Roberta Rossi, i danni della quarantena alla vita di coppia
18 Febbraio 2021L’emergenza sanitaria, causata dalla pandemia, ha implementato il rischio di violenza sulle donne in quanto, quasi sempre, la violenza avviene all’interno della famiglia. La lotta contro la violenza non si è fermata in questo periodo. Il numero 1522 antiviolenza e stalking, i centri antiviolenza e le case-rifugio sono sempre rimasti attivi nel rispetto delle previste prescrizioni igienico-sanitarie ed, in primis le istituzioni hanno rafforzato gli interventi di contrasto e prevenzione.
Ne parliamo con un’esperta Psicologa, Psicoterapeuta e Sessuologa: Roberta Rossi.
Dall’anno accademico 2000-2001 fino all’anno 2010-2011 è docente a contratto presso la Facoltà di Psicologia dell’Università di Roma “La Sapienza” per l’insegnamento di Psicologia e Psicopatologia del comportamento sessuale.
Coordinatore didattico e supervisore della Scuola di Formazione per consulenti in Sessuologia e della Scuola di Formazione in Sessuologia Clinica dell’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma dove svolge anche la sua attività di Psicoterapeuta, con particolare riferimento alle tematiche sessuali. Si è occupata, inoltre, dei Corsi di Educazione alla Salute e alla Sessualità per scuole medie inferiori e superiori, lavorando in sinergia con i docenti ed i genitori. Ha insegnato presso corsi di aggiornamento e perfezionamento per medici di base, ginecologi, andrologi, tenendo lezioni sulla Sessuologia Clinica, la relazione medico-paziente, le disfunzioni sessuali maschili e femminili ed altri argomenti inerenti la sessualità.
È Responsabile del servizio di consulenza telefonica, attivato presso l’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma. Docente presso Master Universitari e Privati e Scuole di Psicoterapie Riconosciute dal MIUR. Presidente dell’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma, Past President della Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica. Fa parte di varie Associazioni Professionali di Psicologia e di Sessuologia, anche a livello internazionale, ed è Membro di diversi Comitati Scientifici Nazionali e Internazionali.
Dal 1994 è Redattrice della Rivista “Sessuologia Clinica”, edita dalla Franco Angeli. Ha partecipato a vari congressi e convegni nazionali e internazionali, con la presentazione di articoli scientifici nell’ambito della Sessuologia Clinica. Ha, inoltre, pubblicato articoli scientifici su riviste indicizzate. Coautrice del Manuale di Sessuologia Clinica della Franco Angeli e Autrice del libro “Vengo prima io. Guida al piacere e all’orgasmo femminile” della Fabbri Editori. Curatrice di blog per La Repubblica, AGI, Mind e Consulente per varie testate giornalistiche.
Come ha gestito e gestisce Roberta Rossi la paura della pandemia ed il forte disagio legato alle indispensabili misure restrittive?
La situazione pandemica non ha rallentato il lavoro clinico, anzi lo ha aumentato quindi continuo a lavorare, seguendo le norme di sicurezza raccomandate che tutelano me e le persone che incontro, cerco di mantenere il ritmo quotidiano delle attività che svolgevo anche prima: attività fisica quando possibile, incontro con parenti dove consentito e con le dovute cautele, socializzazione all’aperto, passeggiate, ho approfittato, inoltre, per seguire alcuni webinar di aggiornamento. Per il resto mi affido alla scienza, ho sempre confidato sull’arrivo del vaccino e ora sono in attesa di essere chiamata per fare la mia parte. Devo dire che ho sempre pensato che mascherina, lavaggio mani, non frequentare posti troppo affollati e mantenere le distanze, fossero misure importanti per evitare di incontrare il virus e fino ad oggi tutto questo ha funzionato. È importante non farsi prendere dalla paura, ma trovare strategie che aiutino a gestire le nostre emozioni, e la messa in pratica di comportamenti adeguati aiuta, così come mantenere le abitudini quotidiane.
