Osservasalute: aumenta la spesa sanitaria ma non sta al passo del Pil

Osservasalute: aumenta la spesa sanitaria ma non sta al passo del Pil

23 Dicembre 2024 Off Di La Redazione

Dopo l’emergenza pandemica, la spesa sanitaria ha registrato un incremento, ma non al passo con la crescita del Pil. Nel 2022, la spesa sanitaria pubblica è aumentata del 2,6% rispetto all’anno precedente, mentre il Pil è cresciuto del 6,8%. Questo è uno dei dati chiave contenuti nel ‘Rapporto Osservasalute 2024 sullo stato di salute e qualità dell’assistenza nelle regioni italiane’, presentato a Roma, durante il quale è stata annunciata la trasformazione dell’Osservatorio Nazionale per la Salute nelle regioni italiane in Osservatorio Nazionale per la Salute come bene comune, presieduto da Monsignor Vincenzo Paglia. “Il dibattito sulle risorse destinate alla sanità è molto acceso”, ha osservato Alessandro Solipaca, direttore scientifico di Osservasalute. “Indipendentemente dal fatto che si analizzi la spesa in termini nominali o in rapporto al Pil, ciò che emerge è che il finanziamento del servizio sanitario è aumentato meno del Pil”. Secondo il rapporto, è cruciale approfondire le ragioni di questa differenza di crescita tra spesa sanitaria e Pil. Da un lato, potrebbe riflettere un miglioramento nell’efficienza dei servizi; dall’altro, potrebbe segnalare una riduzione della tutela sanitaria, con il rischio che i cittadini non vedano garantiti i livelli essenziali di assistenza (Lea) a cui hanno diritto.

Cresce anche la spesa sanitaria privata. Nel 2021 è stata di 691 euro pro capite, un valore più elevato sia rispetto al 2020 (606 euro), sia rispetto al 2019 (644). “Questo testimonia l’arretramento del sistema sanitario tanto che la popolazione è costretta a rivolgersi al privato per curarsi. È un elemento assai preoccupante”, ha aggiunto Solipaca. In genere, la spesa privata pro-capite vede le Regioni del Nord piazzarsi sopra la media nazionale e, specularmente, quelle del Sud al di sotto. Tuttavia negli ultimi anni la forbice si sta assottigliando. Dati negativi anche per quel che riguarda la spesa per l’assistenza agli anziani erogata dai comuni e dal servizio sanitario. Dal 2011, quella socio-assistenziale è diminuita in media del 2,3% e quella socio-sanitaria dell’1%. Questo valore si riflette sulla posizione dell’Italia in Europa nella classifica dei bisogni insoddisfatti degli anziani che vivono in famiglia: siamo all’ultimo posto tra i Paesi occidentali, immediatamente prima del blocco dell’Est. “L’acceso alle cure è il problema vero del nostro Paese. Ci stiamo avviando a una sanità a due velocità e chi può permetterselo ricorre sempre più alla sanità privata. Non c’è nessun Paese al mondo – neanche gli Usa – in cui si assiste a una crescita della spesa privata pura come in Italia: cresce a livello del 20% rispetto all’anno precedente. Mentre i cittadini che non possono permettersi di pagare, restano in lista d’attesa o rinunciano sempre di più ai servizi”. È quanto ha affermato Walter Ricciardi, direttore Generale dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, nel corso dell’evento di presentazione del Rapporto. Ripercorrendo i 20 anni dell’Osservatorio, Ricciardi ha ricordato come in questo periodo – tra i più tumultuosi della storia recente – “la decentralizzazione ha consolidato differenze significative tra le regioni, con il Nord che è generalmente più efficiente nella gestione delle risorse ed erogazione dei servizi e le regioni in difficoltà economica – quasi tutte dal Sud – hanno dovuto affrontare piani di rientro che hanno ridotto investimenti e servizi”.