Ruolo e prospettive per le farmacie comunali
8 Dicembre 2018Se n’è discusso a Napoli puntando l’attenzione sul nuovo ruolo al quale sono chiamati questi particolarissimi “esercizi commerciali”, che guardano al futuro tra solidarietà e mercato.
Si è tenuta ieri l’altro nel capoluogo partenopeo la terza Giornata Nazionale delle Farmacie Comunali. Al centro del dibattito le innovazioni che le strutture dovranno adottare per salvaguardare il suo profilo e le sue quote di mercato. Venanzio Gizzi (Assofarm): “La sfida del nostro mondo è certamente quella di essere tanto soggetti di mercato quanto parte del Servizio Sanitario Nazionale, producendo valore aggiunto per quest’ultimo e un servizio di alta qualità sociale per le comunità locali”.
Quali sono le innovazioni che la Farmacia Comunale italiana dovrà adottare per rimanere se stessa anche in futuro, per salvaguardare cioè quella sua anima tanto sanitaria quanto di mercato? È la domanda cui ha cercato di rispondere la 3° Giornata Nazionale delle Farmacie Comunali, svoltasi a Napoli il 6 dicembre.
L’ospitalità partenopea ha peraltro offerto l’elemento introduttivo al primo dei due aspetti: “la Campania sta progressivamente uniformando i sistemi di distribuzione per conto su tutto il territorio regionale e sta sperimentando un innovativo progetto di de-ospedalizzazione, posizionandosi quindi come laboratorio nazionale su questi due temi cruciali per la farmacia” ha ricordato Domenico Della Gatta, Amministratore Delegato di Inco.Farma, società presente con ventidue farmacie comunali in tutta la Campania.
La de-ospedalizzazione delle terapie è stato anche il focus dell’intervento del vice-segretario organizzativo di Snami, Gennaro Caiffa, secondo il quale lo sviluppo dell’aderenza terapeutica necessita di una maggiore collaborazione tra medico di medicina generale e farmacista territoriale.
Posizione, questa, rilanciata con forza dal direttore generale di Drug&Health, Nello Martini, secondo il quale la partecipazione del farmacista ai team di assistenza domiciliare integrata sarà una vera e propria condizione di sopravvivenza per la farmacia italiana: “il farmacista deve recuperare uno spazio di lavoro non replicabile da altri professionisti, ed essere remunerato per questo suo unicum. Ogni altra soluzione alternativa è una battaglia di pura retroguardia”.
Il secondo versante, quello del mercato, è stato affrontato dall’intervento di Paolo di Cesare di Nativa, secondo una prospettiva suggestiva: performance aziendali con ricadute socialmente positive come il rispetto dell’ambiente, delle comunità locali o dei diritti dei lavoratori, rafforzano la credibilità aziendale presso i suoi pubblici di riferimento, producendo così riverberi positivi sui suoi bilanci. Produrre benefit socio-economici diffusi è condizione essenziale per stabilizzare la redditività aziendale, questa la tesi del co-fondatore della prima società benefit d’Europa.
Prospettiva, questa, nella quale le farmacie comunali italiane si riconoscono da tempo e che stanno iniziando a formalizzare. Il primo caso, come noto, è quello delle Farmacie Comunali Afam di Firenze, divenute società benefit nel marzo scorso e presenti a Napoli con il loro presidente Massimo Mercati: “ci siamo chiesti quale sarà il valore competitivo delle farmacie comunali tra dieci anni. La nostra risposta è stata quella di un rapporto di fiducia col cittadino. È questo che in futuro genererà redditività”.
“L’incontro di Napoli – ha ricordato il presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi – cui hanno partecipato numerose nostre associate, conferma la capacità delle farmacie comunali italiane di produrre pensiero innovativo al passo con le migliori esperienze europee. La sfida del nostro mondo è certamente quella di essere tanto soggetti di mercato quanto parte del Servizio Sanitario Nazionale, producendo valore aggiunto per quest’ultimo e un servizio di alta qualità sociale per le comunità locali”.