Roberto Ferrara: “Il calcio è fonte di felicità, è una passione che ti fa stare lontano dai brutti pensieri”
14 Novembre 2022“Il calcio è il regno della lealtà umana esercitata all’aria aperta.”
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con: Roberto Ferrara.
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Sono stati anni difficili per tutti, a partire dalle strutture sanitarie e gli ospedali fino ad arrivare allo sport.
Fortunatamente sembra che il peggio sia passato, ma non è stato facile non poter praticare lo sport che si ama. Nella mia vita il calcio è sempre stato al centro della giornata, era il momento più bello, il momento che aspettavo di più ed essere privati di questo è stato come perdere una parte di se stessi. Io credo che la felicità sia nelle piccole cose, e tra queste piccole cose io metto poter calciare un pallone in compagnia di un amico, cosa che prima non era possibile, ma che adesso fortunatamente è ritornata ad essere la normalità.
Nonostante il periodo, ogni giorno riuscivo a trovare la motivazione giusta per allenarmi, sperando di poter tornare presto a giocare su qualsiasi campo da calcio.
Tutto questo ci ha fatto riflettere sull’importanza dello sport, qualunque esso sia; ci ha realmente fatto capire quanto sia importante andare ad allenarsi con la propria squadra, o quanto sia bello poter andare al campetto della propria città a fare una partita fra amici.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Come tutti sappiamo il calcio, così come ogni attività sportiva, è stata sospesa. Io inizialmente credevo fosse questione di tempo prima di poter ricominciare, ma purtroppo mi sbagliavo. Avevo 18 anni ed era un momento importante per me. Dover interrompere tutto non è stato facile, soprattutto dal punto di vista mentale, ma sono riuscito ad andare avanti sperando che tempi migliori potessero arrivare, e così è stato.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Fin dai primi passi, il pallone è sempre stato tra i miei oggetti preferiti, lo portavo ovunque e con il tempo nulla è cambiato. Questa passione è andata sempre più ad aumentare, e questo soprattutto grazie a mio padre, che è sempre stato al mio fianco e mi ha sempre fatto capire quanto sia importante coltivare una tale passione.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Credo che nel calcio, così come nella vita, ciò che ci spinge ad andare avanti, è puntare sempre più in alto, migliorarsi sempre, capire i propri limiti e lavorarci. Il duro lavoro porterà sempre a dei risultati e i risultati porteranno sempre a qualcosa di grande. Il tempo è prezioso, e sfruttarlo nel modo giusto, credo sia la cosa più saggia che si possa fare.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Ai ragazzi d’oggi io consiglio solo una cosa: divertirsi. Il calcio è fonte di felicità, è una passione che ti fa stare lontano dai brutti pensieri. Saranno tanti gli ostacoli nel vostro cammino, ma la cosa più importante è tenere alta la concentrazione e superarli con la forza interiore che ognuno ha.