Psicorecensione: la famiglia nelle fasi della vita

Psicorecensione: la famiglia nelle fasi della vita

20 Giugno 2020 0 Di Teresina Moschese*

Recensione psicologica al film “Figli” di Giuseppe Bonito, con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea. La sceneggiatura è stata scritta da Mattia Torre ed è tratta dal suo monologo “I figli invecchiano”.

 

“Figli” racconta cosa succede in una famiglia quando i suoi equilibri si modificano a causa di transizioni da una fase del ciclo evolutivo all’altra. La famiglia di Sara e Nicola è composta di tre persone: la coppia di coniugi e la loro figlioletta di 7 anni. Essi si trovano nella fase e ciclo di vita della famiglia con bambini piccoli in età prescolare, messi alla prova e sconvolti dalla nascita del secondo figlio, un gesto considerato eroico in un Paese, a crescita “zero”, quale l’Italia.

La narrazione dei piccoli e grandi problemi da affrontare nella quotidianità, è scandita dal costante sottofondo del pianto del nuovo arrivato, per convenzione cinematografica rappresentato da una sinfonia di Beethoven, dalla reazione degli amici alla notizia, dal sonno continuamente interrotto, dalla necessità di consultare dei pediatra “guru”, dal ruolo delle famiglie di origine, dalla scelta della tata, dalla necessità di negoziare i confitti attraverso delle regole su “chi fa cosa”, dal dover affrontare l’inevitabile crisi della coppia coniugale. Tutti elementi che, a seconda di come si sono affrontate le fasi precedenti del ciclo vitale, rischiano di far dimenticare perché ci si è scelti, perché ci si ama, e impediscono loro di ascoltare i desideri e i bisogni propri e quelli dell’altro.

I tre spunti di riflessione suscitati in me dalla visione del film, alla luce del mio approccio terapeutico di orientamento sistemico-relazionale:

  1. La famiglia come sistema è più della somma dei suoi componenti. È un gruppo emotivo unico, caratterizzato da una storia comune. Essa per procedere nel percorso evolutivo di crescita familiare ha bisogno di tener presenti e di rispondere ai bisogni evolutivi di ogni membro, nelle diverse fasi del ciclo di vita. Ogni famiglia, infatti, ha un ciclo vitale che parte dalla formazione della coppia, cui segue la nascita di un figlio, ed evolve man mano che i figli crescono, configurandosi di volta in volta come “famiglia con bambini piccoli”, “famiglia con adolescenti”, famiglia “trampolino di lancio”, famiglia “nido vuoto”, fino alla “famiglia in età senile”, richiedendole, in questo cammino, continue transizioni e adattamenti ai compiti di sviluppo che i membri della famiglia, in ogni determinata fase, sono chiamati a risolvere. Come evidenziato anche nel film, durante i passaggi da una fase all’altra avviene, secondo Haley, uno stress familiare più intenso, per cui, talvolta, possono accadere distorsioni o interruzioni in questo percorso evolutivo attraverso la comparsa di sintomi, segno che la famiglia è bloccata e può necessitare di un aiuto psicologico.

 

  1. L’entrata di un nuovo membro all’interno del sistema familiare comporta sempre una destabilizzazione, un cambiamento del sistema stesso. La nascita di ogni figlio, costituisce, infatti, un evento emotivamente impegnativo e, pur essendo un evento atteso, si configura come un momento di passaggio evolutivo che rompe l’equilibrio precedentemente raggiunto dalla famiglia, richiedendole, per proseguire in modo funzionale, di far fronte a nuovi compiti di sviluppo, quali in questo caso: ridefinire la relazione coniugale; costruire il ruolo e la funzione di genitori; rinegoziare i ruoli e le posizioni nei confronti della propria famiglia di origine.

Così in “Figli”, infatti, Sara e Nicola, genitori bis, nel prendersi cura dei figli, salgono di una generazione. Questo comporta che tra le sfide evolutive da affrontare vi siano anche quelle riguardanti la capacità di esercitare l’autorevolezza genitoriale, ponendo regole e definendo i confini tra il sottosistema dei figli e quello dei genitori, senza dimenticare i bisogni della coppia in quanto coniugi. Tutto ciò modifica, di conseguenza, anche la relazione con le proprie famiglie di origine, la generazione dei nonni, i quali devono accettare e sostenere i propri figli nel loro nuovo ruolo genitoriale.

 

  1. Il ruolo dei fratelli già esistenti e la gestione delle loro reazioni alla nascita di un nuovo membro. I genitori dovranno facilitare la creazione del sottosistema dei fratelli, mantenendo un atteggiamento il più possibile neutro equilibrato, piuttosto che distante, e stimolando la collaborazione e la cooperazione tra loro. Ho trovato eccezionali, a tal riguardo, le ridefinizioni che mamma Sara fa alla primogenita, quando, dinnanzi alle difficoltà della piccola ad accettare la nascita del fratellino, le mostra quanto grande sia il suo cuore: un cuore che, ora, ha spazio per quattro persone; e quando le fa immaginare di poter giocare, di lì a qualche tempo, con il fratello e di potersi alleare con lui, spalleggiandosi e sostenendosi a vicenda, nelle battaglie contro mamma e papà. Creare il sottosistema dei fratelli è una risorsa importante per lo sviluppo dell’autonomia e delle abilità sociali dei figli. Costituisce un laboratorio sociale in cui i figli possono sperimentare dinamiche relazionali simili a quelle che si troveranno ad affrontare nel rapporto con i coetanei e può essere una valida risorsa in caso di difficoltà familiari.

È un film interessante che affronta il tema delle dinamiche familiari alla nascita del secondo figlio in modo ironico, divertente e arguto. Lo consiglio vivamente a tutte le famiglie!

*Psicologa-psicoterapeuta familiare-psicodiagnosta