
Pandemie, Intelligenza Artificiale strumento chiave per il futuro
11 Marzo 2025Nei prossimi cinque anni, l’intelligenza artificiale potrebbe rivoluzionare la preparazione globale alle pandemie, permettendo di prevedere la comparsa e la diffusione delle malattie con maggiore precisione e rapidità. Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato su Nature e condotto da un team internazionale di esperti, tra cui scienziati dell’Università di Oxford.
Lo studio sottolinea come l’integrazione dell’AI nei sistemi sanitari nazionali potrebbe migliorare significativamente la capacità di risposta alle epidemie, salvando più vite umane. Grazie all’analisi di grandi quantità di dati climatici, socioeconomici e genetici, l’AI potrebbe anticipare i focolai epidemici e prevederne l’evoluzione, consentendo interventi tempestivi ed efficaci.
Fino ad oggi, le applicazioni dell’intelligenza artificiale in medicina si sono concentrate principalmente sull’assistenza individuale, migliorando la diagnosi clinica e la medicina di precisione. Tuttavia, questa ricerca evidenzia il potenziale dell’AI nella salute pubblica, in particolare nella previsione delle malattie su larga scala.
“Nei prossimi cinque anni, l’intelligenza artificiale ha il potenziale per trasformare la preparazione alle pandemie”, afferma Moritz Kraemer, autore principale dello studio e ricercatore presso il Pandemic Sciences Institute dell’Università di Oxford. “Grazie all’analisi di terabyte di dati, potremo prevedere l’impatto delle epidemie e migliorare la gestione delle risorse sanitarie”.
Le possibili applicazioni
L’intelligenza artificiale potrebbe rivoluzionare il modo in cui il mondo si prepara alle pandemie, intervenendo in diverse aree chiave. Gli scienziati evidenziano, ad esempio, il potenziale degli algoritmi avanzati nel migliorare i modelli di previsione, rendendoli più accurati e affidabili. Un altro ambito promettente è l’individuazione delle aree più a rischio: l’AI potrebbe analizzare dati climatici e socioeconomici per identificare le zone più vulnerabili alla diffusione di un virus, aiutando a distribuire in modo più efficace le risorse sanitarie.
Anche il monitoraggio genetico dei patogeni potrebbe beneficiare dell’intelligenza artificiale, permettendo una sorveglianza più rapida ed efficiente delle varianti virali e accelerando lo sviluppo di vaccini. Inoltre, gli algoritmi potrebbero prevedere l’evoluzione dei virus, identificando mutazioni potenzialmente pericolose e supportando la ricerca di nuove terapie. Infine, l’AI potrebbe integrare dati epidemiologici con informazioni provenienti da dispositivi indossabili, come la frequenza cardiaca o il numero di passi, migliorando così il monitoraggio in tempo reale e la gestione delle epidemie.
Nonostante il suo enorme potenziale, l’uso dell’AI nella prevenzione delle pandemie presenta alcune sfide. La qualità e la rappresentatività dei dati utilizzati per addestrare i modelli rimane una questione critica, così come la trasparenza degli algoritmi, spesso definiti black-box per la loro complessità.
Eric Topol, coautore dello studio e direttore dello Scripps Research Translational Institute, avverte: “Affinché l’AI possa davvero essere utile, è necessaria una collaborazione globale e un continuo flusso di dati affidabili”. Inoltre, l’accessibilità di questi strumenti rimane un tema centrale: senza un’adeguata condivisione delle informazioni tra governi, istituzioni accademiche e aziende, l’AI rischia di non raggiungere il suo pieno potenziale.
Samir Bhatt, ricercatore dell’Università di Copenaghen e dell’Imperial College di Londra, conclude: “Le malattie infettive continueranno a rappresentare una minaccia globale. L’intelligenza artificiale offre ai decisori politici un nuovo e potente strumento per prendere decisioni informate su quando e come intervenire”.