S.I.d.R.: “Contrastare denatalità anche attraverso sostegno a tecniche PMA”
21 Giugno 2024“Preoccupano i dati del Rapporto Ocse ‘Society at a Glance 2024’, secondo i quali il Tasso di fecondità totale in Italia è il più basso, insieme a quello della Spagna, con 1,2 figli per donna nel 2023. È la conferma, purtroppo, che la denatalità resta un problema serio, che bisogna affrontare con politiche familiari costruttive e lungimiranti”. Così Ermanno Greco, Presidente della Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.), in merito al Rapporto dell’Ocse, ‘Society at a Glance 2024’.
Secondo l’Ocse, l’organismo internazionale per lo sviluppo e la cooperazione economica internazionale con sede a Parigi, a incidere fortemente su questo calo è l’aumento dell’età in cui le madri hanno il primo figlio, passata da 26,5 anni nel 2000 a 29,5 nel 2022 e questo, osserva Greco, “è un problema attuale ma con conseguenze drammatiche per le generazioni future, che si troveranno a far fronte a un calo delle nascite sempre più evidente. Occorre intervenire tempestivamente, anche attraverso il sostegno a tecniche di procreazione medicalmente assistita, che oggi sono molto efficaci, soprattutto se associate alla diagnosi genetica preimpianto”. Attualmente, precisa il Presidente S.I.d.R., “in Italia la fecondazione in vitro contribuisce al 3% circa delle nascite, vale a dire circa 11mila nati, mentre nel mondo sono nati più di 5 milioni di bambini. Le PMA sono passate da 90mila a 110mila, come emerge dalla Relazione al Parlamento sulla PMA 2023 sull’attuazione della Legge 40 del 2004”.
“A tutt’oggi – rileva ancora Greco – nonostante il calo preoccupante delle nascite, la convenzione per i trattamenti di fecondazione in vitro nella maggior parte delle Regioni italiane non è ancora partita, pur rientrando questo tipo di trattamento nei LEA. Solo la Toscana e la Lombardia hanno strutture private convenzionate, nel resto d’Italia solo pubbliche e insufficienti per soddisfare le esigenze. Inoltre, riteniamo fondamentale che i risultati clinici dei vari centri siano accessibili alle coppie come in altri Paesi, ad esempio l’Inghilterra. Fornire dati aggregati non ha senso – precisa – sono confondenti e vanno contro la meritocrazia e gli interessi dei pazienti. Penso che si debba dare la possibilità ai centri italiani di reclutare le donatrici per i programmi di ovodonazione, come avviene negli altri Paesi e ciò consentirebbe un maggiore accesso alla fecondazione eterologa, importantissima se consideriamo l’età media delle donne che si approcciano alla PMA”.La Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.) promuove la ricerca scientifica, l’informazione e la formazione nel campo della riproduzione assistita, per dare alle coppie le migliori opportunità e opzioni disponibili nel rispetto dei principi etici. “È necessario favorire il dialogo tra esperti, istituzioni e società civile per promuovere una maggiore conoscenza sul tema della Pma, che spesso è vissuta come un tabù dalle coppie coinvolte” conclude Greco.
Secondo l’Ocse, l’organismo internazionale per lo sviluppo e la cooperazione economica internazionale con sede a Parigi, a incidere fortemente su questo calo è l’aumento dell’età in cui le madri hanno il primo figlio, passata da 26,5 anni nel 2000 a 29,5 nel 2022 e questo, osserva Greco, “è un problema attuale ma con conseguenze drammatiche per le generazioni future, che si troveranno a far fronte a un calo delle nascite sempre più evidente. Occorre intervenire tempestivamente, anche attraverso il sostegno a tecniche di procreazione medicalmente assistita, che oggi sono molto efficaci, soprattutto se associate alla diagnosi genetica preimpianto”. Attualmente, precisa il Presidente S.I.d.R., “in Italia la fecondazione in vitro contribuisce al 3% circa delle nascite, vale a dire circa 11mila nati, mentre nel mondo sono nati più di 5 milioni di bambini. Le PMA sono passate da 90mila a 110mila, come emerge dalla Relazione al Parlamento sulla PMA 2023 sull’attuazione della Legge 40 del 2004”.
“A tutt’oggi – rileva ancora Greco – nonostante il calo preoccupante delle nascite, la convenzione per i trattamenti di fecondazione in vitro nella maggior parte delle Regioni italiane non è ancora partita, pur rientrando questo tipo di trattamento nei LEA. Solo la Toscana e la Lombardia hanno strutture private convenzionate, nel resto d’Italia solo pubbliche e insufficienti per soddisfare le esigenze. Inoltre, riteniamo fondamentale che i risultati clinici dei vari centri siano accessibili alle coppie come in altri Paesi, ad esempio l’Inghilterra. Fornire dati aggregati non ha senso – precisa – sono confondenti e vanno contro la meritocrazia e gli interessi dei pazienti. Penso che si debba dare la possibilità ai centri italiani di reclutare le donatrici per i programmi di ovodonazione, come avviene negli altri Paesi e ciò consentirebbe un maggiore accesso alla fecondazione eterologa, importantissima se consideriamo l’età media delle donne che si approcciano alla PMA”.La Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.) promuove la ricerca scientifica, l’informazione e la formazione nel campo della riproduzione assistita, per dare alle coppie le migliori opportunità e opzioni disponibili nel rispetto dei principi etici. “È necessario favorire il dialogo tra esperti, istituzioni e società civile per promuovere una maggiore conoscenza sul tema della Pma, che spesso è vissuta come un tabù dalle coppie coinvolte” conclude Greco.