Riccardo Opi: “Il segreto di tutto è giocare con passione”
20 Gennaio 2023“Il tennis è ben più di uno sport. È un’arte, come il balletto. O come il teatro. Quando scendo in campo mi sento come Anna Pavlova, o come Adelina Patti, anche come Sarah Bernhardt. Vedo le luci della ribalta, sento i gemiti del pubblico”. (Bill Tilden)
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un giovane e talentuoso tennista: Riccardo Opi.
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Ricordo ancora le prime notizie riguardanti il Covid, inizialmente sembrava una semplice influenza, poco dopo restammo a casa da scuola un paio di settimane e poi sappiamo tutti ciò che è sfortunatamente accaduto.
Il periodo di quarantena fu uno strazio, essere costretti a stare a casa, non poter vedere i propri familiari e amici e non poter praticare lo sport che amo.
Durante quei lunghi mesi dentro casa, la mattina avevamo video lezioni scolastiche, il pomeriggio cercavo di fare di tutto pur di mantenermi in una decente forma fisica, ovviamente era tutto limitato ma andava bene tutto pur di fare un po’ di movimento (ore a saltare la corda).
Normalmente si insegna a chi gioca a tennis di palleggiare il più possibile sul muro, è necessario solamente una racchetta e una pallina in più il muro è l’avversario più forte di tutti perché “non sbaglia mai”, ricordo le ore passate a giocare sul muro di casa.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Durante la prima quarantena purtroppo fummo costretti a rimanere a casa, nonostante il tennis sia uno sport individuale. Da maggio 2020 potemmo giocare in quanto era permesso praticare attività all’aperto e la temperatura era sufficiente per permettercelo senza problemi.
Durante i tornei individuali non si poteva dare la mano all’avversario a fine partita, bisognava disinfettarsi le mani ad ogni cambio campo e non ci si poteva incrociare con l’avversario, ergo bisognava cambiare campo in lati opposti (nel tennis si cambia campo ogni somma di game dispari).
Anche quando avevamo sessione di pesi in palestra: ognuno era costretto ad utilizzare la mascherina, mantenere la distanza di sicurezza e disinfettare ogni attrezzo utilizzato.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Quando ero ancora alle elementari, volevo giocare a calcio come tutti i miei compagni di classe, scelsi però il tennis in seguito ad una frattura alla gamba procuratami sciando per evitare contatti bruschi.
Ad essere sincero il tennis non mi piacque molto all’inizio, dopo un paio d’anni però non potevo fare a meno di giocare e questa sensazione continua e cresce persino ora.
Mio nonno ha avuto un ruolo importante nell’aumento della mia curiosità nei confronti di questo sport, ricordo quando da bambino mi raccontava le partite dei campioni di una volta (ancora ora), senza quei racconti non mi sarei di certo appassionato al tennis come lo sono ora.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Personalmente credo che in uno sport come il tennis ci siano 3 tipi di talenti:
-talento puramente tecnico (estrema facilità nell’esecuzione dei colpi)
-talento fisico
-talento mentale.
L’ultimo dei citati comprende: intelligenza tattica, capacità di prendere le giuste decisioni nei momenti più decisivi e ovviamente coraggio e forza di volontà.
La forza di volontà e la predisposizione al “sacrificio”, sono qualità fondamentali e non solo nel campo da tennis, ma in tutti gli aspetti della vita. Le persone di successo sono dei maestri in questo, nella vita bisogna essere determinati e a volte persino “sacrificare” molto per compiere i propri obiettivi.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Il segreto di tutto è giocare con passione: se hai una vera passione tutti gli sforzi/sacrifici non vengono essere considerati tali.
Se hai una passione per un gioco, hai un “fuoco dentro” che non si estingue mai, che ti spinge a dare quel qualcosa in più, a non mollare mai.
Bisogna essere curiosi, essere “studiosi del gioco”: guardare come si comportano i grandi campioni non sono in partita ma anche durante gli allenamenti, e non aver paura di chiedere consigli ai propri allenatori.
Se si ha una vera passione per qualcosa, si fanno volentieri quegli sforzi detti “in più”, per esempio non limitarsi alla canonica 1h30/2h di allenamento ma allenarsi quella mezz’ora in più, cercare sempre di spingersi oltre ai propri limiti.