Prosopagnosia, ancora nessuna cura
1 Gennaio 2021Quando si presenta nelle sue forme più gravi la prosopagnosia rende impossibile il riconoscimento delle espressioni facciali e dell’età dell’interlocutore.
Alla parola prosopagnosia la mia memoria lega indissolubilmente un grande scrittore e accademico britannico Oliver Sacks che ha avvicinato con i suoi racconti e i suoi romanzi il grande pubblico ai misteri del funzionamento della mente umana, cito a memoria “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” e “L’occhio della mente”, molti però ignorano che lo stesso Sacks soffriva di una malattia, un deficit cognitivo-percettivo chiamato prosopagnosia, in inglese facial blindness. Ma cos’è esattamente la prosopagnosia? Ebbene, come vi ho anticipato trattasi di un deficit cognitivo-percettivo che non fa riconoscere i volti delle persone conosciute, e alle volte impedisce addirittura il riconoscimento anche del proprio volto, se lo si guarda allo specchio o in una foto. È uno speciale agnosia di tipo visivo. L’etimologia del termine deriva, come quasi tutte le parole medico scientifiche dal greco prosopon, faccia, e agnosia, non conoscenza. Le neuroscienze ne rubricano due tipi: la prosopagnosia acquisita, che si presenta di solito dopo un trauma o una lesione dell’area cerebrale, essa si sviluppa nel corso della vita in seguito ad un danno neurologico; poi c’è quella congenita, presente fin dalla nascita in un cervello sano, di cui non si ignorano ad oggi le cause. Tale patologia può portare alla depressione e a stati d’ansia sociale, inoltre è diffusa una notevole difficoltà nell’instaurare relazioni sociali (anche con parenti ed amici), a scuola e a lavoro. Purtroppo non è una condizione così strana, le statistiche mediche parlano di un 2% della popolazione. Quando si presenta nelle sue forme più gravi la prosopagnosia rende impossibile il riconoscimento delle espressioni facciali e dell’età dell’interlocutore, addirittura non si riesce a distinguere il sesso di chi si ha davanti, ed è molto difficoltoso distinguere oggetti da animali. La maggior parte dei casi di facial blindness derivano da lesioni cerebrali nella zona della porzione infero-mediale dell’area temporo-occipitale del cervello. Sovente è inoltre l’effetto di cause come tumore, gravi encefaliti, morbo di Parkinson e Alzheimer. Al giorno d’oggi non vi sono terapie che possano far guarire da questo disturbo, anche se vi sono alcune tecniche e cure atte per diagnosticarla. Alcuni specialisti sostengono che per curare la prosopagnosia è necessario risalire alle cause che l’hanno fatta insorgere, qualora si tratti del tipo acquisito, in altre parole è necessario un trattamento terapeutico di tipo psicologico ed eventualmente psichiatrico. Spesso si insegna a coloro che ne soffrono a riconoscere gli altri da altri particolari quale la corporatura, la voce, il taglio dei capelli, l’odore, il profumo che sovente adoperato, e tanti altri piccoli particolari di cui noi, che non ne soffriamo, teniamo in poco conto. Un po’ come capita per gli ipovedenti, colui che non riconosce i volti dovrebbe imparare altri segni di riconoscimento. Certo è causa di un disagio sociale enorme, chi ignora questo disturbo può interpretare male il comportamento di chi non saluta dopo che ha passato con te l’intero pomeriggio, per fare un semplice esempio, e prendersela a male. Il viso di ognuno di noi è parte fondamentale della nostra identità, su di esso è scritto chi siamo, e si palesano tutte le nostre emozioni. Il covid di buono ci ha insegnato quanto è fondamentale la ricerca e anche in questo caso fondamentale è informare la gente e chiedere ad amministratori e politici di investire nella Ricerca.