Roberto di Iorio: “Tra i giovani vedo sempre meno voglia di impegnarsi e più voglia di apparire”
7 Settembre 2023La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Personalmente non ho sofferto molto la fase pandemica, è vero, dovevamo seguire molte indicazioni forzate e forse solo questa è stata la cosa più scocciante, perché ha cambiato il nostro modo di essere per qualche tempo. A livello sportivo era brutto giocare senza pubblico e quindi a porte chiuse. C’erano delle “regole un po’ strane” e senza senso durante le partite, perché il cambio campo veniva fatto diversamente del solito, il saluto si faceva a distanza senza dare la mano all’avversario, però poi ci prendevamo a pallonate… Era fuori da ogni logica questa cosa.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Quando c’erano dei casi di positività o di sospetta positività dovevamo sottoporci ai test veloci, hanno adottato alcune regole strane come indicato qui sopra, e dovevamo viaggiare con le mascherine sul bus che ci accompagnava fuori regione, il che spesso diventava anche difficile da sopportare, ma la cosa strana era che era solo per salvaguardare l’autista visto che noi 4-5 giorni a settimana eravamo a stretto contatto.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Ho sempre giocato a calcio da bambino, un giorno lo zio di un amico, che allenava una squadra di pallavolo ci chiese se volevamo provare questo sport. Inizialmente non mi piacque, il mio amico si tirò indietro abbastanza presto, io continuai perché quando iniziai ad imparare a stare nel campo mi iniziò a piacere, anche se sapevo che era una spesa per i miei genitori mandarmi a fare sport a 13 anni. Col passare degli anni l’ambiente pallavolistico ha contribuito anche a non farmi prendere qualche brutta strada e tutt’ora ho un grosso rapporto di amicizia con tanti amici di quando 29 anni fa iniziai a giocare tra i quali anche gli allenatori.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
La forza di volontà è alla base di tutto, spesso vedi l’arbitro prendere un abbaglio su qualche palla, indirizzando il set sulla via sbagliata. Lì devi avere il sangue freddo e la forza di volontà di capire che puoi vincere ugualmente. Anche durante gli allenamenti devi dare il 110% per poter far bene in gara. La mia però è una pallavolo più “vecchia”, eravamo un gruppo di amici che abbiamo iniziato dall’under 14 fino ad arrivare a giocare in serie B non chiedendo mai soldi in cambio, pur perdendo giornate di lavoro per le partite.
Adesso tra i giovani vedo sempre meno voglia di impegnarsi e più voglia di “apparire”, oltre a scegliere la squadra dove vengono pagati di più, purtroppo non è più questa la pallavolo che conoscevo.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Come detto poco fa, molti pensano solo a monetizzare e poi magari non giocano tutto l’anno. Il mio consiglio è di trovare una squadra anche in una categoria inferiore ma dove potrete mettervi in mostra visto che giocherete più facilmente. Non serve fare il quarto di ruolo in A2 o A3, meglio essere uno dei titolari in B o C, inoltre accettate sempre il consiglio che può darvi uno che ha più esperienza di voi in campo.