Parkinson, più frequente in chi ha sofferto di ulcera

Parkinson, più frequente in chi ha sofferto di ulcera

7 Ottobre 2024 Off Di La Redazione

Le persone che soffrono di danno alla mucosa intestinale, come ulcere o esofagiti, hanno molte più probabilità di sviluppare la malattia neurodegenerativa più avanti nella vita.

Nuove prove a supporto dell’ipotesi che la malattia di Parkinson avrebbe origine nell’intestino e non nel cervello, arrivano da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Jama Network Open.

 I problemi gastrointestinali sono comuni nei pazienti con disturbi neurodegenerativi. Chi è colpito dal Parkinson, in particolare, soffre di disfunzioni gastrointestinali. Ma per molto tempo “il Parkinson è stato descritto come una malattia che avanza dall’alto verso il basso, quindi inizia nel cervello e poi arriva all’intestino – ha detto l’autore dello studio Subhash Kulkarni, assistente professore al Beth Israel Deaconess Medical Center – ora un’altra ipotesi suggerisce che potrebbe trattarsi di un approccio dal basso verso l’alto, che inizia nell’intestino e arriva fino al cervello.” L’analisi ha coinvolto 9.350 pazienti senza diagnosi di Parkinson e che erano stati sottoposti a endoscopia con biopsia tra il 2000 e il 2005. La maggior parte aveva tra 50 e 64 anni.

Il danno alla mucosa gastrointestinale, dovuto ad esempio a ulcera peptica, la cui presenza è spesso legata a Helicobacter pylori, è stato associato a un rischio maggiore del 76% di sviluppare la malattia di Parkinson durante il periodo di follow-up, durato circa 15 anni.

I pazienti coinvolti nello studio, inoltre, avevano sofferto di problemi gastrointestinali molto prima di scoprire di avere il Parkinson, in media oltre 14 anni. Di qui il messaggio della ricerca, che è stata finanziata dal National Institute on Aging, dall’American Gastroenterological Association e dall’Università di Harvard: “I medici dovrebbero monitorare coloro che risultano di soffrire di danni alla mucosa intestinale, perché consentirebbe di diagnosticare e trattare in anticipo persone con il Parkinson, prima che i sintomi classici come la rigidità o il tremore diventino evidenti”, spiegano i ricercatori.