Premio Capo d’Orlando, Francesco Vaia: “Covid ormai alle corde, serve KO definitivo”
10 Ottobre 2021La fiducia del direttore dello Spallanzani alla consegna dei riconoscimenti del Museo Mineralogico Campano.
“Se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è la centralità della ricerca”: con queste parole esordisce il professor Francesco Vaia, direttore dell’Istituto “Lazzaro Spallanzani” di Roma intervento a Vico Equense per ritirare il Premio Scientifico Internazionale “Capo d’Orlando” per la divulgazione. Il contributo di studio e di ricerca che il suo istituto ha dato e continua a dare nella lotta al Covid lo ha reso infatti punto di riferimento italiano e internazionale fin da quando il laboratorio della dottoressa Maria Rosaria Capobianchi isolò, prima in Europa, il Sars Cov 2, ormai oltre un anno e mezzo fa. E poi la guarigione della coppia cinese, che fece capire al mondo intero che il nemico invisibile poteva essere sconfitto. E poi il lavoro di ricerca e studio quotidiano per trovare nuove cure, grazie alla forza del team che lavora con lui per lasciare la pandemia alle spalle: “Io sono solo un narratore della gesta dei miei colleghi, attraverso me premiate un istituto che è un orgoglio italiano” ammette lo stesso direttore. E di “exit strategy” il professor Vaia è venuto a parlare, visto che come dice lui stesso: “Il Covid ormai è alle corde, serve il ko definitivo”. La via d‘uscita che lui indica è multifattoriale, prevede una risposta di sistema dove il solo contributo dei medici non basta: “Dal punto di vista sanitario serve un mix tra vaccini e cure: i primi senza dubbio stanno funzionando, lo dicono i numeri al di là delle profezie nefaste dei gufi che prevedevano alti numeri di contagiati sia dopo le vacanze che alla riapertura delle scuole. Riguardo alle cure, stiamo lavorando alla seconda generazione di anticorpi monoclonali che funzionano anche contro la variante Delta e che possono aiutare quanti non hanno sviluppato anticorpi neutralizzanti ”. Fin qui la medicina. Ma poi il resto sta alla politica, alle decisioni dei Governi. “La strada italiana di aprire con cautela si sta rivelando corretta al contrario di altre soluzioni internazionali che si sono dimostrate fallimentari – continua Vaia – però siamo in ritardo su scuola e trasporti. Negli edifici scolastici vanno ripensati gli impianti di termoregolazione perché in vista dell’inverno non è pensabile fare sempre lezione con le finestre aperte. Va potenziato e retribuito meglio il personale docente per dire addio alle classi pollaio composte anche di 35 alunni e poi i trasporti: gli under 12 vanno a scuola accompagnati da familiari vaccinati ed entrano in edifici dove il personale è vaccinato. Il problema sono gli adolescenti e quanti usano i mezzi pubblici stracolmi per spostarsi. Lo so che sono interventi che costano ma la via d’uscita passa di qui”. Anche da Vico Equense il direttore dello Spallanzani ribadisce che al momento la priorità non è la vaccinazione dei bambini quanto degli indecisi: “I numero ci dicono che negli under 12 i contagi sono irrilevanti: nei principali centri pediatrici italiani, l’ospedale “Bambin Gesù” di Roma e l’ospedale “Gaslini” di Genova non ci sono bambini in terapia intensiva e se c’è qualche ricoverato negli altri reparti presenta sintomi lievi. Per questo, per i bambini, al momento, il rapporto rischi – benefici pende dalla parte del rischio”. Altra emergenza è la vaccinazione del Sud del mondo: “E non si tratta solo di una questione etica – puntualizza Vaia – perché nel mondo globalizzato di oggi i flussi migratori si spostano da un Paese all’altro. Le case farmaceutiche devono abbassare i prezzi dei vaccini e i Governi devono intervenire affinché anche i Paesi più poveri siano immunizzati”.
Non è un caso che nel giorno della consegna dei riconoscimenti del Museo Mineralogico Campano Fondazione Discepolo organizzati dal dottor Umberto Celentano con il patrocinio della Città di Vico Equense, della Regione Campania, dell’Università Federico II e dell’Ugis, Unione giornalisti scientifici, il professor Vaia sia stato insignito contestualmente a Sir Peter Ratcliffe. Quest’ultimo, infatti è premio Nobel per la Medicina nel 2019 per gli studi sull’ ipossia, su come si adattano le cellule alla carenza di ossigeno, come avviene ad esempio anche nel caso delle difficoltà respiratorie indotte dal Covid. Ratcliffe, medico britannico, direttore della Ricerca Clinica del Francis Crick Institute di Londra e Studioso Emerito a Oxford dell’Istituto per la ricerca sui tumori, è stato il 17esimo Nobel a ricevere la targa d’argento raffigurante i pesci del Cretaceo rinvenuti in località di Capo d’Orlando di Vico Equense. I premiati delle altre sezioni sono stati la professoressa Elisabetta Moro, professore ordinario di Antropologia culturale all’Università di Napoli “Suor Orsola Benincasa”, titolare dell’insegnamento di Antropologia della Dieta Mediterranea nel Corso di Laurea in Scienze gastronomiche mediterranee dell’Università di Napoli Federico II e Condirettrice del Museo virtuale della dieta mediterranea e del MedEatResearch – Centro di ricerche sociali sulla Dieta Mediterranea di UNISOB (premio “Scienza e alimenti”); il giornalista Luigi Vicinanza, presidente della Fondazione CIVES – Museo Archeologico Virtuale di Ercolano (premio “Comunicazione multimediale”); Carmelo Giuffré Presidente e AD della Irritec S.p.A., azienda nata in Sicilia nel 1974 e divenuta tra i leader mondiali nel settore dell’irrigazione di precisione (premio “Scienza e industria”); il dott. Sylvain Bellenger, Direttore Generale del Museo e Real Bosco di Capodimonte (premio “Management museale”). Nel corso della cerimonia, presieduta dal rettore dell’Università Federico II di Napoli Matteo Lorito e moderata dal giornalista Antonino Siniscalchi, i premiati hanno anche dibattuto dell’importanza della dieta mediterranea quale stile di vita salutare, dell’importanza del risparmio idrico in agricoltura e dell’importanza delle tecnologie digitali per fare cultura e didattica anche in tempi di pandemia, senza dimenticare il ruolo trainante che può avere il Sud Italia nel fare da traino visto il suo patrimonio di bellezza, cultura e saperi.