Proteggere gli Oceani per proteggere il futuro
9 Dicembre 2020“Ocean Decade” programma di ricerca promosso dall’Onu, l’unico scienziato italiano che vi partecipa è Roberto Danovaro presidente dell’Anton Dohrn di Napoli.
L’Ocean Decade è un programma promosso dall’Onu per il decennio 2021-2030 che punta a coinvolgere la comunità scientifica, i decisori politici, gli industriali e la società civile nell’individuazione di risposte efficaci in direzione del contrasto ai cambiamenti climatici, all’inquinamento e all’acidificazione degli Oceani, causa di perdita della biodiversità e di degrado degli habitat acquatici e costieri. Quarantacinque autorevoli esperti internazionali di ricerca oceanografica hanno inaugurato una nuova fase della ricerca globale sulle acque profonde. L’iniziativa degli esperti, finalizzata alla protezione degli oceani e allo sviluppo socio-economico nel rispetto degli equilibri ambientali, è confluita in un articolo scientifico dal titolo “A decade to study deep-sea life” appena pubblicato su Nature – Ecology&Evolution. Quattro gli obiettivi fondamentali che dovranno ispirare la ricerca sulla biologia delle profondità marine: equità nello sviluppo delle potenzialità di ricerca tra Paesi ricchi e meno avanzati; creazione e compartecipazione, secondo parametri condivisi, di un database globale relativo ai bacini oceanici; miglioramento della comprensione del ruolo dell’oceano profondo in rapporto agli ecosistemi e alle popolazioni umane; maggior ricorso alle conoscenze marine a supporto delle politiche di sviluppo sostenibile.
Tra i 45 esperti internazionali che lavorano alla ricerca l’unico italiano è Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, tra i più importanti enti di ricerca al mondo per la biologia marina e l’ecologia. È motivo di orgoglio rilevare quanta qualità umana e professionale c’è nella ricerca scientifica italiana legata al mare, e lo sottolineiamo ancora una volta, dopo avervi raccontato in un articolo precedente, sempre su “Tutto Sanità” (7 dicembre 2020), dell’accorato appello del biologo marino Silvio Greco per l’istituzione di un unico ente che raggruppi tutti i soggetti italiani coinvolti nelle ricerche marine per fare un ulteriore salto di qualità. Per questo motivo l’Italia, vista la sua carente disponibilità di navi da ricerca e di grandi infrastrutture per la ricerca marina, non deve lasciarsi sfuggire quest’ulteriore riconoscimento internazionale, perché dai successi dei biologi italiani in queste collaborazioni internazionali tutto il Paese potrà trarre beneficio e contribuire a potenziare l’economica blu eco-sostenibile.