Paolo Ramunno, la pandemia ha cambiato l’approccio al fitness
23 Febbraio 2021Praticare sport è un modo essenziale per mantenere o ritrovare uno stato di benessere psicofisico, messo a dura prova dall’angoscia panica innescata dalla pandemia. Lezioni individuali in palestra e 10 metri quadrati per persona in piscina sono le regole principali stabilite dal Comitato tecnico scientifico per permettere agli impianti sportivi di tornare ad accogliere gli appassionati dal 6 marzo. Gli scienziati del Cts, infatti, se per un verso sarebbero a favore della ripartenza dello sport amatoriale, d’altra parte sono preoccupati per le varianti del virus: “Si valuta con molta preoccupazione, in questa fase dell’epidemia sostenuta – hanno detto dal Cts qualche giorno fa – il riscontro potenziale di aggregazioni tra persone all’interno degli impianti sportivi, soprattutto in ambienti chiusi e confinati. Ma si ritiene particolarmente importante il ritorno alla fruizione delle attività fisiche, soprattutto nei soggetti in età evolutiva e negli individui con patologie croniche e negli anziani, nei quali il benessere psico-fisico acquisisce una dimensione fondamentale sullo stato di salute”. Il CTS immaginerebbe impianti tassativamente chiusi in zona rossa, ma una “riapertura contingentata delle diverse ed eterogenee discipline sportive di base, improntata al principio di massima cautela”. “In zona arancione: oltre alle attività consentite nelle aree ‘zona rossa’ (sport individuali all’aperto, ndr), sono consentite nelle palestre, piscine e tensostrutture le attività sportive di base individuali, anche acquatiche, e le attività sportive dilettantistiche non di squadra o di contatto; sono inoltre consentiti gli allenamenti per le attività sportive di contatto e per gli sport di squadra esclusivamente se svolti in forma individuale, nel rispetto del distanziamento e del divieto di assembramento. Consentite le attività sportive e di danza indirizzata ai bambini in età scolare, in coerenza con l’apertura delle scuole”. Nelle regioni gialle, invece, “oltre alle attività consentite nelle aree ‘zona rossa e zona arancione’, sono consentiti gli allenamenti per gli sport da contatto e di squadra dilettantistico e di base”.
Parliamo dei problemi legati alla pandemia con Paolo Ramunno, laureato in Scienze Motorie, Personal Trainer, Vice Coordinatore Fitness, Istruttore di Pilates, Functional Training.
Come ha vissuto e vive Paolo Ramunno la paura della pandemia ed il disagio legato alle indispensabili restrizioni?
Faccio un’importante premessa, da quando è iniziato tutto non mi sono mai chiesto se fossero giuste o meno le restrizioni, ma ho cercato di capire quale fosse il modo migliore per superarle; inizialmente decisi di non farmi travolgere dalle mille notizie scoraggianti dei tg, quindi zero televisione e dedicai la maggior parte del mio tempo alla formazione personale e alla ricerca di un modo virtuale per fare fitness a modo mio. Cominciai quindi ad entrare in un loop di fredda inconsapevolezza, che però mi permise di incrementare le mie conoscenze tecniche e di trovare soluzioni online lavorative. Il tutto fu reso meno amaro dai contributi economici concessi dallo Stato, pochi soldi ma sufficienti a respirare un’aria meno soffocante. Dopo l’estate decisi di voler trovare una realtà lavorativa totalmente online, in modo tale da poter sopravvivere a successive restrizioni; fortunatamente trovai un’azienda (“Fusco Fitness di Giampaolo Fusco) che cercava personale su Milano e decisi subito di trasferirmi da Roma. A questo punto ho lasciato nella mia città natale ogni tipo di ansia e mi sono lanciato in una nuova avventura, che attualmente mi sta ripagando sia economicamente che mentalmente, insomma mi sento rinato in uno dei periodi più complessi della mia e della nostra vita.
Quanto ha investito la struttura in cui lavora nella realizzazione dei presidi indispensabili per evitare il contagio da Covid-19?
L’azienda in cui lavoravo a Roma, una palestra facente parte di una catena di 6 strutture (Passion Fitness) ha investito migliaia di euro su due fronti:
- Formazione mirata del personale sulle modalità di gestione sicura della clientela e della struttura.
- Acquisto di ogni tipo di attrezzatura richiesto dal DCPM in vigore a fine periodo estivo. L’impegno economico fu davvero alto, non sentii di altre palestre così ben organizzate, però viste le attuali circostanze, sarebbe stato meglio investire esclusivamente sulle modalità di allenamento virtuali, attuale unica forma di sostentamento per chi svolge il mio lavoro. Il loro impegno fu immenso e davvero degno di nota, avrebbero meritato molto più supporto nel loro percorso.
Per quanto concerne la mia attuale azienda, invece, l’adeguamento alle norme Anti-Covid fu più agevole; in quanto il core-business aziendale prevedeva già prima della Pandemia una massiccia componente lavorativa online.
Secondo Lei quanti ulteriori danni arrecherà al settore la chiusura imposta dal nuovo dpcm?
Sarò sincero, credo che il modo errato di affrontare la Pandemia sia la causa del fallimento di molte strutture fitness. Ormai non è più pensabile di continuare a lavorare in tale settore nelle classiche modalità, bisognerebbe reinventarsi e adeguarsi ai tempi odierni. Attualmente l’unico fitness ammesso è quello virtuale, che nonostante lo scetticismo diffuso, può davvero mantenere un’alta qualità tecnica e una buona componente umana.
Per il prossimo futuro, invece, si potrà sicuramente ripartire con le lezioni one to one, che chiaramente avranno un costo maggiore per la clientela, ma sarà forse un’opportunità a livello mondiale per trasmettere l’importanza sostanziale di un’attività fisica altamente specializzata.
In conclusione penso sia davvero difficile fare una previsione sugli ulteriori danni dovuti al momento Pandemico, ma questo solo perché sono convinto del fatto che tutto dipenda fortemente dal nostro potenziale creativo e innovativo.