia, il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. Il nostro Paese, se valutato nel complesso, presenta un quadro di sopravvivenza pari o superiore alla media europea. “È necessario migliorare il livello tecnologico dei centri, sia in ambito diagnostico (radiologia e biologia molecolare) che chirurgico e radioterapico – sottolinea Giordano Beretta, presidente eletto Aiom -. Oggi, ad esempio, la radioterapia è impiegata nella cura del 60-70% dei pazienti oncologici e si stima che il suo fabbisogno in Europa aumenterà di oltre il 15% nei prossimi dieci anni”.