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Quasi uno “Sport nazionale” aggredire personale sanitario: circa 26 mila episodi nell’anno passato
19 Febbraio 2025
AMSI, UMEM, AISC E UNITI PER UNIRE: “Aumentano le aggressioni in tutta Italia: nel 2024, +33% rispetto all’anno precedente”.
Aodi: “Violenza contro medici e infermieri: l’emergenza ha toccato il picco massimo, ma la politica resta incredibilmente immobile. Chi difende chi ci difende?”
Aggressioni tra le prime cause di dimissioni volontarie dalla sanità pubblica e fughe all’estero da parte dei professionisti sanitari: 7mila medici e oltre 20mila infermieri si sono dimessi nei primi 9 mesi del 2024 come rivela il recente report dell’Osservatorio Inps.
L’ennesimo episodio di violenza contro il personale sanitario, avvenuto al Pronto Soccorso dell’Ospedale Grassi di Ostia, è solo la punta di un iceberg che si estende da Nord a Sud del Paese.
Un 58enne, in stato di ebbrezza, ha aggredito medici e infermieri per visitare la madre fuori orario, costringendo le forze dell’ordine a intervenire e arrestarlo in flagranza di reato.
Ma questo è solo uno dei numerosi episodi che si verificano nella quotidianità: le violenze contro operatori sanitari hanno superato nel 2024 la media di un’aggressione al giorno, con un incremento del 33% rispetto all’anno precedente.
“Ancora una volta un Pronto Soccorso, ancora una volta violenza e paura per chi lavora ogni giorno per salvare vite umane. Il 2025 si sta confermando un anno infernale per il personale sanitario: siamo ai morsi, ai calci, ai pugni, alle spedizioni punitive. Chi difende medici e infermieri? La politica continua ad applicare misure post-aggressione, senza una reale strategia preventiva”.
Così dichiara il Prof. Foad Aodi, medico, giornalista internazionale, esperto in salute globale, Direttore dell’AISC (Agenzia Britannica Internazionale Informazione Senza Confini), membro del Registro Esperti FNOMCEO, quattro volte consigliere dell’OMCeO di Roma e docente dell’Università di Tor Vergata, a nome dell’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), dell’Unione Medica Euromediterranea (UMEM) e del Movimento Internazionale UNITI PER UNIRE, insieme ai rispettivi consigli direttivi.
“La violenza contro il personale sanitario non si ferma e non riguarda solo i Pronto Soccorsi. Assistiamo a episodi drammatici anche nei reparti, in particolare in quelli psichiatrici, nelle guardie mediche, nelle strutture territoriali. È un problema strutturale che sta portando migliaia di professionisti a dimettersi o a cercare opportunità all’estero. Nel 2024, nei primi nove mesi, oltre 7mila medici e più di 20mila infermieri hanno lasciato il servizio per esasperazione e paura”.
L’AMSI, l’UMEM e UNITI PER UNIRE esprimono solidarietà ai colleghi aggrediti e condannano fermamente questa ennesima violenza. “I Pronto Soccorsi sono ormai delle polveriere. La pressione su medici e infermieri è insostenibile e i carichi di lavoro sono immensi. È necessario riportare serenità nei presidi di emergenza, ma per farlo servono azioni concrete: snellire i carichi di lavoro, decongestionare gli ospedali, potenziare la sanità di prossimità.
Oggi, un caso su tre che arriva al Pronto Soccorso potrebbe essere gestito sul territorio, se solo avessimo un sistema di medicina territoriale davvero funzionante”, aggiunge Aodi.
“Bene l’arresto in flagranza di reato dell’aggressore, ma non basta. Bene anche l’inasprimento delle pene, ma tutto questo non può essere considerato sufficiente”.
È necessario un decisivo cambio di passo. proponiamo che le aziende sanitarie si costituiscano obbligatoriamente parte civile nei procedimenti contro gli aggressori. Questo contribuirebbe a far sentire meno soli i professionisti sanitari.
Ma la radice del problema resta: servono prevenzione, sicurezza e riforme strutturali, così come in un momento di tale emergenza sociale non è immaginabile che medici e infermieri, soprattutto personale femminile, in molti ospedali, non abbiano il supporto di agenti h24, in particolare negli orari notturni.
Non possiamo più accettare che la politica si muova solo dopo che il danno è avvenuto. Basta chiacchiere, vogliamo azioni immediate”.
Le associazioni AMSI, UMEM e UNITI PER UNIRE continueranno a battersi, come hanno sempre fatto, per la tutela di tutti i professionisti sanitari e per una riforma del sistema di emergenza-urgenza, affinché gli ospedali e tutte le strutture sanitarie tornino a essere luoghi sicuri per chi vi lavora e per chi vi si reca in cerca di cure. Chiediamo risposte concrete: basta con interventi tardivi, servono misure preventive e protezione immediata per chi ogni giorno garantisce il diritto alla salute dei cittadini.