Pronto Soccorso, evitabile oltre il 40% degli accessi
22 Febbraio 2024Oltre il 40% degli accessi al Pronto soccorso è rappresentato da codici bianchi e verdi: i pazienti vengono dunque quasi sempre dimessi poco dopo e si tratta di ingressi nei reparti di urgenza che potrebbero essere evitati se fosse presente una diversa risposta sul territorio.
A fotografare la realtà dei Pronto soccorso in affanno è il ministro della Salute Orazio Schillaci che, in audizione alla commissione Affari sociali della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla Medicina di Emergenza urgenza, indica anche le possibili soluzioni al problema.
Per il 2022, i dati di flusso riportano più di 17 mln di accessi in Pronto soccorso, con il 12% in codice bianco (massimo 240 minuti di attesa previsti), 50% in codice verde (120 minuti), 19% in codice azzurro (60 minuti), 17% in codice arancione (15 minuti), 2% in codice rosso (0 minuti). La stima degli accessi evitabili (codici bianco/verde con dimissione a domicilio) riporta una percentuale sul totale superiore al 40%”, sottolinea Schillaci. Il rispetto dei tempi, su base Regionale, viene uniformemente garantito per i codici bianco/verde, mentre per azzurro, arancione e rosso si assiste ad un notevole variabilità, e la dimissione a domicilio “rappresenta la quota preponderante degli esiti di tutti gli accessi, toccando il 70% del totale”. Uno dei punti critici, ha quindi affermato, è il “coinvolgimento e la responsabilizzazione della assistenza extra-ospedaliera nella gestione degli accessi evitabili”. Per questo, chiarisce il ministro, “il problema del Pronto soccorso non può essere affrontato da solo ma deve essere posto all’interno di una visione della sanità moderna e attuale”.
Questo significa “potenziare medicina territoriale, a partire dalle Case della salute e gli Ospedali di comunità, che – afferma – dovrebbero essere pensati e realizzati in prossimità degli ospedali perché questo fa sì che il cittadino si senta più sicuro se si rivolge a una struttura che magari poi è abbastanza vicina all’ospedale dove può sempre accedere in breve tempo in caso di un codice più grave di quello che poteva pensare”.
Sempre al fine di ‘ridisegnare’ il volto della sanità, puntando sempre di più al territorio e alle professioni, Schillaci ha anche annunciato che tra i collegati alla manovra 2024 ha inserito due importanti disegni di legge per il “potenziamento dell’assistenza territoriale e ospedaliera e per la riforma delle professioni sanitarie, che intendo definire e portare all’approvazione nel corso di quest’anno anno”.
Altro nodo cruciale è la carenza del personale sanitario, dal momento che “mancano circa 4500 medici e 10mila infermieri a livello nazionale e non tutte le Borse nella specialità di Medicina d’urgenza sono assegnate per scarsa attrattività della professione”. Da qui, il fenomeno dei medici gettonisti, che il governo sta contrastando. “Desta preoccupazione il numero dei contratti di specializzazione in medicina di Emergenza e urgenza assegnati: sono stati 510 pari al 47% dei posti disponibili nel 2021; nel 2022 sono stati 340 e nel 2023 sono stati 245 pari al 29% delle risorse stanziate a livello nazionale”. Questo trend, ha avvertito, “impone una riflessione ed è stata avviata una interlocuzione con il ministero dell’Università e le Regioni”.
In Italia, infatti, ben 11 scuole di specializzazione hanno una scelta dei posti totali messi a concorso che non supera il 50%. Proprio gli specializzandi rappresentano una grande forza per il Ssn: “Oggi abbiamo 40mila medici in formazione e stiamo lavorando per trovare un modo migliore per fare partecipare gli specializzandi all’attività all’interno dell’SSN già nei primi anni del corso di specialità”.
Infine, un messaggio che il ministro lancia ai giovani: “Chi sceglie di fare il medico non può pensare solo di avere un fine economico, pur essendo giusto che si abbiano stipendi adeguati”.