Ospedale Ascalesi da discarica a futuro polo oncologico.
17 Ottobre 2018“Assorbito” dalla Fondazione Pascale il plesso del centro storico di Napoli si appresta a vivere una nuova stagione come riferimento oncologico di tutto il Sud…lavori di adeguamento permettendo.
Il cortile dell’ospedale Ascalesi somiglia a un’isola ecologica. Accanto a poche auto in sosta sono ammucchiati cumuli di rifiuti: mobili, sedie, scrivanie, computer e ogni sorta di accessorio di ufficio sistemati lì in attesa di camion dell’Asl cittadina che devono portarli a discarica. Niente pazienti, niente infermieri, niente medici se non quelli impegnati nella radioterapia e nella patologia clinica.
In quel grande spiazzo che una volta era il mega cortile del convento dedicato a Santa Maria Egiziaca è ancora operativo il Bar. “Siamo in questa situazione da due mesi e mezzo, lavoriamo in una struttura deserta – racconta un giovane barista nel preparare un caffè – che da novembre passa sotto la gestione del Pascale. Si parla di lavori per ristrutturare l’Ascalesi oggi non sappiamo per quanto tempo ancora resteremo in stand-by.”
Il vecchio convento che negli anni ’30 fu trasformato in ospedale per pazienti cronici e intitolato al cardinale Alessio Ascalesi, grande finanziatore della ristrutturazione (all’epoca ancora vivente) si prepara a un nuovo futuro. Mancano i pazienti, il personale ha preso servizio in altre strutture ma Michele Ferrara, il direttore sanitario dell’Ascalesi, è dietro la sua scrivania. “Gli ultimi ricoverati sono stati dimessi – ricorda il dirigente – il primo agosto quando ha chiuso l’ematologia. Stiamo eliminando tutto quello che non serve più, è in atto il trasloco in altre strutture di quello che può essere ancora utilizzato altrove.”
La palla passa al Pascale e ad Attilio Bianchi, direttore generale dell’istituto oncologico. Martedì i tecnici del Pascale hanno effettuato un nuovo sopralluogo nell’Ascalesi pronto a trasformarsi in cantiere. Ma solo in parte perché inizialmente i locali da destinare a cittadini con patologie oncologiche saranno realizzati solo nel lato nuovo dell’Ascalesi, dove in passato lavorava il pronto soccorso, quello tecnicamente chiamato Psaut. Il primo finanziamento per rimettere parzialmente in attività il vecchio monastero del ‘300 è di circa quindici milioni di euro. Una previsione di spesa riferita alla sistemazione infrastrutturale che non prevederebbe arredi e attrezzature medicali e dalla quale sembrano escluse anche porte e infissi.
Lavori, lavori e ancora lavori. Con la benedizione dei ministeri della Salute e dell’Economia nasce il “Polo oncologico del Mediterraneo”. E’ il futuro, ragazzi. Non a caso Attilio Bianchi ha sottoscritto accordi assistenziali con la Calabria e la Basilicata e il Pascale (struttura efficiente ma da sempre incompleta per alcune specialità assistenziali), dopo anni di migrazione verso il Nord si prepara a far posto anche a malati di altre Regioni del Sud. La neurochirurgia, finora inesistente nell’istituto oncologico, avrà venti posti. Nell’Ascalesi dovrebbe essere sistemata anche una terapia intensiva mentre per la patologia clinica diretta dal dottore Bruno Sarnelli c’è un <niet> dell’Asl. E’ un reparto moderno, efficiente e appena rimesso a nuovo per il quale l’Asl cittadina conserverà proprietà e possesso.
Tra le rinunce dell’Asl c’è quella alla radioterapia, all’atto della sua inaugurazione fiore all’occhiello di Paolo Muto che, passo dopo passo da bravo direttore di struttura, seguì tutta la realizzazione del reparto. Dieci anni dopo ecco il “Signore della radioterapia” di nuovo all’Ascalesi: il dottore Muto aveva salutato l’Asl cittadina per dirigere il dipartimento di radioterapia nel Pascale in un fururo che si immagina vicino si interesserà del coordinamento anche dell’attività assistenziale radioterapica nel centro storico della città. Nel vecchio chiostro oggi trasformato in eco discarica le domande si inseguono. Quando cominceranno i lavori? Questa volta il crono programma sarà rispettato?