Ospedale di Agropoli in ginocchio per carenza di personale
12 Gennaio 2022Cresce l’allarme per la grave carenza di personale al Covid center dell’ospedale di Agropoli, nel Salernitano. La denuncia arriva dalla segreteria provinciale della Fials attraverso una nota, a firma di Carlo Lopopolo, indirizzata ai vertici dell’Asl Salerno e della Regione Campania.
“Giorno dopo giorno emerge una inadeguata risolutezza ed improvvisazione nel prendere decisioni strategiche atte a tamponare una carenza di personale atavica, sempre presente, segnalata dall’insorgenza della pandemia” – lamenta il sindacalista.
“Lo scenario esistente è altamente preoccupante da cui deriva una enorme difficoltà nella copertura dei turni di servizio che, oltretutto, venendo consegnati soltanto a fine mese, incidono negativamente sul rendimento ottimale delle fondamentali prestazioni erogate dal personale succitato, senza tralasciare il fatto che, allo stato attuale, si rischia la severa compromissione della programmazione congrui periodi di riposo, in quanto pur di garantire i Lea vengono sistematicamente saltati i riposi, rendendo quasi improbabile la possibilità di usufruire di istituti contrattuali quali permessi e ferie per la conciliazione dei tempi di vita. Si evidenziano a più riprese e in diverse professionalità la gravità delle condizioni in cui sono costretti a operare, in palese violazione di ogni norma in materia di sicurezza e in spregio ai principi di cautela e precauzione e quindi esposti, alla stessa stregua dei pazienti ricoverati, al rischio di contagio e di compromissione della salute” – continua l’esponente della Fials.
“La situazione ormai è critica in tutte le Unità Operative del Covid center di Agropoli non si riescono a completare i turni, garantire e rispettare la 161/2014 è assolutamente impossibile se si vogliono rispettare i Lea; tutti gli operatori sino ad oggi hanno dato la massima disponibilità per senso del dovere e spirito di sacrificio. Questo fenomeno, non sufficientemente governato, inficia in maniera importante le buone pratiche di governo clinico, non consentendo un corretto soddisfacimento dei bisogni dei pazienti, nonché la giusta valorizzazione dei professionisti che operano” – conclude.