Precari, la Campania è terra di confusione
29 Settembre 2019Sulle assunzioni in sanità, la Cisl-Fp di Salerno chiama direttamente in causa il presidente della Giunta regionale: “De Luca, se ci sei batti un colpo e fatti sentire”.
“Bisogna trovare una immediata soluzione, la data del 30 settembre potrebbe sancire una definitiva frattura che stronca le speranze di migliaia di operatori del settore sanitario regionale – dichiara Pietro Antonacchio Segretario Generale della Cisl-Fp di Salerno – la linea della nostra organizzazione sindacale è chiara. Chi è dentro ci deve rimanere. Tutti coloro che sono fuori devono entrare immediatamente. È a grave rischio la credibilità del presidente De Luca”.
In tutta la regione sono a rischio i contratti dei lavoratori a tempo determinato perché sembra moltiplicarsi il rischio della decisione dell’Asl Na 2 che ha deciso di non procedere ai rinnovi. È un atteggiamento che impone una grossa riflessione, perché oltre a quelli in scadenza al 30 settembre che non sono stati ancora rinnovati, ad ottobre saranno centinaia i lavoratori a cui scade il contratto a tempo determinato, e si arriverebbe per il 31 di dicembre a oltre 1200 lavoratori in tali condizioni. Lavoratori che escono fuori da una filiera che grazie alla loro attività ha garantito i livelli essenziali di assistenza.
Per la Cisl, Il problema vero è che la complessità della situazione non si può gestire mettendo sullo stesso piano le varie differenti situazioni. Ci vuole una capacità vera, che dovrebbe essere intrinseca a chi pensa che la politica può ancora governare i processi, per esemplificarli e meglio individuare le caratteristiche di ogni specificità, di ogni peculiarità in cui si manifesta il precariato, cercando di evitare una guerra tra poveri e sfiduciati che a tratti si sentono gravemente ma forse concretamente abbandonati dalla politica.
In Regione Campania è da oltre un decennio che i lavoratori della sanità vengono impiegati e sfruttati con varie forme di precariato per garantire i Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) e ancora non si riesce a trovare una strategia che possa accomunare esigenze di garantire un adeguamento del fabbisogno d’organico. Quello che la politica non affronta è il problema vero e cioè che il fabbisogno di personale della dirigenza e del comparto, con il Decreto 67, è stato affrontato con una procedura esclusivamente matematica, fatta con degli algoritmi che non tenevano conto del bisogno di salute, della necessità di garantire qualità prestazionale e qualità dell’assistenza. È impossibile non capire questo! Ed è altrettanto impossibile non capire che la discussione sull’adeguamento degli organici, a partire dai bisogni assistenziali, molto probabilmente potrebbe dare una certezza a migliaia di operatori del settore, poiché comunque lo stesso decreto ne sancisce circa in 15.000 la necessità, benché sottostimata.
È altrettanto incomprensibile non analizzare nel concreto le esigenze reali di ogni singola azienda sanitaria. A partire dai milioni di euro che si spendono per il lavoro straordinario e le attività libero professionali, che rendono impossibile la contrattazione di secondo livello, per capire che molto probabilmente che il contratto a tempo determinato non ha fatto minimamente abbassato il monte salari relativo a tale istituto. Senza considerare che parliamo di uomini e donne con la loro professionalità, le loro esigenze e le loro speranze. Vi sono problemi, vi è una diatriba fra l’utilizzo di graduatorie e di concorsi, una lotta tra poveri, alimentata da una politica assente, con visoni contrastanti anche da parte delle organizzazioni sindacali. Una delle proposte del Sindacato è di esaurire tutte le graduatorie, perché il bisogno ad esempio degli OSS è di 5.000 unità in tutta la regione Campania; e noi stiamo parlando di 2.500 operatori che con la loro messa in servizio garantirebbero solo ed esclusivamente il 50 % del fabbisogno concreto. La stessa cosa vale per gli infermieri.
Purtroppo, senza una cabina di regia regionale che governi la materia si assisterà alla scelta incongrua degli attuali “padroni” del sistema salute, scelti e voluti dal Presidente De Luca, che si ergeranno a “padroni delle ferriere” e con le loro scelte finiranno per delegittimare lo stesso governatore, facendogli perdere la guerra su quello che era il suo cavallo di battaglia ovvero determinare un equilibrio nella falcidiata sanità, settore che drena oltre il 70% delle risorse in bilancio della Regione.
L’augurio della Cisl-Fp è che il governatore intervenga immediatamente poiché tutti sono consapevoli che il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera è inadeguato e sottostimato rispetto al fabbisogno assistenziale e che il redigendo Piano Territoriale mostrerà le grandi lacune di quello che dovrebbe essere il filtro principale, per evitare l’ospedalizzazione inappropriata e la migrazione in altre aziende sanitarie fuori regione.