Ruben Borrello: “Siate combattenti, dentro e fuori dal ring”
1 Maggio 2023Preparatore atletico per fighter, dottore in Scienze Motorie e medaglia di bronzo al valore atletico conferita dal Comitato Olimpico.
5x campione italiano, 3x campione inglese, Atleta della Nazionale italiana di kick boxing dal 2014 al 2020, Medaglia di bronzo campionati europei kick boxing WAKO 2019, Medaglia medaglia di bronzo campionati mondiali WAKO 2016, Vice campione del mondo WAKO 2015, Vice campione del mondo ISKA 2022.
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con: Ruben Borrello.
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Il covid è stato l’unico momento della mia carriera in cui ho dovuto rinunciare alla quotidianità dei miei allenamenti. Combatto da quando avevo 7 anni, dal lontano 2004. Interrompere questo percorso e rinunciare, anche se per soli mesi, alla mia routine e ai miei progressi. Essendo la kick-boxing uno sport di contatto, noi combattenti siamo stati l’ultima categoria a ripartire, dovendo guardare tutti gli altri tornare alla loro vita prima di noi. Ho anche avuto la sfortuna di subire un infortunio per cui ho avuto bisogno di un’operazione durante il periodo covid, che di certo non ha aiutato. Il covid è stato uno dei periodi più bui della mia vita, per il semplice fatto che mi ha privato con la fora della più grande gioia della mia vita: la kick boxing. Nonostante questo, ho sempre rispettato e norme in vigore e gli isolamenti, per la mia salute e per quella delle persone a me care.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Come ho accennato in precedenza, essendo la kick boxing uno sport da contatto, siamo stati gli ultimi a ripartire. Il danno economico che le ASD correlate a questo sport hanno subito è stato enorme. Molte non sono riuscite a riaprire i battenti, ed in uno sport poco conosciuto e davvero poco supportato come il nostro sono proprio le ASD alla base dello sviluppo e della conoscenza di questa disciplina. Questo ha inevitabilmente portato a innumerevoli rinunce allo sport da parte di numerosi atleti e alla chiusura di palestre storiche. Molti di queste non hanno ricevuto nessun tipo di aiuto dal governo, fatto che trovo vergognoso in quanto lo sport è esso stesso benessere.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Vengo da un paesino siciliano di 7000 anime, Rocca di Caprileone. All’età di 7 anni ero un bambino goffo, in carne e con un gran paio d’occhiali. Gli anni precedenti, inoltre, avevo vissuto lontano dal mio paese e tutto questo mi rese difficile fare amicizie. Mio padre decise di farmi iniziare con lo sport. Mi propose il basket, ma non mi entusiasmò. Mi propose il calcio, per cui non sono mai stato portato. Un giorno mi portò, per sfinimento, a vedere la palestra di un suo amico di vecchia data che praticava la kick boxing, Patrizio Calà. C’era una bambina in quel momento che calciava al cielo e roteava. Capii immediatamente di aver trovato il mio posto. Quella palestra è stata per tanti anni e la sento ancora casa mia. Le persone che ho conosciuto lì dentro e con cui sono cresciuto sono la mia seconda famiglia. Non sarò mai grato abbastanza al mio sport per avermi dato tutto questo.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Quello che ripeto sempre è “il lavoro duro batte il talento”. Ho spesso invidiato, nella mia carriera, ragazzi più talentosi di me che trovavano tutto semplice. Non sono mai stato un talento ma ho sempre amato alla follia ciò che amo e ho sempre dato il massimo. Primo ad arrivare in palestra, ultimo ad andare via. La forza di volontà, specialmente in sport non economicamente retribuiti come il nostro, è l’unico modo per migliorarsi ed avere una carriera duratura. Insieme alla passione.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Ai ragazzi che approcciano questo sport consiglierei innanzitutto di lasciare l’ego fuori dalla palestra. Bisogna essere volenterosi di imparare in questo sport, e lo si fa dal più forte fighter in palestra, come dall’ultimo arrivato. Aggiungerei che non è facile inseguire il sogno di essere un fighter. E’ una vita dura, piena di sacrifici e privazioni. Non sarà facile, ma se è davvero quello che desiderate, non fermatevi davanti a nulla. Siate combattenti, dentro e fuori dal ring.