La casa, nell’immaginario collettivo, è vissuta come riparo, rifugio, nido, ma in questo periodo ha costretto molte persone ad una lunga e, talvolta, forzata convivenza, che ha amplificato tutte le problematiche nel contesto familiare. Qual è il Suo pensiero a riguardo?
La troppa intimità così come la poca intimità sono fattori che incidono sulla relazione affettiva e sessuale. Entrambi possono far detonare o inibire alcune dinamiche già presenti all’ interno alla famiglia, con il rischio di amplificare i conflitti o creare una profonda distanza. Nell’ambito della sessualità è diminuito il desiderio e sono diminuiti i rapporti sessuali nelle coppie conviventi, mentre molte coppie a distanza hanno fatto di necessità virtù e si sono avvalse della tecnologia per mantenere il filo rosso del desiderio. I single non hanno rallentato i loro incontri tanto che le app di dating hanno visto aumentare il loro giro di contatti. Situazioni molto diverse tra loro. Alcune coppie hanno viceversa approfittato di questo periodo per ritrovarsi e da una ricerca interessante è emerso che chi ha mantenuto una vita sessuale attiva, nonostante la pandemia, abbia reagito meglio dal punto di vista psicologico, meno sintomi depressivi e di ansia, confermando in qualche modo l’effetto positivo di una sessualità soddisfacente sulla salute mentale.
Nel 2020 una donna ogni 3 giorni è stata uccisa, ma preesistente e perdurante, per anni, è stata la violenza psichica con mortificazioni, umiliazioni, offese, vessazioni subite per possesso, gelosia, soprattutto per un fenomeno di effrazione intenzionale, ma la violenza è anche economica. Secondo Lei la Pandemia quanto ha implementato questi reati per l’effetto di cattività e per la lentezza giuridica?
Il danno è incalcolabile per le vittime, ma soprattutto per gli orfani di femminicidi. Qual è il Suo pensiero a riguardo? Come accennavo prima, purtroppo la convivenza forzata ha presentato il conto in quelle famiglie dove i comportamenti violenti erano già presenti, reiterando la modalità aggressiva che si può esprimere in mille modi diversi, e a farne le spese sono state e sono le donne e i figli. Ma ha anche esasperato quelle situazioni borderline che proprio in forza della convivenza sono emerse in modo plateale. L’aspetto economico ha fatto poi la sua lasciando senza lavoro tante persone, ma soprattutto tante donne, e quindi peggiorando la situazione nei casi di violenza reiterata. La pandemia ha agito quindi da amplificatore, aggiungendo isolamento ad isolamento: in molti casi ha difeso dal coronavirus ma dall’altra parte ha lasciato le donne sole con partner violenti. I numeri riportati dal numero verde sono impressionanti e ci forniscono una fotografia di una violenza trasversale e pervasiva alla quale siamo tenuti, come società civile, a porre un limite.
Il Gap-Gender è un dato obiettivo, incontrovertibile ed inconfutabile in Italia, ma soprattutto al Sud. La Pandemia lascia a casa le Donne sempre più sole e stanche, perché perdono il posto di lavoro. Qual è il Suo pensiero a riguardo per la Next Generation?
Parliamo purtroppo di un gap culturale fatto di stereotipi e discriminazioni: anche a parità di contratti le donne pagano un conto nel corso della loro vita lavorativa sulle loro carriere: le interruzioni, dovute magari alla gravidanza, e le scelte fatte, se ci sono figli il part time per esempio per far fronte alla carenza di servizi, fa sì che questa parità sia solo apparente, le donne sono inoltre meno rappresentate nella vita pubblica e sociale e questo rende difficile l’approvazione di leggi che tutelino maggiormente. La raccomandazione del Presidente Mattarella di “rafforzare nella società la cultura della parità non ancora pienamente conseguita” è emblematico. Voglio però essere ottimista e spero quindi in cambiamenti che aiuteranno le persone, le donne in primis, ma oggi abbiamo anche il tema delle giovani generazioni, di poter decidere al meglio per la propria vita e il proprio lavoro.