Risarcimento…44 anni dopo
30 Gennaio 2019Di processi interminabili son piene le storie giudiziarie ma un’attesa lunga quarantaquattro anni, per vedersi riconoscere il danno da emotrasfusione, è da Guinnes dei primati.
Può sembrare una storia che rasenta l’assurdo ma così non è. Era stata ricoverata nell’azienda ospedaliera di Caserta ben 44 anni fa, una donna di Caivano di 39 anni, nel giugno del 1983, per soli 5 giorni, nel corso dei quali aveva ricevuto una trasfusione di sangue durante il parto cesareo. Quella trasfusione le è costata una vita di sofferenze perché quel sangue era infetto e a 67 anni, nel 2011, la donna è morta proprio a causa della cirrosi epatica contratta con il sangue malato.
Nonostante i tempi dilatati, arriva adesso il risarcimento chiesto dalla famiglia per una vita di malattia, un milione e 50mila euro deciso dal Tribunale di Roma che condanna il Ministero della Salute a risarcire gli eredi. Secondo quanto riconosciuto dalla sentenza, se il ministero della Salute fosse intervenuto tempestivamente, avrebbe potuto sensibilmente ridurre il rischio di contagio.
La famiglia rivoltasi all’Avv. Renato Mattarelli dovrà essere dunque risarcita dal Ministero della Salute non solo della cifra stabilita ma anche degli interessi legali.
La sentenza numero 2176 del 30 gennaio 2019 del Tribunale di Roma così cita: <<…deve ravvisarsi, anche con riferimento all’epoca delle trasfusioni originanti la presente controversia (giugno 1983), una responsabilità del Ministero della salute per aver omesso, o comunque ritardato, l’adozione di cautele già conosciute alla scienza medica, il cui impiego avrebbe evitato o quantomeno ridotto sensibilmente il rischio di contagio anche per il virus HCV, che ancora non era stato esattamente identificato, e per avere tenuto un comportamento non diligente nei controlli…>> .