Riccardo Paris: “Credo che la forza di volontà sia il motore trainante dello sport”
10 Agosto 2023La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Il disagio maggiore avuto nella fase di pandemia è stato dato dal blocco dello sport, soprattutto a livello giovanile, ambito di cui mi occupo principalmente. Tant’è che ho dovuto rivalutare le aspettative lavorative e nell’estate 2020 ho intrapreso una carriera differente, lontana dallo sport. Fino al gennaio 2022. Da li le possibilità lavorative nell’ambito sportivo erano cambiate e si poteva rientrare in palestra in maniera più tranquilla, sempre con le dovute precauzioni, ma l’attività di pallacanestro proposta poteva essere svolta. Le misure restrittive hanno creato si del disagio, perchè la situazione era straordinaria, quindi probabilmente quelle erano azioni dovevano essere prese più per l’incolumità e il rispetto del prossimo.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Diciamo che ci è voluta una pandemia per far scoprire alla politica italiana che gli sport non sono solo le massime serie, campionati mondiali e le olimpiadi. Esiste un mondo sportivo che alimenta quelle competizioni, ma ahimè non tutelato; che va avanti con una forza che va oltre a qualsiasi spiegazione teorica, la passione. Come dicevo precedentemente io ho dovuto abbandonare l’ambito sportivo per potermi assicurare un introito. Appena le condizioni lo hanno permesso, la passione ha prevalso sulla logica di continuare un lavoro ottimamente retribuito con un futuro davanti e con ottime possibilità di carriera. La speranza ora è che i discorsi intrapresi negli ultimi anni dalla classe politica porti a qualcosa di nuovo e rivoluzionario per lo sport.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Lo sport che praticavo in età giovanile è stato di alto livello nazionale in uno sport molto poco conosciuto all’epoca, il Karate, nell’arte del Kumite. Terminata l’attività agonistica, precocemente, ho iniziato la facoltà di scienze motorie e grazie a questo percorso ho iniziato ad allenare a pallacanestro gruppi di bambini di 7-9 anni. La passione per lo sport e la scoperta di uno sport completamente nuovo diverso e con delle sfumature atletico tecniche incredibili mi ha fatto seguire questa strada.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Io credo che la forza di volontà sia il motore trainante dello sport, perché nel mondo dello sport agonistico l’obiettivo è vincere e ad ogni competizione ad ogni torneo ad ogni partita il vincitore è uno e uno soltanto. Questo demoralizza, ti fa dubitare, ti fa mollare. L’unica cosa che può farti ripartire per provare a fare meglio è la forza di volontà. Uno degli aspetti e dei messaggi più difficili da trasmettere ai ragazzi, ma che li può aiutare in qualsiasi ambito sociale. Per questo fare l’allenatore o l’istruttore non è solo spiegare regole, far eseguire e ripetere per vincere partite, gli aspetti educativo e psicologico sono ormai parte integrante del lavoro sul campo.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Divertiti prima durante, ma soprattutto dopo!