Riccardo Gatto: “Salire sul ring significa affrontare le mie paure”
26 Luglio 2022“I campioni non si costruiscono in palestra. Si costruiscono dall’interno, partendo da qualcosa che hanno nel profondo: un desiderio, un sogno, una visione”. (Muhammad Ali)
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un fighter professionista: Riccardo Gatto.
La fase pandemica più acuta sembra essere alle spalle. Come vive e ha vissuto la situazione? Come l’ha affrontata? Come ha gestito la paura del contagio e il disagio legato alle misure restrittive?
Questo periodo di pandemia è stato difficile per tutti , credo molto di più per noi “sportivi”. Personalmente l’ho vissuta in maniera inconsueta, non mi aspettavo inizialmente che saremmo arrivati a tanto, ovvero con la chiusura di tutti i centri sportivi e di conseguenza a ritrovarmi senza lavoro , e soprattutto senza poter fare ciò che amo. Purtroppo in un modo o nell’altro ci siamo dovuti adattare e nonostante la iniziale chiusura dei centri sportivi , io come molti ho continuato ad allenarmi come potevo cercando anche di ingegnarmi con metodi e tecniche nuove.
Questo periodo comunque mi ha fatto crescere e mi ha fatto riflettere molto. Sono andato alla ricerca di “me stesso”, ponendomi nuovi obiettivi. Ho riflettuto sul fatto che noi atleti alleniamo sempre, costantemente , per ore e ore il corpo e il fisico . Ma quanto tempo dedichiamo ad allenare la nostra mente? E da qui è sorta una nuova sfida con me stesso.
Successivamente nel momento in cui abbiamo riaperto con le varie restrinzioni è stato tutto un po’ più difficile , soprattutto per noi che principalmente facciamo uno sport da contatto pieno quale Karate e Kick-boxing. Ci siamo dovuti adattare anche qui, cercando di fare più turni di allenamento dividendo i ragazzi nelle varie fasce orarie, e ci siamo dedicati molto di più nella tecnica dei colpi. Eseguirli per ore e ore fino alla “nausea” cercando di raggiungere il miglior gesto tecnico. Molti sono stati gli allenamenti all’aperto a contatto con la natura con vari circuiti fatti sempre mantenendo la distanza di sicurezza.
Chi è stato tra gli amici o in famiglia a spingerla verso l’attività agonistica? Oppure si è trattato di una sua folgorazione, magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Ho iniziato a praticare Karate Kyokushinkai a l’età di 7 anni , subito dopo aver capito che il calcio non avrebbe fatto per me. Questa passione mi è stata trasmessa, si sembra strano a dirsi, guardando i film di Jackie Chan o film come Karate kid, e da piccolo mi ripetevo che anche io volevo saper fare tutte quelle mosse. Ora mi ritrovo a 23 anni a dire grazie a quei film perché è anche grazie a loro se sono entrato in questo mondo e ora ci posso lavorare. Ovviamente è anche merito dei miei genitori che hanno capito la mia passione supportandomi ,essendo che per molti veniva considerato uno sport violento. Da circa due anni pratico anche Kick-boxing e sono riuscito a diventare un atleta professionista e quindi a essere un agonista a tutti gli effetti.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
La forza di volontà è tutto, ma non solo in questo sport, è importante anche al di fuori nella vita di tutti i giorni. Iniziare è difficile, ma essere costanti , sempre ,giorno per giorno è ancora più difficile. Porsi degli obiettivi, avere la volontà di raggiungere i propri limiti, e andare oltre , superare ciò che inizialmente sembrava impossibile da raggiungere, una volta ottenuti i risultati si ha una sensazione impagabile. Ma nonostante questo non bisogna “cullarsi”, ogni giorno è un nuovo giorno per migliorarsi, per fare un passo in più rispetto al giorno precedente, bisogna sempre camminare. Citando le parole del mio maestro: “SANGUE,SUDORE ,LACRIME E SACRIFICIO” ecco cosa fa la differenza, dare anima e cuore per una cosa in cui si crede, per un sogno. Essere sempre costanti.
Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua attività, cosa suggerirebbe?
Ai ragazzi che vogliono avvicinarsi a questo sport dico semplicemente di non aver paura a rischiare e provare. Inizialmente può sembrare come una montagna da scalare , troppo difficile e impossibile, ma con il tempo e con la costanza la vetta diventerà sempre più vicina. Per me combattere , salire sul ring è principalmente affrontare le mie “paure”, è un confronto principalmente con se stessi, si cerca sempre di migliorarsi . Il ring rappresenta la vita , ciò che siamo sul ring siamo al di fuori.