Paolo Pizzo, il successo nello sport è dato dall’impegno…il talento da solo non basta
4 Gennaio 2024
Con l’intervista a Paolo Pizzo, illustre esponente della scherma nazionale ed internazionale – Medaglia d’argento olimpiadi Rio 2018, campione del mondo individuale 2011 e 2017, Medaglia d’argento europei 2014-2016-2017, campione italiano 2012-2014-2021 – la nostra rubrica apre nel migliore dei modi il nuovo anno. Pizzo ha conseguito la Laurea in Scienze motorie con il massimo dei voti e la Lode, è Sergente Maggiore dell’Aeronautica Militare e componente della Giunta Nazionale CONI.
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Sicuramente la pandemia per il mondo dello Sport è stata un vero disastro. Molte società sportive hanno chiuso ed i ragazzi in un’età sensibile come quella adolescenziale hanno perso delle edificanti opportunità di crescita. Per me l’unico aspetto positivo della clausura è stato quello di poter stare in compagnia della mia bambina senza soluzione di continuità.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello cosiddetto minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Oggi la situazione è molto più tranquilla anche se conviene stare in campana, giungendo notizie preoccupanti da altre parti del mondo. Aver imparato ad usare la mascherina nei luoghi affollati risulta essere un presidio opportuno per salvaguardare tutti, in particolare bambini ed anziani. D’altronde già molto tempo fa ai mondiali di scherma potevo osservare alcuni miei avversari indossare la mascherina a scopo precauzionale. Per quanto riguarda i tentennamenti della politica non me la sentirei di infierire sui politici italiani perché a livello mondiale la classe politica si è trovata impreparata di fronte a questo morbo che si diffondeva a vista d’occhio. La mia specialità sportiva è stata in certo modo preservata perché non considerata sport di contatto, ma ricordo che ad un mondiale in Russia mi impedirono di riscaldarmi senza mascherina.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica, o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Mi ha introdotto mio padre nel mondo della scherma. Già giocavo a calcio ed a pallavolo con ruoli individualisti, rispettivamente portiere ed alzatore, ma la scherma mi ha rafforzato nel ruolo individuale, dandomi emozioni mai provate prima.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Se dovessi suggerire delle percentuali in base a quanto una performance sia qualificata dal talento o dall’impegno, secondo me il talento non supera il 30% per cui il buon 70% è dato dall’impegno dalla costanza, oggi si dice resilienza.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Ai ragazzi suggerisco di provare tante specialità sportive soprattutto nella fascia tra i 5 e i 12 anni per potere alla fine scegliere quello più congeniale. La scherma ha un paio di caratteristiche potenzialmente più attraenti, la prima è che le gare le puoi fare a qualsiasi età, soprattutto nella spada che delle tre articolazioni è la più semplice da insegnare perché il bersaglio valido è tutto il corpo, basta che fai qualche mese di pratica se sei abbastanza coordinato puoi partecipare già alle gare.