Più defibrillatori, meno decessi per infarto
19 Giugno 2019Anche in Campania le malattie cardiache sono al primo posto fra le cause di mortalità. L’uso su larga scala di defibrillatori potrebbe essere la risposta preventiva di elezione.
Secondo i dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità, le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte nel nostro paese, essendo responsabili del 44% di tutti i decessi. In particolare la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte in Italia, rendendo conto del 28% di tutte le morti, mentre gli accidenti cerebrovascolari sono al terzo posto con il 13%, dopo i tumori.
Proprio oggi un lancio di agenzia Ansa ha ribadito i dati allarmanti relativi alle malattie cardiache, non solo in relazione alla mortalità ma anche per i gravissimi esiti invalidanti che esse comportano. In Europa – sottolinea l’Ansa – 1000 persone al giorno muoiono per arresto cardiaco, 400.000 in un anno, di cui 60.000 in Italia.In Campania la situazione è, sostanzialmente, sovrapponibile a quella nazionale. Ogni anno muoiono per infarto del miocardio acuto circa 3.000 individui, il 60% dei quali di sesso maschile. Negli uomini, i decessi per questa singola causa rappresentano quasi l’8% del totale dei decessi; il 5% nelle donne. Le morti per infarto miocardico acuto sono inoltre il 14% delle morti per malattie del sistema circolatorio (19% negli uomini, 10% nelle donne). “Èil killer numero uno nel modo occidentale, uccide una persona ogni 8 minuti, ma la sopravvivenza triplica se a intervenire, il prima possibile, sono i laici, ovvero personale non sanitario in attesa dell’arrivo dell’ambulanza”. A spiegarlo, durante l’audizione in Commissione affari sociali della Camera, Daniela Aschieri, direttore dell’Unità operativa di cardiologia e riabilitazione all’Ospedale Unico della Valtidone (Piacenza).
Nel corso dell’audizione, nell’ambito dell’esame delle otto proposte di legge presentate alla Camera recanti “Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero”, Aschieri ha illustrato i risultati ottenuti dal Progetto Vita, grazie al quale Piacenza è diventata la città più cardioprotetta d’Europa. Per chi è colpito da arresto cardiaco ogni minuto che passa diminuisce de 10% la possibilità di sopravvivere, per questo intervenire prima fa la differenza. “I nostri dati – sottolinea – mostrano il 41% di sopravvivenza tra i defibrillati da personale laico a fronte del 5% di quelli defibrillati da personale a bordo dell’ambulanza. Spesso il problema non è però solo la mancanza di defibrillatori, ma anche molte barriere al loro utilizzo, come la paura di fare del danno. “Ènecessario quindi – conclude – liberalizzarne l’utilizzo e aumentare l’informazione su come farlo”.