Polpo affogato? No, liberato
3 Febbraio 2020Scampato dalla pentola il cefalopode, ritornato al mare sorrentino, è una creatura intelligente e tutta da scoprire come spiega Claudio d’Esposito, presidente Wwf Terre del Tirreno.
Sabato scorso, primo febbraio, durante il “recupero del “bambinello Gesù” deposto ai piedi della statua della Madonna del Vervece, nel periodo natalizio, i subacquei Toni Maresca (sommozzatore della Guardia di Finanza, devoto alla Vergine sommersa protettrice dei sub e della gente di mare) e Franco De Gregorio (discendente di una famosa famiglia di pescatori di Marina della Lobra e Presidente cooperativa Cooport di Sorrento), hanno liberato nello stupendo habitat naturale che abbraccia lo scoglio del Vervece, un polpo, salvato dalla tavola di qualche ristorante locale da Claudio d’Esposito, Presidente Wwf Terre del Tirreno attento alla salvaguardia e tutela dell’intero ecosistema marino.
Il luogo prescelto per la liberazione del cefalopode è “Zona A”, riserva integrale dell’Area Marina Protetta “Punta Campanella” dove vivono e si riproducono indisturbati decine di esemplari di fauna marina. Claudio d’Esposito, di seguito, ci descrive le straordinarie caratteristiche di questo cefalopode.
“Dare la libertà ad un animale selvatico è sempre un’esperienza entusiasmante che ci fa sentire bene con la propria coscienza – dichiara Claudio d’Esposito presidente del Wwf Terre del Tirreno – Stavolta è accaduto con quello che può sembrare un animale banale: il polpo. Ma non lo è affatto! In molti che lo apprezzano solo “a tavola” ignorano che siamo di fronte ad uno delle creature marine più timide, affascinanti, misteriose e intelligenti che conosciamo.
I polpi e i loro tentacoli hanno ispirato leggende, fiabe e mostri mitologici. Oggi sappiamo molto del Polpo (Octopus vulgaris) grazie agli studi compiuti dagli scienziati, tra cui quelli della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli.
Si ipotizza che, milioni di anni fa, la perdita del guscio possa aver contribuito allo sviluppo della sua complessa personalità.
È maestro di mimetismo, ma anche una creatura estremamente vulnerabile che si trova sul menu di quasi ogni predatore, dalle foche ai delfini, ai gabbiani, oltre che dell’uomo!
Usa i tentacoli come apribottiglie, ricicla i gusci di cocco per farne rifugi e risolve le situazioni di conflitto con il linguaggio del corpo. Il polpo è decisamente atipico tra gli animali intelligenti. Nel regno animale, le “teste pensanti” (grandi scimmie, elefanti, delfini, corvidi, balene, pappagalli) condividono due peculiarità: vivono in gruppo (la capacità di gestire una fitta rete di relazioni favorisce la trasmissione di conoscenze, oltre allo sviluppo cerebrale), e vivono a lungo, sia perché un grosso cervello ha bisogno di tempo, per svilupparsi, sia perché l’intelligenza contribuisce a proteggerli dai pericoli. Il polpo invece è un animale solitario, restio a stringere legami duraturi.
Non solo: ha vita breve. Si sviluppa velocemente e muore prima dei due anni di età, spesso dopo essersi riprodotto. Dopo l’accoppiamento infatti entrambi i partner muoiono, anche se con tempi diversi. Dopo aver fertilizzato le uova della femmina, i maschi vagano qua e là per qualche mese finché non periscono. Le femmine invece, aspettano che le 100-400 mila uova deposte si schiudano, smettendo anche di mangiare pur di fare la guardia al prezioso carico. Dopo la schiusa, le cellule del corpo della madre vanno incontro a un suicidio programmato, che inizia dalle ghiandole ottiche fino a coinvolgere, mano a mano, tessuti e organi interni.
Ha abitudini alimentari “frugali e ordinate”: dopo aver mangiato scarta i gusci dei granchi e delle conchiglie, e le lische dei piccoli pesci. È in grado di orientarsi in un labirinto, risolvere piccoli compiti (come aprire contenitori col tappo), utilizzare utensili di fortuna per nascondersi dai predatori.
Anche se tra otto tentacoli è difficile scegliere, pare che anche i polpi abbiano un arto preferito.
I tentacoli hanno “menti” autonome. Due terzi dei neuroni dei polpi risiedono nei loro tentacoli e non nella testa. Può quindi capitare che un tentacolo risolva un piccolo compito come aprire il guscio di una conchiglia mentre il suo proprietario è impegnato in altre faccende, come l’esplorazione di un anfratto.
Ha tre cuori. Due pompano sangue venoso nelle branchie e uno è responsabile della circolazione nel resto degli organi. Quando i polpi nuotano, quest’ultimo cuore smette di battere: ecco perché preferisce strisciare sul fondale anziché nuotare, un’attività che lo lascia stremato.
Ha sangue blu. Il sangue dei polpi contiene enocianina, una proteina in cui è presente il rame, che trasporta l’ossigeno in tutto il corpo: a contatto con l’aria, il fluido diviene quindi blu e non rosso (come accade al nostro sangue, ricco di ferro).
L’inchiostro emesso non ha il solo scopo di favorire la fuga da un pericolo ma è anche in grado di danneggiare fisicamente il nemico. Contiene infatti un enzima chiamato tirosinasi che, spruzzato negli occhi dell’aggressore, provoca irritazione e difficoltà visive, e parrebbe che riesca ad inibire olfatto e gusto dei predatori, rendendo più difficile l’individuazione del polpo.
Il camuffamento è la sua arte. A differenza di altri animali marini dotati di abilità mimetica, i polpi non provano ad assumere i colori dell’intero habitat che li circonda (sabbia, alghe, coralli) ma scelgono un oggetto preciso (per esempio una conchiglia) e si mettono in posa per assomigliargli. Anche la consistenza della loro pelle può variare: per esempio un polpo per assomigliare ad un’alga usa i muscoli per sollevare tante piccole papille dalla pelle e mimare le sembianze delle increspature del vegetale marino.
Recentemente alcuni scienziati hanno ipotizzato che i polpi addirittura “sognano” quando dormono! Come si fa a non avere rispetto e ammirazione di una tale creatura? Imparando a conoscerla impariamo anche ad amare il suo mondo che è il mare!
La maggior parte dei polpi che consumiamo viene dall’Africa settentrionale e occidentale. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura ogni anno vengono importati, globalmente, 270 mila tonnellate di polpi. A causa dell’eccessivo prelievo le riserve di polpo si stanno assottigliando: in Giappone, per esempio, i polpi pescati si sono dimezzati tra il 1960 e il 1980. Un analogo depauperamento delle riserve ittiche sta avvenendo anche nelle acque africane e la pesca di polpo si è progressivamente spostata dal Marocco alla Mauritania, al Senegal”.