Quale sanità senza medici?
30 Marzo 2023
Nel crepuscolo della ragione, Giovambattista Vico sale in cattedra e parla del governo della Provvidenza nei “Corsi e ricorsi storici”. Renzo nella peste manzoniana che soffocava Milano in un clima di maledetta siccità viene scambiato per un turpe untore. Nella paranoia dei no-vax i medici sono gli untori del tempo moderno, asserviti al nuovo ordine mondiale, praticano vaccini all’ossido di grafene e sostanze letali che distruggono il sistema immunitario e la vita dei vaccinati.
Un muro di gomma respinge le ragioni della scienza, mette in dubbio il valore dell’evidenza, la logica epidemiologica, incrina il S.S.N. e il rapporto medico-paziente. Soffia il tempo sottile e insidioso del relativismo dove ognuno dà per certo la propria verità e dove tutto è falso.
È di dominio comune la notizia, riportata dai mass-media dell’assenza di medici ai concorsi per la copertura di incarichi ospedalieri, del 118, della medicina territoriale, soprattutto, in zone disagiate e a rischio per la salvaguardia degli operatori sanitari. Avviene nel nostro meridione, ma non solo, dove frequente è la denunzia di inefficienze, sovraffollamento di malati e loro familiari che, senza letto o spazi dignitosi, ricevono soccorso su barelle o mezzi di fortuna. Una condizione di grande precarietà che istiga comportamenti estremi, episodi da Far West, intimidazioni e aggressioni fisiche sul personale sanitario. Il resto lo aggiunge, molte volte, una cronaca strumentale e persuasiva che narra di malasanità dando spazio a fantasie, pseudo-realtà e, purtroppo, realtà che generano nell’opinione pubblica un substrato di diffidenza e sospetto.
Quanto è difficile fare il medico in una società così complessa e negazionista della malattia e della morte. Quanto incide la mancanza di personale e tecnologie, il bizantinismo della burocrazia, il burn-out lavorativo e l’invadenza e la devastazione di una cattiva politica. Molti parlano: “Bla blabla!” ma nessuno risolve. La Spes, ultima dea, gioca a favore del dottor Hausen: “l’illuminato” che non esiste nella realtà. Diventa nell’immaginario di chi guarda sul piccolo schermo un medico alieno che risolve la maggioranza delle patologie che giungono al suo ospedale ovvero “nell’isola che non c’è”.
“Ma poi la vita chi te la salva?” è scritto in un manifesto contro la violenza sui medici. Forse farai la vaccinazione con il latte di fico o in un viaggio della speranza andrai dallo stregone di turno che infilando la mano nel tuo ombelico caccerà lo spirito maligno della malattia? Oltre le fake news, esiste un disagio insostenibile documentato nella dimissione e dalla rinuncia al posto di lavoro di medici impegnati in reparti a rischio. A una migrazione che investe il territorio nazionale dove dal Sud si emigra verso il Nord e dal Nord verso l’estero, esce dal cappello del prestigiatore, un cilindro nero-fumo, un’ulteriore soluzione: utilizzare gli specializzandi negando loro, molto spesso, i diritti più elementari dei lavoratori e programmare un eventuale travaso nella dipendenza dei medici convenzionati con il SSN. È la teoria della coperta corta che copre secondo le mode e le stagioni ma non la dignità del lavoro e il diritto alla salute. Consapevole della genetica medioevale del popolo italiano, del potere di pochi e del servilismo di molti e della fragilità della democrazia ove mai esistesse la “democrazia di Platone”, chiedo “Dipendenti di chi e perché?”. Forse del meccanismo degli incarichi facente funzioni, delle assunzioni a orologeria, dei trasferimenti a discrezione, dell’estrazione dei numeri della cabala, dei capricci del pubblico che occhieggia al privato nella spartizione del profitto e del potere?
La “Grande Guerra” viene considerata, per la sua estensione e l’uso di armi di distruzione di massa, il vero spartiacque tra due secoli e l’inizio di una diversa storia dell’umanità. Gli opposti eserciti lanciavano in aria i Ballon d’essai (pallone di prova) per rilevare la direzione del vento e posizionare l’occhio spione dei palloni aerostatici che osservavano del nemico i movimenti, la consistenza e la potenza di fuoco. La risposta al Ballon d’essai che si interroga su che vento spiri e quale potrà essere la reazione dei medici di famiglia di fronte a un loro inquadramento nella dipendenza è, interpretando la quasi totalità di opinion leader: convenzionati per sempre a salvaguardia del territorio, sindacalizzati per necessità a difesa della categoria e degli assistiti nella consapevolezza dell’importanza di una modernizzazione e maggiore efficienza della medicina generale. Ci sono medici che attendono anni per entrare nel mondo del lavoro. Scuole di specializzazione non ritagliate sulla reale necessità degli ospedali e del territorio ma su teoremi economici e aziendali. C’è solo una certezza: il corpo sanitario unico nella molteplicità delle sue espressioni fu ed è la prima linea nel dare speranza e benessere, particolarmente, alle categorie più deboli.
