Pandemia e disturbi alimentari negli adolescenti
26 Agosto 2021Un recente articolo pubblicato su Pediatrics – prima firmataria Alana Otto della Divisione di medicina degli adolescenti all’ospedale pediatrico Mott dell’Università del Michigan di Ann Arbor – sottolinea come il numero di adolescenti ricoverati per gravi malattie dovute a disturbi alimentari è aumentato in modo significativo durante la pandemia di Covid-19.
“I 125 ricoveri avvenuti presso il Michigan Medicine nella fascia di età tra 10 e 23 anni nei 12 mesi di pandemia riflettono un aumento significativo rispetto agli anni precedenti, dato che i ricoveri relativi a disturbi alimentari avvenuti nello stesso arco di tempo tra il 2017 e il 2019 sono stati in media 56 l’anno” scrivono i ricercatori, sottolineando quanto duramente la pandemia abbia colpito i giovani con la chiusura delle scuole, la cancellazione delle attività sportive extrascolastiche e l’isolamento sociale.
In altri termini, si potrebbe dire che il loro mondo si è capovolto in una notte afferma la pediatra, aggiungendo che negli adolescenti con disturbi alimentari e in quelli a rischio, questo repentino sovvertimento della quotidianità può aver peggiorato o innescato i sintomi. Ma secondo gli autori i numeri dello studio, relativi ai casi ricoverati in ospedale, potrebbero rappresentare solo una frazione dei giovani con disturbi alimentari provocati dalla pandemia. E non solo: “I nostri dati suggeriscono che gli effetti negativi della pandemia sulla salute mentale potrebbero essere particolarmente gravi tra gli adolescenti con disturbi alimentari – ipotizza Otto, spiegando che i disturbi alimentari includono l’anoressia nervosa, caratterizzata da restrizioni dietetiche, esercizio fisico eccessivo o vomito indotto per perdere peso. La genetica, i fattori psicologici e le influenze sociali sono stati collegati allo sviluppo di disturbi alimentari e gli adolescenti con bassa autostima o sintomi depressivi sono particolarmente a rischio. “Le modifiche nella vita quotidiana degli adolescenti durante la pandemia, come la chiusura delle scuole e la cancellazione degli sport organizzati, potrebbero aver interrotto le routine legate all’alimentazione e all’esercizio fisico, dando impulso a comportamenti alimentari non salutari tra i soggetti a rischio” conclude la pediatra, precisando che i dati dell’analisi non catturano l’intero quadro e quindi bisogna interpretare le stime con prudenza.