Patologie cardiovascolari, la presenza di una o più malattie autoimmuni aumenta il rischio
9 Ottobre 2022Rispetto alle persone senza malattie autoimmuni, i pazienti che ne soffrono hanno un rischio da 1,4 a 3,6 volte più alto a seconda della patologia in atto di sviluppare malattie cardiovascolari. Sono questi i risultati di uno studio firmato da Nathalie Conrad del Dipartimento di sanità pubblica e cure primarie alla Katholieke University (KU Leuven) di Lovanio in Belgio, e colleghi.
«Nel 10% circa della popolazione residente in regioni ad alto reddito come l’Europa e gli Stati Uniti vengono diagnosticate una o più malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, la psoriasi, la sclerosi sistemica, il lupus eritematoso e il diabete tipo I» scrivono gli autori, precisando che sebbene da precedenti ricerche siano emerse associazioni tra alcune di queste e un eccesso di rischio cardiovascolare, questi studi erano spesso troppo piccoli e limitati per trarre conclusioni definitive. Ma al Congresso annuale della Società europea di cardiologia svoltosi dal 26 al 29 agosto a Barcellona un gruppo di ricerca internazionale coordinato da KU Leuven ha presentato i risultati di un’indagine epidemiologica, poi pubblicata su The Lancet, basata sui dati del Clinical Practice Research Datalink (CPRD) britannico, un archivio elettronico di dati anonimi di pazienti provenienti da circa un quinto dell’attuale popolazione del Regno Unito. Tra 22 milioni di cartelle cliniche, i ricercatori hanno selezionato una coorte di pazienti con recente diagnosi di malattia autoimmune, esaminando l’incidenza di eventi cardiovascolari negli anni successivi in confronto a un gruppo di controllo. Così facendo hanno scoperto che le probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari nei pazienti con una o più patologie autoimmuni era in media 1,56 volte superiore rispetto a quella osservata nei pazienti senza tali patologie. Ma non solo: il rischio in eccesso cresceva a seconda del numero di malattie autoimmuni nel singolo paziente. E tra quelle con il maggiore eccesso di rischio c’erano la sclerosi sistemica, il morbo di Addison, il lupus e il diabete di tipo I.
Conclude in un editoriale di commento Paul Ridker, del Centro per la prevenzione delle malattie cardiovascolari al Brigham and Women’s Hospital di Boston: «Finora gran parte degli studi sui disturbi infiammatori cronici e sul rischio cardiovascolare si sono concentrati su un’entità di malattia alla volta e hanno utilizzato tecniche di campionamento di dimensioni moderate del campione. Ma i risultati di questo amplissimo studio aprono la strada allo sviluppo di misure preventive mirate per questi pazienti. Servono ora ulteriori ricerche che aiutino a capire perché i pazienti con una malattia autoimmune sviluppino più malattie cardiovascolari di altri e come si possa impedirlo».