Quota 100, un boomerang per la sanità
14 Luglio 2019Il presidente Fiaso, Francesco Ripa di Meana: “Si rischia di aumentare le criticità già esistenti e di mettere in discussione la stessa offerta assistenziale».
La possibilità del prepensionamento, magari nata con buone intenzioni, si sta rivelando un laccio sempre più inestricabile per l’organizzazione assistenziale italiana. Con un aggravio in più per le regioni soggette a piano di rientro che, come la Campania, versano in situazioni “tragiche” per la gravissima carenza di operatori determinata dal blocco del turnover. Per la regione, un tempo definita felix, questo ha significato un meno 13.500 dipendenti del sistema sanitario. E che il problema sia molto grave è testimoniato dagli allarmi – numerosi e concordanti – che provengono dal mondo politico, delle organizzazioni sindacali e dal mondo dell’associazionismo.
Questa volta ad alzare la voce è la Fiaso, la Federazione delle aziende ospedaliere, che attraverso il presidente, Francesco Ripa di Meana, ha risollevato la questione al tavolo di confronto sul Patto per la Salute. I dati portati alla discussione nascono da un’indagine condotta dalla stessa Federazione su oltre il 50% delle aziende sanitarie pubbliche, e sono stati presentati recentemente nel corso dell’Assemblea Nazionale di Fiaso.
Lo studio ha evidenziato un significativo aumento dei prepensionamenti in particolare tra gli amministrativi (+33%), gli operatori socio-sanitari (+26%) e gli infermieri (+20%), con una adesione rilevante a “Quota 100” anche dei medici (+16%). «A fronte di questa situazione – dichiara Ripa di Meana – Fiaso ha presentato al tavolo una serie di proposte. Nel breve riteniamo necessario l’aggiornamento del percorso di specializzazione, consentendo anche alle aziende sanitarie di stipulare direttamente ulteriori contratti rispetto a quelli banditi annualmente dalle Università. In secondo luogo, in caso di oggettiva impossibilità a garantire i servizi, abbiamo proposto la stipula di incarichi libero-professionali per il periodo strettamente necessario, ricorrendo a medici in quiescenza o abilitati alla professione anche se non ancora specializzati».