“Piccoli” roghi crescono
27 Agosto 2019Il martirio senza fine di una terra devastata dall’antistato che coglie tutte le occasioni utili per ristabilire il suo dominio su aree vastissime della Regione Campania.
Un rogo, due roghi, tre roghi e poi…si smette di contare. Sono davvero tanti, troppi e tutti di origine dolosa, i roghi di rifiuti che – droni o non droni, convenzioni o non convezioni con i Vigili del Fuoco – hanno ripreso ad appestare l’aria un po’ in tutto il territorio regionale, segnatamente nel famigerato triangolo della, cosiddetta, terra dei fuochi, in quella fascia cioè posta a cavallo fra le province di Napoli e Caserta che da sempre vanta il triste primato degli incendi di spazzatura.
Nel territorio di Giugliano, dopo aver subito saccheggi di ogni tipo, è andata a fuoco persino la struttura che ospitava gli uffici dell’ex Commissario alle bonifiche dell’Area vasta. Al di là dell’incendio in sé, in questo caso conta anche la forte valenza simbolica dell’episodio criminoso. Un segnale, un monito minaccioso per ribadire che lì comandano “loro” e che “loro” sono più forti di tutti i controlli e di tutti i tentativi di bonifica. Il vero nodo da sciogliere è appunto questo. Un reale controllo del territorio che non può prescindere da un’efficace azione di contrasto, preventivo, contro i sodalizi criminali che traggono alimento dal business dei rifiuti.
Poi viene tutto il resto, compreso l’azione della politica che sino ad oggi, al di là dei consueti scaricabarile, non sembra sia riuscita a varare un piano condiviso d’intervento. La riprova anche nel recente ed abortito piano varato dalla Sapna (società di smaltimento della Città Metropolitana), che prevedeva siti di stoccaggio a Caivano, Casalduni e Marigliano, ma che ha raccolto il no secco da parte di tutti gli enti locali coinvolti. Non è certo una buona base di partenza per scongiurare il rischio di una nuova emergenza rifiuti che incombe, soprattutto in relazione all’imminente blocco, per manutenzione programmata, del termovalorizzatore di Acerra.
Ora, mentre assistiamo al dejà vu dei vari Comuni che, anche di fronte alla possibile emergenza, si oppongono all’utilizzo dei siti individuati ed alla diatriba fra il ministro dell’ambiente Costa e la Regione Campania, non c’è conclusione che tenga fuori da quella, certa, dell’aumento criminale delle diossine nell’ambiente e, nel tempo, quella di un’ulteriore impennata delle malattie neoplastiche. Niente di nuovo sotto il sole.