Roy Galgano: “L’allenamento più duro non è quello fisico ma quello della mente”
30 Giugno 2023La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
La paura del contagio certamente posso associarla ad un’ insorgenza di un agente stressante non indifferente.
Ricordo sempre ai miei clienti che la risposta dello stress è già una perdita di equilibrio, con sfumature diverse a seconda della costituzione individuale.
A causa della pandemia, negli ultimi anni le vite e le abitudini di milioni di persone sono mutate notevolmente: il modo di relazionarsi con gli altri, la routine lavorativa, l’equilibrio tra vita privata e impegni lavorativi e/o pubblici.
Per non parlare degli impatti dell’assenza di sport sulla salute mentale, che possono aggravare lo stress o l’ansia che molti hanno sperimentato di fronte all’isolamento dalla normale vita sociale, alle preoccupazioni economiche, alle difficoltà da affrontare e all’idea di ammalarsi o che il virus colpisca in maniera grave un famigliare, quest’ ultima la paura più grande.
Abbiamo quindi assistito ad un aumento dello stato apprensivo, che avrebbe trovato un grande sfogo benefico in una routine di allenamento o una semplice nuotata, che allora invece ci furono negate.
A soffrire di questa condizione di clausura senza sport dettata dalla pandemia sono stati soprattutto i giovani, che solitamente trovano nelle attività fuori casa una forma di socialità e condivisione tra coetanei e che oggi, emotivamente e caratterialmente, più di chiunque si trascinano le grandi problematiche di vivere la socialità in maniera serena.
La pandemia ha inoltre implicato un cambio di prospettiva, ovvero il giudicare le cose sotto un altro punto di vista ed ha comportato una maggiore attenzione per la propria salute, la rivalutazione di alcune azioni quotidiane che un tempo si davano per scontato e che oggi hanno un’importanza diversa, e un diverso rapporto con la tecnologia, diventata indispensabile (rasente al patologico) per mantenere relazioni a distanza e portare avanti attività di formazione e lavoro.
Io personalmente, oltre ad un training mentale, che resta la carta vincente nello sport così come nella vita, mi sono adoperato muovendomi con ampio anticipo al fine di allestire una mia homegym altamente professionale, che tuttoggi rappresenta il “luogo di culto” dei miei allenamenti, al fine di non interrompere la mia preparazione agonistica alle competizioni.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Il settore dello sport in generale, in particolare di quello cosiddetto minore, è stato di certo un bersaglio che ha subito la più grave ripercussione.
Tra i vantaggi, la pandemia ha permesso di digitalizzare maggiormente la propria attività, offrendo quindi la consulenza in modalità online ma lo svantaggio più grande che ha colpito il settore, è stato a mio avviso, la comparsa di figure fitness improvvisate, un peggiormento della professionalità offerta – in quanto sono stati dispensati consigli in ogni ambito e su temi per i quali servirebbe un tecnicismo ben differente – e non a caso abbiamo assistito ad un’ impennata di “personal trainer online” pronti a dare consigli ed offrire allenamenti utilizzando bottiglie d’acqua (non allenanti), compiendo esercizi a prova di fabbro che, oltre ad usurare tavoli, sedie e stipiti delle porte, sono serviti a ben poco.
La figura del trainer, qualificata, ha quindi subito a mio avviso una ridicolarizzazione; bastava aprire i social per rendersi conto che, chiunque, dispensava consigli su come allenarsi (con titoli strappalike ed un ottimo makeup) senza minimanente avere una qualifica professionale ed un’ esperienza nel settore, tecnico, nel mondo del fitness.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Le mie fonti d’ispirazione in età adolescenziale che mi hanno spinto a praticare la mia passione e a raggiungere il mio ideale fisico sono stati sia l’ ammirazione verso le statue greche che i divi di Hollywood che all’ epoca occupavano i nostri schermi.
Essendo nato a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90 è innegabile che a spingermi verso la disciplina che pratico, il bodybuilding natural, che non prevede l’ uso e l’ abuso di sostanza dopanti, siano state figure cinematografiche come Jean-Claude Van Damme, Sylvester Stallone ed Arnold Schwarzenegger.
Come precedentemente anticipato la mia passione verso le divinità greche e le modalità con cui l’ arte le raffigurava è stato un’ altra grande fonte d’ispirazione.
La rappresentazione artistica rappresenta lo stereotipo degli ideali di bellezza e perfezione del corpo, che volevano l’uomo atletico e virile con barba, come in età matura mi sarei voluto vedere, efebico, gracile e quasi femmineo, come invece molti adolescenti si sentono guardandosi allo specchio.
Ovviamente anche se l’attività fisica era considerata un’obbligo morale, tutti i cittadini erano chiamati nelle palestre per esercitarsi sia atleticamente che nell’uso delle armi.
