Prevenzione del rischio clinico e sostenibilità economica del welfare.

Prevenzione del rischio clinico e sostenibilità economica del welfare.

6 Ottobre 2018 0 Di Bruno Zamparelli *

Bruno Zamparelli

E’ uno dei dati che emerge dal report sulla salute mondiale, realizzato congiuntamente da Who, Ocse e Banca Mondiale (International Ergonomics and Human Factors Association). L’errore medico, quindi ed il conseguente contenzioso giudiziario, rappresentano un vulnus notevole per il funzionamento del nostro Servizio sanitario Nazionale. Strettamente collegata al fenomeno imperversa  la pratica della medicina difensiva ( maggiori prescrizioni di farmaci, esami diagnostici, ricoveri ospedalieri, degenze più lunghe ecc), attraverso la quale il professionista sanitario ritiene (e forse non sempre a torto) di potersi meglio difendere dal rischio di incorrere in errore oppresso dall’ansia  di essere coinvolto in azioni legali con conseguenze civili e penali che possono condizionare la sua vita, soprattutto quando si incorra nella cosiddetta “colpa grave” che lo espone, spesso, in prima persona all’obbligo di risarcire il paziente, di pagare le spese legali e di divenire, allorché incolpevole, la “seconda vittima” dell’errore ( WU. Medical error: the second victim. 2000).

  In Italia il costo stimato – sicuramente in difetto –  collegato al solo fenomeno della medicina difensiva ammonterebbe a 15 miliardi l’anno cifra che corrisponderebbe a circa il 12 % della spesa sanitaria totale cui andrebbero aggiunti i costi relativi al maggior carico lavorativo dei professionisti impegnati nell’espletamento di pratiche spesso inutili, in qualche caso addirittura dannose. In definitiva, al di la della certezza dei numeri non può disconoscersi che un 30% di incidenza sulla spesa sanitaria totale (cui vanno aggiunti i costi per spese assicurative (in costante inarrestabile crescita) non può non incidere in maniera determinante sulla sopravvivenza del nostro modello di Servizio sanitario. Preoccupazione chiaramente esplicitata pochi anni fa dal Governatore della banca europea Draghi che dichiarò “Il welfare in Europa è morto”. La Legge 24/2017, cosiddetta Legge Gelli Bianco, che tanto interesse ha suscitato tra gli operatori della sanità ha puntato grande attenzione al tema della responsabilità professionale dell’operatore (non sempre favorendone la serenità lavorativa per talune sconsiderate prescrizioni) e poco o nulla invece allo sviluppo reale della cultura della prevenzione del rischio clinico nelle strutture sanitarie. Così, ad eccezione di alcune Regioni del Nord e del Centro del nostro Paese (sempre le cosiddette Regioni “virtuose”) lo sviluppo di tale sistema innovativo di governance resta al palo ed è talora servita solo ad attribuire incarichi “gratificanti” a professionisti di varia provenienza culturale.

La prevenzione del rischio clinico nelle organizzazioni sanitarie ha bisogno, per realizzarsi, di una cultura aperta, disposta a confrontarsi e a imparare dagli errori, pronta a superare le divisioni organizzative, ad affrontare i problemi con un approccio multidisciplinare condividendo   gli strumenti di analisi. Fondamentale per ottenere nel tempo risultati effettivi è che tutti gli attori del sistema (clinici, medici di organizzazione, infermieri, sociologi, bioingegneri, responsabili della sicurezza, medici legali, amministratori, farmacisti   ecc.) si sentano parte di un sistema virtuoso in  cui l’errore rappresenta una risorsa da utilizzare per migliorare non già occasione per colpevolizzare chi ha sbagliato. Fondamentale, innanzitutto, è che nelle potenzialità enormi di questo strumento ci credano realmente il management aziendale ed ancor di più le Amministrazioni regionali cui spetta il compito di creare una rete efficiente ed efficace che funzioni sotto la guida attenta di una regia nazionale.

Tutti  i   sistemi organizzati, in particolare quello sanitario ad altissima complessità, presentano  condizioni   latenti   di  insicurezza che, in determinate circostanze, favoriscono l’errore umano: gli operatori sanitari rappresentano, spesso più le vittime che gli artefici dell’incidente. In alcuni casi, poi, crea enorme rabbia negli operatori sanitari, constatare come le amministrazioni centrali, responsabili in gran parte del disastro organizzativo della nostra sanità, piuttosto che “fare squadra” assumano, a priori, atteggiamenti demagogici di colpevolizzazione.

Imparare dall’errore ” deve essere il motto di una moderna governance degli ospedali e della sanità più in genere. L’insieme di queste azioni, elevate a sistema, contribuirà a scrivere la mappa del rischio di una unità operativa, dell’intero ospedale e del sistema sanità nel suo insieme, con lo scopo di ridurre la possibilità di errori.

                                                                                                         

* Presidente Società Italiana Rischio Clinico (SIRiC)