Un muro di gomma respinge le ragioni della scienza, mette in dubbio il valore dell’evidenza, la logica epidemiologica, incrina il S.S.N. e il rapporto medico-paziente. Soffia il tempo sottile e insidioso del relativismo dove ognuno dà per certo la propria verità e dove tutto è falso.
È di dominio comune la notizia, riportata dai mass-media dell’assenza di medici ai concorsi per la copertura di incarichi ospedalieri, del 118, della medicina territoriale, soprattutto, in zone disagiate e a rischio per la salvaguardia degli operatori sanitari. Avviene nel nostro meridione, ma non solo, dove frequente è la denunzia di inefficienze, sovraffollamento di malati e loro familiari che, senza letto o spazi dignitosi, ricevono soccorso su barelle o mezzi di fortuna. Una condizione di grande precarietà che istiga comportamenti estremi, episodi da Far West, intimidazioni e aggressioni fisiche sul personale sanitario. Il resto lo aggiunge, molte volte, una cronaca strumentale e persuasiva che narra di malasanità dando spazio a fantasie, pseudo-realtà e, purtroppo, realtà che generano nell’opinione pubblica un substrato di diffidenza e sospetto.
Quanto è difficile fare il medico in una società così complessa e negazionista della malattia e della morte. Quanto incide la mancanza di personale e tecnologie, il bizantinismo della burocrazia, il burn-out lavorativo e l’invadenza e la devastazione di una cattiva politica. Molti parlano: “Bla blabla!” ma nessuno risolve. La Spes, ultima dea, gioca a favore del dottor Hausen: “l’illuminato” che non esiste nella realtà. Diventa nell’immaginario di chi guarda sul piccolo schermo un medico alieno che risolve la maggioranza delle patologie che giungono al suo ospedale ovvero “nell’isola che non c’è”.
“Ma poi la vita chi te la salva?” è scritto in un manifesto contro la violenza sui medici. Forse farai la vaccinazione con il latte di fico o in un viaggio della speranza andrai dallo stregone di turno che infilando la mano nel tuo ombelico caccerà lo spirito maligno della malattia? Oltre le fake news, esiste un disagio insostenibile documentato nella dimissione e dalla rinuncia al posto di lavoro di medici impegnati in reparti a rischio. A una migrazione che investe il territorio nazionale dove dal Sud si emigra verso il Nord e dal Nord verso l’estero, esce dal cappello del prestigiatore, un cilindro nero-fumo, un’ulteriore soluzione: utilizzare gli specializzandi negando loro, molto spesso, i diritti più elementari dei lavoratori e programmare un eventuale travaso nella dipendenza dei medici convenzionati con il SSN. È la teoria della coperta corta che copre secondo le mode e le stagioni ma non la dignità del lavoro e il diritto alla salute. Consapevole della genetica medioevale del popolo italiano, del potere di pochi e del servilismo di molti e della fragilità della democrazia ove mai esistesse la “democrazia di Platone”, chiedo “Dipendenti di chi e perché?”. Forse del meccanismo degli incarichi facente funzioni, delle assunzioni a orologeria, dei trasferimenti a discrezione, dell’estrazione dei numeri della cabala, dei capricci del pubblico che occhieggia al privato nella spartizione del profitto e del potere?
La “Grande Guerra” viene considerata, per la sua estensione e l’uso di armi di distruzione di massa, il vero spartiacque tra due secoli e l’inizio di una diversa storia dell’umanità. Gli opposti eserciti lanciavano in aria i Ballon d’essai (pallone di prova) per rilevare la direzione del vento e posizionare l’occhio spione dei palloni aerostatici che osservavano del nemico i movimenti, la consistenza e la potenza di fuoco. La risposta al Ballon d’essai che si interroga su che vento spiri e quale potrà essere la reazione dei medici di famiglia di fronte a un loro inquadramento nella dipendenza è, interpretando la quasi totalità di opinion leader: convenzionati per sempre a salvaguardia del territorio, sindacalizzati per necessità a difesa della categoria e degli assistiti nella consapevolezza dell’importanza di una modernizzazione e maggiore efficienza della medicina generale. Ci sono medici che attendono anni per entrare nel mondo del lavoro. Scuole di specializzazione non ritagliate sulla reale necessità degli ospedali e del territorio ma su teoremi economici e aziendali. C’è solo una certezza: il corpo sanitario unico nella molteplicità delle sue espressioni fu ed è la prima linea nel dare speranza e benessere, particolarmente, alle categorie più deboli.
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