Prevenzione vaccinale per la salute del futuro: un valore inestimabile per adulti e anziani
22 Marzo 2023La stagione dell’influenza non si è ancora del tutto conclusa e il covid, non ancora debellato, continua, seppur in misura minore, a mietere malati e in alcuni casi addirittura morti. Per le categorie a rischio è quindi ancora necessario sottoporsi al vaccino annuale antinfluenzale e per molti italiani è anche il momento per effettuare il nuovo booster contro Covid-19. La coincidenza di questi due importanti appuntamenti di prevenzione può rivelarsi un’occasione fondamentale per richiamare l’attenzione, più in generale, sull’importanza delle vaccinazioni dell’età adulta che saranno determinanti, specialmente tra i soggetti fragili e gli anziani maggiormente esposti alle infezioni, per evitare decessi e forme gravi di malattia.
Questo l’appello partito durante l’incontro “Investire sul futuro: la prevenzione vaccinale come volano di salute, benessere e sostenibilità” che si è svolto presso il Ministero della Salute.
“L’importanza delle vaccinazioni per la popolazione adulta e anziana è un tema al centro delle politiche condotte dal Ministero della Salute a tutela della salute pubblica e individuale, con un’offerta vaccinale attiva, gratuita e omogenea su tutto il territorio nazionale – ha dichiarato il Ministro della Salute, Orazio Schillaci in una nota di saluto -. L’Italia è tra gli Stati europei con maggiore longevità e in futuro si prospetta un ulteriore invecchiamento della popolazione che porta con sé un incremento delle malattie croniche e una perdita di autonomia che colpisce maggiormente gli anziani con reddito più basso. Promuovere la cultura della vaccinazione attraverso campagne di comunicazione mirate, come quelle che abbiamo realizzato per la vaccinazione antinfluenzale e anti-Covid, rappresenta un tassello importante a tutela della salute degli anziani, che sono oggi al centro di un forte impegno, da cui è nato il cosiddetto Ddl Anziani, proprio in questi giorni all’approvazione del Parlamento”.
Istituzioni, stakeholders, clinici e associazioni dei pazienti hanno affrontano il tema della prevenzione nell’adulto come strategia economica, sociale e di salute pubblica per lo sviluppo del Paese ribadendo il valore della prevenzione vaccinale come volano per la salute delle persone, il benessere di un invecchiamento attivo, i vantaggi di una società più produttiva.
L’iniziativa è stata promossa da Adnkronos insieme a Senior Italia Federanziani e Federsanità Anci e realizzato in collaborazione con FB&Associati e con il contributo non condizionante di Gsk
Entro il 2030, si prevede che il numero di persone di età pari o superiore a 60 anni aumenterà di oltre un terzo, raggiungendo 1,4 miliardi di persone[i] e l’Italia è uno dei Paesi più longevi, confermandosi al secondo posto tra i 27 Stati Membri dell’Unione Europea, con 83,6 anni, dopo la Spagna[ii].
Invecchiare in buona salute dovrebbe essere l’obiettivo prioritario delle strategie nazionali, europee ed internazionali ma in quest’ottica ci sono ancora molti passi da compiere. I programmi di immunizzazione “durante il corso della vita” sono una delle misure di maggior successo utilizzate per mantenere la salute pubblica, l’economia e la società. Oltre ad essere un ‘patrimonio’ in grado di evitare gravi malattie e morti sia nei bambini che negli adulti, i vaccini rappresentano anche un ‘tesoretto’ da centinaia di milioni di euro, se non miliardi, in termini di costi risparmiati ogni anno dal Ssn e dalla società in generale.
Le vaccinazioni, infatti, possono e devono essere considerate un investimento poiché consentono un risparmio di costi diretti e indiretti che, nel medio e lungo termine, favorisce la sostenibilità del sistema sanitario e socio-economico del Paese. Nonostante questo, la vaccinazione non è stata ancora sfruttata appieno per i vantaggi che può portare, soprattutto per quanto riguarda la popolazione adulta. Se infatti a livello pediatrico la vaccinazione ha raggiunto risultati di tutto rispetto (sebbene ulteriormente migliorabili) nell’adulto è ancora lontana dal raggiungere livelli di protezione adeguati nell’interesse della salute delle persone, della sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale (riducendo i costi per esami e ospedalizzazioni) e dell’obiettivo di raggiungere una vita attiva fino in età avanzata.
