Ospedali, palcoscenico di violenza e intimidazioni

Ospedali, palcoscenico di violenza e intimidazioni

6 Luglio 2024 Off Di Corrado Caso

Qualche anno fa il virus aviario iniziò il suo lungo viaggio sulle nostre tavole con il pollame e in cielo sulle ali di uccelli selvatici e migratori.  Il tempo fu galantuomo: ci diede tempo prima di creare una variazione del virus. I virus hanno la prerogativa di cambiare pelle per raggiungere gli obiettivi che si prefiggono e propagarsi con il loro potenziale di morte.  Fu così che la malattia si diffuse tra gli umani, per fortuna in maniera non eccessiva. Si aprirono scenari apocalittici di pandemia che generarono panico e confusione. C’erano i presupposti per una reale preoccupazione. Una mobilitazione generale e la consapevolezza sociale della gravità del fenomeno al quale saremo andati incontro fece adottare provvedimenti e misure adeguate e di buon senso che contennero la pandemia. Fu il tempo del sospetto e della paura.   Febbre e sintomi che caratterizzano, da sempre, il periodo influenzale misero in affanno gli ospedali, blindarono le porte di casa, alterarono le relazioni sociali. Entrò, con il gelido vento di ponente, la solitudine e la paura.
Fu l’occasione per i soliti noti di motivare, in maniera strumentale, l’assalto ai pronto soccorso, eventuali ricoveri e inadeguatezze come cartina di tornasole dell’implosione di tutto il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e, in particolare, della inefficienza della medicina sul territorio. Il momento giusto per cavalcare la medicina privata, la medicina di chi se lo può permettere.
Poi venne una presunta epidemia di meningite e molti indossarono il casco per isolare il cervello dal contagio della malattia…. L’istinto di sopravvivenza travolse ragione e intelligenza della miglior parte delle persone. Pochi   furono i contagiati.  Molti furono condizionati da organi di stampa e sistemi multimediali che martellarono notizie allarmistiche, pareri contrapposti, falsi esperti in un full time al solo fine   di disorientare e incrementare l’audience. 
Oggi, la fragilità economica caratterizza una condizione di malessere individuale e sociale. L’ospedale è, molte volte, una scelta di necessità e opportunità perché non esistono lunghi tempi di attesa e tutto è, diversamente, possibile e a costo zero.  Il risvolto della medaglia è la negazione del tempo necessario, la sopraffazione dell’altro, il limite delle risorse. Gli ospedali sono diventati palcoscenico di   un esercito di parenti incazzati, avvocati, pennivendoli e fattucchiere.  In un’atmosfera di sospetto si radicano comportamenti scorretti, aggressioni verbali e fisiche, intimidazioni verso il corpo sanitario.
Si è creato un clima plumbeo.
Chi ha fatto della compassione un esercizio della buona pratica di medico è stato travolto   dalla stanchezza di esercitarla. È il burnout della compassione, una dicotomia nel DNA del corpo sanitario del quale siamo tutti responsabili.
 Cosa ha insegnato l’esperienza del Covid? Cosa la nostra fragilità nel confronto?  Vorrei fare un viaggio in un futuro prossimo. Le pandemie sono l’Idra della moderna mitologia. Come l’Idra hanno più facce mostruose che si riproducono e una faccia centrale che ha la prerogativa dell’immortale. Le pandemie sono parte integrante della nostra umanità, vivranno il nostro tempo. Un gruppo internazionale di ricercatori coordinati dall’Università di Padova e dall’ Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti d’America (PNAS) parla della probabilità che una pandemia come quella di CoViD-19 si verifichi in un qualunque momento. Lo studio ha calcolato anche la possibilità che scoppi una pandemia capace di spazzare il genere umano dalla faccia della Terra. È probabile che accada entro i prossimi 12.000 anni, ma non significa che non possa accadere tra uno, dieci, duecento, mille, tremila anni.
E‘ prudente non proiettare allucinazioni per certezze. C’è la necessità di prepararsi a simili eventualità. Soprattutto ricucire la frattura tra noi e il nostro mondo rispettando i luoghi della biodiversità, l’igiene e il benessere del territorio. Un territorio di incontro, opinioni, civiltà, interazioni e scambievole confronto si fonda sulla fiducia. La fiducia è un sentimento complesso non un sacramento indissolubile ma viene valorizzata   da sentimenti di opportunità e attesa, gratitudine verso l’altro.