Primo: “Istituire le unità di ortopedia geriatrica”
16 Novembre 2018Rispetto ad una popolazione sempre più anziana, uno degli obiettivi prioritari di Carlo Ruosi – ordinario di ortopedia alla Federico II e neoeletto presidente dell’associazione italiana traumatologia ed ortopedia dell’anziano è quello di creare spazi di cura mirati.
Da pochi giorni è presidente dell’Aitog (Associazione italiana traumatologia e ortopedia dell’anziano) ma Carlo Ruosi – 58 anni professore ordinario di ortopedia nel Policlinico federiciano – ha già le idee chiare sul da farsi. “Come ogni società scientifica abbiamo il dovere di mettere a punto linee guida chiare per assistere in maniera corretta gli anziani con problemi ortopedici. Organizzeremo dibattiti, convegni, congressi. Ma prima di tutto è necessario stabilire un filo diretto con il ministero della Salute e con il ministro Giulia Grillo perché è necessaria la costituzione di unità chirurgiche di ortopedia geriatrica”.
L’Aitog durante il congresso degli ortopedici iscritti alla Siot (Società italiana di orto traumatologia) ha eletto il professore Carlo Ruosi presidente per il triennio 2019-2021.
“Oltre a stabilire un rapporto costante con il ministero della Salute l’Aitog avrà rapporti con tutte le altre società scientifiche, ma soprattutto con i cittadini”.
Che c’entrano, presidente Ruosi, i cittadini con una società scientifica?
“Sono i nostri interlocutori. L’Aitog è una società scientifica di ortopedici che trattano soprattutto alcune patologie direttamente collegate all’età dei pazienti: la traumatologia in generale, ma soprattutto il moloch delle fratture di collo femore e di tutte quelle degenerative provocate dall’artrosi alla colonna vertebrale, all’anca, alle ginocchia, alla spalla, alla caviglia. Solo per la traumatologia in Italia si registrano ogni anno circa 150mila fratture di cui circa 100mila riguardano il femore. I cittadini sono la nostra prima e più importante interfaccia: dobbiamo far capire loro che la traumatologia per fratture del femore, per esempio, non può essere gestita con una visione che chi opera il paziente nelle 48 dal momento della frattura è bravo, mentre non lo è chi non rispetta i paletti previsti dai Lea, i livelli essenziali di assistenza”.
Presidente Ruosi il governatore della Campania si riferisce spesso a questo dato considerandolo un successo della cosiddetta buona sanità.
“Io credo che sia opportuno creare delle unità chirurgiche di geriatria ortopedica prendendo spunto da quanto è stato realizzato in Germania, iniziativa che la Francia comincia ad attivare. Abbiamo dei casi sporadici di centri di geriatria ortopedica in Lombardia, Piemonte, Puglia. Ma parliamo più o meno di circa quaranta posti letto, possiamo considerare queste iniziativa dei campioni di una realtà da costituire in tutta Italia”.
Un centro di ortopedia geriatrica come deve essere organizzato?
“Parlavo del tetto fissato dai Lea secondo il quale una persona con frattura del collo femore deve essere operata entro 48 ore dal trauma. Prendendo per buono questo paletto pongo una prima domanda: il cittadino una volta operato deve essere rimandato a casa o in una struttura protetta? Credo che la soluzione migliore – e alla fine meno costosa perché garantisce migliori risultati sanitari – sia la seconda che, solo apparentemente, sembra la più costosa. In un centro di ortopedia geriatrica oltre al chirurgo e alla sua equipe devono essere presenti un internista, uno psicologo, un assistente sociale con le consulenze specialistiche necessarie per trattare le malattie di un paziente anziano. L’età è un fattore importante. Ministero e società scientifiche devono rendersi conto che la cura di un ultrasessantenne ha bisogno di un’attenzione particolare: se questi cittadini vengono trattati in maniera incongrua si finisce col pregiudicare la qualità della loro vita”.