Secondo un sondaggio condotto da Senior Italia FederAnziani nel mese di marzo su un campione di circa 1.400 soggetti over 65 per analizzare quale sia la percezione che la popolazione anziana ha rispetto alle vaccinazioni – non solo quella antinfluenzale ma anche quelle che prevengono le infezioni da pneumococco o il fuoco di Sant’Antonio ad esempio – è emerso un buon livello di conoscenza generale ma esistono ancora alcuni bisogni non soddisfatti. Il 42% del campione infatti li conosce, è informato sulla gratuità e sa di avere diritto alla somministrazione ma, contemporaneamente, ben il 24% non riceve informazioni o ne ha troppo poche. Circa 1/3 del campione (34,3%) conosce questi vaccini grazie al proprio medico mentre più del 2% del campione ne ignora del tutto l’esistenza. Alla domanda se sono a conoscenza che il Servizio Sanitario nazionale raccomandi la somministrazione di alcuni vaccini per adulti ed anziani e li renda usufruibili gratuitamente, quasi l’80% degli intervistati risponde di essere a conoscenza dell’accesso gratuito alla somministrazione dei vaccini, il 15,3% dichiara di avere ricevuto poche informazioni mentre il 4,4% afferma di non averne mai sentito parlare. La ricerca è stata eseguita su un campione di 1.370 persone costituito in prevalenza da donne (54,7%) rispetto agli uomini (45,3%), e in prevalenza dal Centro Italia (54%, a seguire Sud con 38% e Nord con 8%).
I benefici della vaccinazione vanno oltre la prevenzione delle malattie acute, evitando conseguenze a lungo termine come le comorbilità e la cattiva salute, riducendo l’incidenza di complicazioni di malattie croniche come il diabete, le malattie respiratorie e l’insufficienza cardiaca, che possono essere costose. Pertanto, l’immunizzazione degli adulti non solo previene malattie, ricoveri ospedalieri e decessi prematuri, ma fornisce anche un più ampio beneficio economico individuale e sociale. Di conseguenza, oltre l’80% dei vaccini in fase di sviluppo è destinato agli adulti[iii].
Uno studio della Johns Hopkins University ha analizzato gli effetti degli investimenti in prevenzione sul contenimento della spesa sanitaria: per ogni dollaro speso in vaccini si risparmiano 16 dollari per le spese mediche e 28 dollari per costi indiretti legati alla produttività del lavoro, in totale 44 dollari[iv].
Analogamente, una recente ricerca di Altems ha considerato il numero di casi per influenza, malattia pneumococcica e herpes zoster nella popolazione italiana occupata, malattie oggi prevenibili grazie alla presenza di vaccini efficaci. L’impatto annuo complessivo è di circa 1,1 miliardi di euro, di cui 185 milioni relativi alla parte fiscale e 915 milioni a quella previdenziale[v].
Tuttavia, quasi l’80% dei Paesi europei spende meno dello 0,5% della propria spesa sanitaria per i programmi di immunizzazione[vi]; escludendo i vaccini contro la Covid-19 che ad oggi, anche in Italia, dispongono di un fondo dedicato.
Per raggiungere gli obiettivi di copertura prefissati dal Pnpv, solo per queste tre vaccinazioni bisognerebbe investire il 229% in più (2,4 Md€), senza considerare i soggetti cronici e immuno-compromessi che sono fortemente raccomandati alla vaccinazione, ma per i quali il piano non fissa obiettivi di copertura.
L’attenzione ai vaccini con particolare riguardo alla popolazione sopra i 60 anni e nei soggetti immunodepressi va quindi oltre il Covid e l’influenza. Ci sono infatti alcune infezioni virali e batteriche che possono essere prevenute efficacemente. I vaccini contro pneumococco, antimeningococco e Herpes Zoster rappresentano una grande opportunità contro patologie dalle gravi conseguenze e inoltre, intervenire nella limitazione di queste infezioni può costituire un’arma in più nella lotta all’antibiotico-resistenza che rappresenta la minaccia più significativa dei prossimi decenni.
È fondamentale approfittare dello sforzo che si è fatto e si sta facendo per la vaccinazione Covid per garantire ai fragili le coperture adeguate su importanti patologie che potrebbero colpire questa fascia di popolazione, mettendo in atto strategie vaccinali integrate che uniscano la vaccinazione anti-Covid con le altre, ovvero vaccinazione antinfluenzale ma anche quelle anti-Herpes Zoster e anti-pneumococco, anche incentivando, dove possibile, la co-somministrazione.
In tutto questo il problema però non è solo quello di trovare risorse per produrre e comprare più vaccini ma anche di trovare le soluzioni normative, organizzative e regolatorie di accesso che permettano d’identificare le persone adulte che possono beneficiare di certe vaccinazioni e creare per loro un sistema facile che li porti a proteggersi. Per tale motivo l’esperienza fatta con le vaccinazioni anti-Covid di massa nell’adulto potrebbe rivelarsi preziosa per creare anagrafi vaccinali e campagne informative efficaci.
L’attenzione delle Istituzioni verso le problematiche degli anziani, della cura delle persone non autosufficienti e del contrasto alle cronicità è crescente. Nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri ha approvato, con alcune modifiche, un disegno di legge (Ddl 506, il cosiddetto “Ddl Anziani”) che introduce deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane. Attraverso le deleghe, il provvedimento intende dare corso ad una riforma, in linea con il Pnrr, che dovrebbe riordinare ma anche semplificare il sistema dell’assistenza alle persone anziane fragili e non autosufficienti, potenziandolo. In questo quadro, nell’ottica di un investimento di salute pubblica teso ad assicurare una protezione e un miglioramento delle condizioni di vita delle persone anziane, la vaccinazione può svolgere un ruolo cruciale.