Anche se tutti appartenevano ad una falange, anche filosofi come Socrate (che non a caso ha affermato “nessun uomo ha il diritto di essere un dilettante in materia di preparazione fisica; è una vergogna per un uomo invecchiare senza vedere la bellezza e la forza di cui il suo corpo è capace”)
ne erano membri, non tutti i cittadini chiaramente corrispondevano fisicamente a questi ideali, come oggi del resto ma io, sin da adolescente, avevo chiaro dentro di me a quale “falange” appartenere.
La fonte d’ispirazione per ogni ragazzo dovrebbe sempre essere dal principio il proprio padre, che seppur non performante atleticamente poco importa, ha rappresentato sin da bambino colui che ha saputo guidarci sul nostro cammino di vita, vera e ad egli associare tutti quei soggetti che nella nostra vita rappresentano dei modelli da seguire, che lottano per le problematiche di vita vera e non da seguire solamente perché possiedono un fisico scultoreo o un gluteo marmoreo.
Forgiarci come persona deve sempre restare l’ obiettivo più importante, tutto il resto – parliamo di estetica in questo caso – è solo una piccola fetta, effimera, di ciò che siano realmente.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Al di là delle doti personali e delle attitudini, la forza di volontà è la qualità principale che occorre per costruire nuove abitudini e perseverare fino al raggiungimento dei tuoi obiettivi.
La buona notizia è che la forza di volontà si può allenare, esattamente come facciamo con i muscoli.
Sottolineo sempre i 3 step da coltivare, con le dovute tempistiche: A) iniziare dalle cose facili, senza prefissarsi obiettivi irrealistici. Cominciando impostando una lista di cose da realizzare ogni giorno, come per esempio, meglio dire: “Oggi mi alleno” piuttosto che importi di allenarti 7 giorni su 7 spinto da uno sprint iniziale che spesso si affievolisce se le cose vengono mal gestite.
Solo in questo modo, con il passare del tempo, le piccole scelte quotidiane diventeranno abitudini consolidate. B) Raggiungere tappe intermedie, in quanto ogni risultato raggiunto è il frutto di una serie di piccoli passi che si sommano tra loro e suddividere il percorso in più tappe, annotando e monitorando ogni progresso, aiuterà ad aumentare la fiducia in noi stessi. C) Mens sana in corpore sano: un percorso alimentare corretto e bilanciato parallelamente ad un allenamento personalizzato può aiutarci a compiere le scelte giuste, senza sfogarci col cibo e l’ alcool con la falsa convinzione di ricaricarci e trarre un falso appagamento.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Se dovessi dare un consiglio utile ai giovani e meno giovani che si avvicinano a questa disciplina senz’altro, uscendo dagli schemi, non farò riferimento ad alcun consiglio in ottica allenamento bensì urlo a gran voce che la chiave è e resterà sempre la mente.
Bisogna indurla a restar focalizzata su ciò che davvero conta: chiari devono essere i propri obiettivi!
Questo è uno dei modi migliori che uso per stare ‘sulla corda’ ed aver voglia di portare a termine gli obiettivi che ci siamo prefissati ma una persona, può incontrare sulla propria strada, quasi di sicuro, uno o più periodi di crisi ed il saperli gestire al meglio è sintomo di grande forza mentale.
Mettiamoci in testa che bisogna accettare i giusti compromessi a cui inevitabilmente non possiamo non dar conto.
Quando soffriamo, spesso non capiamo perché stia accadendo proprio questo, a noi, oppure lo capisce ma non sa come uscirne, momenti in cui tutto va alla grande ed altri più complicati.
Sappiamo bene che la propria giornata non può essere vissuta fisicamente ed emozionalmente sempre al massimo e questo dà il via, nella testa, alla nascita di convinzioni depotenzianti che suonano come: “non sto bene in questo periodo“, “è un momento in cui non mi riesce niente“, “prima stavo meglio ma ora non più”, “mollo, non ce la faccio più” e così via,
Ed è ovvio che con questi pensieri in testa, a volte anche inconsci, non si puó pensare di vivere nel modo migliore la propria giornata e figuriamoci il nostro percorso allenante o alimentare.
Se a tutto questo poi si aggiungono situazioni personali che richiedono energie e non sono facili da gestire (problemi con famiglia, figli, partner, amici, lavoro, etc) per forza di cose la situazione può precipitare ma “MA QUANDO SI PRECIPITA SIGNIFICA CHE SI È TOCCATO IL FONDO e SAPPIAMO CHE DA LI POSSIAMO SOLO RISALIRE !”
Allenare la nostra mente, resta e resterà sempre l’ allenamento più duro, la nostra più preziosa alleata nei momenti sereni e felici ed il peggior ostacolo durante i momenti bui della nostra vita.