Quelle inchieste premature che muoiono sul nascere
19 Maggio 2020Chi in tempo si provvede ad ora mangia. È vecchio adagio che non trova riscontro però nelle indagini giudiziarie che, se partono troppo presto, rischiano di abortire.
Sorrisi compiaciuti e strizzatine d’occhio – fra i promotori di esposti e denunce – hanno accompagnato le notizie di cronaca giudiziaria degli ultimi giorni. Controlli della Guardia di Finanza alla Soresa, apertura di un’indagine da parte della Procura della Repubblica su un procedimento lampo (poi di fatto annullato) per la lettura dei tamponi. E ancora controlli dei Carabinieri con acquisizione di documenti all’Istituto zoo profilattico e alla ditta Ames di Casalnuovo. Il tutto accompagnato dall’interesse della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti sull’accordo tra la Regione Campania e l’Aiop (Associazione italiana dell’ospedalità privata) e sulla successiva intesa tra la Regione e le cliniche gestite dall’Aris, ossia da strutture religiose. Per non parlare dei tre ospedali modulari realizzati a Napoli, Caserta e Salerno costati alla Regione – ossia ai cittadini – circa 18 milioni di euro. Sono inchieste precoci, indagini conoscitive che richiedono calma e pazienza. Forse perché non sono mature. Anzi sono premature. E con i prematuri, come si sa, il rischio di mortalità è abbastanza alto.
L’Ospedale del Mare, che ancora funziona al 50 per cento, è stato inaugurato con dieci anni di ritardo rispetto al cronoprogramma iniziale. Dopo aver superato tanti problemi giudiziari come il project financing messo in discussione dalla Astaldi e, a quanto sembra, annullato in sede giudiziaria con un congruo rimborso regionale. Milioni e milioni investiti, anni e anni persi nonostante il grande impegno del commissario dell’epoca, Ciro Verdoliva, autentico deus ex machina della grande opera. Teniamo presente che anche sul moderno ospedale di Ponticelli aprì un’inchiesta conoscitiva la Procura. Indagine lampo durata più o meno un semestre, evitando così altro lavoro ad altri pubblici ministeri. L’accordo Regione – cliniche a metà maggio non può configurare pagamenti regionali anticipati per un trimestre ancora in corso e per una “compensazione” che – bontà sua – la Regione ha deciso di rinviare al lontano 2022. Amici, mettiamo da parte sorrisi e strizzatine d’occhio ricordandoci che abbiamo avuto come avversario un virus sconosciuto agli scienziati che ha permesso in Italia ai politici di fronteggiare l’emergenza con investimenti a go-go che ricadranno sui cittadini. Costi sui quali sono necessari accertamenti seri e scrupolosi. Amen.