Parkinson, diagnosi e cura sull’asse italo-tedesco

Parkinson, diagnosi e cura sull’asse italo-tedesco

1 Giugno 2019 0 Di l. e.

I pazienti verranno invitati a camminare in ambienti di realtà virtuale immersiva che riproducono situazioni della vita quotidiana ad alto rischio.

Studiare e comprendere meglio le problematiche legate al controllo posturale e locomotorio nei pazienti affetti da malattia di Parkinson, ma anche proporre e monitorare nuove strategie terapeutiche e riabilitative specifiche per ogni tipo di sintomo, attraverso la stimolazione cerebrale profonda di tipo adattativo. Sono questi gli obiettivi del nuovo laboratorio di analisi del movimento italiano, dedicato ai pazienti con malattia di Parkinson, inaugurato nell’Azienda socio sanitaria territoriale (Asst) Gaetano Pini-Cto di Milano e realizzato in collaborazione con l’Ospedale universitario di Würzburg e il centro Parkinson e parkinsonismi della stessa Azienda sanitaria milanese, con il contributo delle Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson.

Nel nuovo laboratorio di analisi del Movimento sarà possibile effettuare un’analisi specifica e mirata del cammino: una valutazione cinematica (ad esempio lunghezza e velocità del passo) verrà affiancata da valutazioni dinamiche (reazioni di forza con il terreno), elettromiografiche ed elettroencefalografiche. I pazienti verranno invitati a camminare in ambienti di realtà virtuale immersiva che riproducono situazioni della vita quotidiana (un incrocio stradale o una strada molto affollata) ad alto rischio per la comparsa di gravi problemi motori come il “freezing” della marcia o la comparsa di cadute. “La prevenzione delle cadute è proprio uno degli obiettivi principali della nostra attività di ricerca. Si tratta infatti di un evento temibile che può portare a fratture, ospedalizzazione, ridotta autonomia e scarsa qualità di vita per il paziente e per il suo caregiver – afferma Ioannis U. Isaias, ordinario di Neurologia Ukw-Università di Würzburg – stiamo quindi cercando di migliorare le strategie terapeutiche non farmacologiche sperimentando nuovi dispositivi di stimolazione cerebrale profonda (o deep brain simulation) di tipo adattativo che permettono una modulazione in base alle esigenze cliniche individuali del paziente e alle varie attività quotidiane. Parallelamente stiamo sviluppando anche nuovi metodi di programmazione computerizzata di questi neurostimolatori per un trattamento personalizzato”.

Questa linea di ricerca iniziata in Germania presso l’Università di Würzburg verrà adesso avviata anche nel nuovo Laboratorio italiano utilizzando questi nuovi dispositivi che sono in grado di stimolare e contemporaneamente registrare l’attività delle aree cerebrali impiantate. “Si tratta di un’importante innovazione tecnologica poiché soltanto monitorando in modo molto preciso il deragliamento dell’attività neurale correlato a ciascun sintomo della malattia di Parkinson, potremo mettere a punto neurostimolatori di tipo adattativo realmente efficaci” – precisa Isaias.

 Un primo passo in questa direzione è stato fatto per il “freezing” della marcia: è stata registrata l’attività della corteccia cerebrale motoria e del nucleo subtalamico prima, durante e dopo la comparsa di questo particolare problema del cammino. Durante questi episodi i pazienti mostrano una perdita funzionale della connettività tra queste due regioni cerebrali, come se smettessero in modo transitorio di comunicare.

“Si tratta di un approccio innovativo e multimodale: lo studio del cammino nella malattia di Parkinson non era mai stato eseguito con questo livello di complessità. I primi risultati di questa ricerca sono stati estremamente entusiasmanti e verranno pubblicati a breve su “Brain”, una delle riviste scientifiche più prestigiose in ambito neurologico. L’obiettivo è ora quello di poter replicare – dichiara Isaia – questa tipologia di analisi anche nel nuovo Laboratorio italiano al fine di approfondire altre problematiche del cammino, che resta uno degli aspetti della malattia meno controllati dalla terapia e dalla stimolazione cerebrale profonda. Queste analisi, al momento finalizzate a progetti di ricerca, saranno presto offerte come prestazioni ai pazienti”.

La malattia di Parkinson è un disturbo del sistema nervoso centrale. Insorge solitamente intorno ai 60 anni, anche se nel 5-10% dei casi può esserci un esordio prima dei 40 anni. Nel nostro Paese si stima che siano circa 300.000 le persone colpite ma è una stima per difetto.

“Considerando il progressivo invecchiamento della popolazione abbiamo elementi per credere che il numero dei pazienti sia più elevato, circa 450.000. Sono cifre che sottolineano ulteriormente l’impatto clinico e sociale della malattia di Parkinson e dei parkinsonismi – dichiara Pezzoli – l’identificazione precoce dei sintomi diventa cruciale quindi per una diagnosi e un intervento sempre più tempestivo: ci sono evidenze che ci suggeriscono che per esempio anche sintomi non motori come la riduzione o l’abolizione dell’olfatto, che colpisce circa il 50% dei pazienti parkinsoniani, o il disturbo comportamentale in sonno Rem (Rbd) caratterizzato da manifestazioni di agitazione motoria, siano predittivi di malattia”.