Responsabilità in ambiente sanitario

Responsabilità in ambiente sanitario

8 Febbraio 2019 0 Di La Redazione

Gli iscritti del sindacato unico dei medici ambulatoriali (Sumai) si incontrano oggi – a partire dalle 9 all’Holiday inn del Centro direzionale di Napoli – per discutere sulla legge Gelli.

La Legge Gelli compie due anni ed i medici del Sumai si ritrovano per discutere della nuova normativa che disciplina le controversie in campo sanitario. In particolare, si discuterà dei profili giuridici e tecnici per favorire una svolta definitiva nel rapporto tra sanità e giustizia.

L’appuntamento arriva, inoltre, a pochi giorni da un drammatico fatto di cronaca che ha coinvolto l’ospedale dei Pellegrini e ha molto scosso l’opinione pubblica.

C’è da sottolineare che nella stragrande maggioranza dei casi le denunce che coinvolgono dei medici si rivelano infondate e la speranza è che la legge Gelli possa ridurre il numero di cause (spesso temerarie) proposte.

“Purtroppo i miglioramenti attesi non si vedono ancora – sottolinea Gabriele Peperoni, vice presidente nazionale Sumai – posto che il numero delle denunce, in sede penale, presentate dai pazienti contro i sanitari è sempre rimasto enorme. È notizia di questi giorni che secondo “le stime nel 2016 la percentuale complessiva dei medici coinvolti in procedimenti giudiziari, sia civili che penali, rispetto al numero totale di assicurati, era in calo in termini percentuali, ma nel 2017, i sinistri aperti e che possono coinvolgere più professionisti per uno stesso evento avverso, sono aumentati dal 2016 del 60%”.

Chiaramente un bilancio preciso e puntuale su una norma entrata in vigore il primo aprile 2017 è ancora prematuro anche se quella certezza su cui si fondava la legge e cioè l’individuazione di linee-guida, di modelli di condotte virtuose predeterminate purtroppo non esiste o non esiste ancora.

“La Suprema Corte di Cassazione – aggiunge Peperoni – con l’ordinanza 30998 ha, per certi versi, ridimensionato il valore da attribuire alle linee-guida nei processi per responsabilità professionale medica in quanto le medesime non rappresentano, secondo i giudici, “un letto di Procuste insuperabile”, ma solo uno strumento per valutare la condotta del medico in un modo che tuttavia non può prescindere dall’analisi del caso concreto”.

Il dottore Antonio Perna – responsabile scientifico del convegno – sottolinea un aspetto controverso. “Se è vero che il medico è diligente, prudente e perito quando la sua condotta risulta conforme alle linee-guida, è altrettanto pacifico che la condotta del medesimo può essere diligente anche se non si attiene alle linee-guida e può non esserlo anche se vi si attiene quando, a posteriori, si possa dimostrare ed affermare che le peculiarità del caso di specie imponevano di discostarsene. Insomma, con quest’ordinanza poco è cambiato rispetto a prima della valutazione della condotta tecnica. Da dire, infine, che una buona percentuale di denunce non vede il processo in quanto si procede all’archiviazione ma è altrettanto vero che la denuncia al sanitario costituisce un momento negativo nella vita professionale dello stesso e che si ripercuote sul futuro; è vissuta con profonda ansia ed angoscia, tenuto pure conto del tempo ,lunghissimo, occorrente per la sua definizione; rappresenta, infine, anche un onere economico non indifferente per la nomina di avvocati e consulenti per le difese giuridiche e tecniche. E questo è ancora più vero oggi posto che le assicurazioni hanno aumentato i premi, indice di un aumentato rischio”.