Pietro Donato, con la pandemia a dura prova la condizione psico-fisica degli atleti

Pietro Donato, con la pandemia a dura prova la condizione psico-fisica degli atleti

15 Febbraio 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

La pallanuoto è uno sport di squadra acquatico nato nel XIX secolo in Inghilterra e in Scozia.

Una partita di pallanuoto vede affrontarsi due squadre, ognuna rappresentata in campo da sette giocatori (sei di movimento più un portiere) che possono essere sostituiti nell’arco della partita per un numero illimitato di volte, tranne nel caso commettano tre falli gravi, nel qual caso, viene decretata una espulsione definitiva con relativo obbligo di sostituzione. 

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un giovane e valido pallanuotista: Pietro Donato.

Pietro nasce il 21 Gennaio 2001 a Genova, inizia a sentire l’odore tipico del cloro di una piscina all’età di 7 anni, quando il padre portava lui e la sorella minore ai corsi di nuoto per bambini. Allaccia la mia prima calottina qualche anno dopo, a 11 anni infatti inizia pallanuoto nella storica società genovese Andrea Doria; dopo le annate giovanili under 13 e 15 cambia società e giocai 3 anni nella Rari Nantes Sori. Dopo la parentesi giovanile granata (colori del Sori) fa gli ultimi anni di under 20 nello Sturla e nel Rapallo. Da 3 anni gioca nella prima squadra del Rapallo in serie B.

Come ha vissuto e come vive, come ha affrontato e come affronta la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili, severe misure restrittive?

All’inizio della pandemia, ovvero Marzo 2020, nessuno conosceva la gravità della situazione a cui stavamo andando incontro, pertanto le uniche cose che si potevano predicare erano calma e pazienza. Quando, però, i campionati si sono fermati insieme a qualsiasi altra attività sportiva si è capita la criticità del periodo.

Per chi è abituato ad allenarsi tutti i giorni è difficile fermarsi per un periodo così ampio, soprattutto se si tratta di allenamenti in acqua.

Quanti danni hanno causato allo sport, in generale, e alla pallanuoto in particolare, le chiusure indiscriminate della prima ora e la confusa se non cattiva gestione politica?

Lo sport in generale ha pagato e sta pagando a caro prezzo i danni causati dalla pandemia, in primis per la posticipazione dei vari campionati e in secondo luogo per la mancanza di persone, tifosi e familiari negli stadi, nei palazzetti sportivi e nelle piscine.

Mi sembra giusto specificare come in questi anni di covid sia aumentato il gap tra sport di serie A (ovvero attività che hanno introiti economici come il calcio) e sport di serie B (attività che non hanno molto seguito come la pallanuoto).

Quanto valore attribuisci al binomio sport salute ovvero, quanto è fondamentale l’attività sportiva per il conseguimento e il mantenimento del benessere psicofisico?

Come accennato in precedenza, lo stop di un’attività sportiva quotidiana non solo ha gravato da un punto di vista fisico sull’atleta, ma anche da un punto di vista psicologico.

Dalla mia piccola esperienza personale, quando ho potuto tuffarmi nuovamente in acqua dopo mesi di astinenza ho provato le stesse emozioni che provavo da bambino: felicità, stupore ma anche ansia.

Potersi allenare con continuità per ragazzi e ragazze è di fondamentale importanza. La vita quotidiana va di pari passo con la vita sportiva e viceversa.

Cosa ti ha dato la pallanuoto in termini di crescita personale, sociale e professionale?

La pallanuoto mi ha dato molto in termini di crescita personale. Raziocinio e determinazione fondamentali nello studio, per quanto riguarda il presente, e nel lavoro, per quanto riguarda il futuro. Avere costanza e cattiveria (rigorosamente agonistica) serve nella vita di tutti i giorni, poiché viviamo in un mondo pieno di lupi, spesso più affamati di noi.