Recensione film “Stelle sulla terra. Storia di un bambino dislessico”.
28 Settembre 2020Qualche tempo fa, durante un corso di Pedagogia Speciale ho avuto l’opportunità di vedere un film meraviglioso, davvero emozionante. “Stelle sulla terra. Storia di un bambino dislessico” è un film indiano drammatico del 2007 diretto da Aamir Khan, che narra la storia di Ishaan, (interpretato da Darsheel Safary) un bambino dislessico, incompreso da tutti: famiglia, amici e insegnanti. Ishaan ha otto anni, è dislessico e il suo rendimento scolastico è pessimo. Considerato un “asino idiota”, uno svogliato, un distratto cronico, viene continuamente sbattuto fuori dalla classe e rimproverato nonché mortificato e insultato da suo padre. Il talento pittorico di Ishaan, instancabile disegnatore, non desta l’attenzione di nessuno.
Il ragazzino si sente inadeguato di fronte alle pretese della scuola e dei genitori, si rifugia nel suo mondo fantastico fatto di immagini e personaggi coloratissimi; veste la maschera del ribelle strafottente…finché non verrà condotto a forza in un collegio e annegherà nella solitudine, arrivando al limite della depressione.
A salvarlo, il suo amico compagno di banco e il nuovo professore di arte, Nikumbh, (interpretato da Aamir Khan). Quest’ultimo, anch’esso affetto da dislessia da bambino, riconosce le sue difficoltà. Decide di prendersi personalmente cura del bambino, intraprende con lui un percorso di riabilitazione nella lettura, scrittura e calcolo, riuscendo a stimolare e coinvolgere Ishaan con empatia, pazienza, ascolto e fiducia. Il bambino poco alla volta riscopre la gioia di vivere esprimendola attraverso il suo più grande talento, il disegno.
Il maestro conquisterà il cuore del bambino e dei suoi genitori che, di fronte ai progressi e al primo premio vinto nel concorso di pittura del collegio, dovranno ritrattare i giudizi espressi con ignoranza e superficialità sulle capacità del figlioletto.
Il film “Stelle sulla terra” pone l’accento sul tema attualissimo della diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento, facendosi portavoce di un importante messaggio educativo dalla potente carica umana. La dislessia è un disturbo specifico della lettura. Il profilo clinico del dislessico è caratterizzato da: quoziente intellettivo nella norma; lettura ad alta voce molto stentata; difficoltà ortografiche nella scrittura; difficoltà col sistema dei numeri e del calcolo. A volte sono presenti: difficoltà di comprensione del testo; difficoltà nel linguaggio orale; instabilità motoria e disturbi di attenzione. È utile osservare come avviene il processo di lettura. Coltheart (1987) ha spiegato il modello di lettura a due vie: lessicale e fonologia. La via fonologica, attraverso la conversione grafema-fonema, consente di leggere le parole incontrate per la prima volta, anche le non parole, ma è lenta in quanto richiede un processo di analisi delle singole unità sub-lessicali. La via lessicale o diretta, ci permette di accedere al lessico ortografico, alla rappresentazione in forma scritta della parola, permette una lettura più rapida, di leggere le parole conosciute ed è rafforzata dall’esercizio. Solo il completo consolidamento della via fonologica può favorire il passaggio alla via lessicale che implica una lettura rapida con il riconoscimento di parole note. Il normo-lettore utilizza entrambe le vie, il dislessico, invece, presenta difficoltà nell’utilizzo di una o entrambe le vie di lettura.
Questo film mette infatti in evidenza le questioni e le dinamiche più rilevanti che affiorano quando in un contesto è presente un ragazzo con DSA. In primo piano emergono le difficoltà di apprendimento dello studente nel riconoscere le lettere o i numeri, nel comprendere il significato del testo, nel seguire istruzioni complete, accompagnate da impaccio psicomotorio e da sentimenti di inadeguatezza, sfiducia, isolamento. Egli non si sente compreso da nessuno né a casa né a scuola, la sua stima scompare. Per mascherare le sue difficoltà, preferisce sfidare e fare il ribelle. Il risultato è che il ribelle viene fatto fuori. Da un lato, viene emarginato a scuola. Ogni errore è occasione per gli insegnanti di rimprovero che, inesorabilmente, sconfina nell’offesa, nella minaccia della bocciatura, nella tortura del confronto con i fratelli o sorelle, i compagni, tutti più bravi di lui. Come quando, nel film, viene detto ad Ishaan: “leggi bene e ad alta voce”, oppure “verrai bocciato mentre i tuoi compagni andranno avanti”, “Lo fa apposta”, “Si distrae sempre”. Tutti vedono nel suo atteggiamento un capriccio, tutti sottolineano le difficoltà, nessuno comprende che i compiti per lui sono una vera fatica, nessuno presta attenzione alle sue potenzialità attraverso cui sa esprimere concetti complessi, nessuno si interroga su come Ishaan si senta, cosa provi veramente. Tutti attuano interventi educativi o rigidi o repressivi che demoliscono piuttosto che edificare. Dall’altro lato abbiamo la reazione dei genitori, che in genere, è sulle prime di negazione del problema. La difficoltà ad accettare che le difficoltà di Ishaan siano un diverso modo di pensare suonano come una ferita narcisistica per i genitori. In un mondo governato dalla competizione, essi vogliono avere figli vincenti. Il minimo non lo si può accettare. Ogni bambino ha il suo talento e invece loro vogliono sempre di più anche a costo di un caro prezzo.
Poi finalmente arriva il “docente decente” Nikumbh, che con il suo stile espressivo- assertivo apre le porte alla speranza, ci mostra la strada per fare, in qualità di docenti, un lavoro di cura, ci fa vedere l’incidenza della qualità della relazione educativa, delle parti emotive e motivazionali della personalità del docente sulla crescita dell’alunno.
E’ un film che i genitori, gli educatori, gli insegnanti e i bambini dovrebbero guardare per capire appieno le dinamiche di un disturbo tanto misterioso quanto facilmente recuperabile con spirito di accoglienza e sensibilità. E’ un film che mi ha veramente emozionata. Andrebbe distribuito in tutte le scuole come parte integrante del percorso volto al successo formativo di ogni allievo.
*Psicologa-psicoterapeuta familiare